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Agosto chiama l’inverno

13.08.2013, Articolo di Aniello Russo (da Il Corriere)

Come a Natale e a Pasqua, le feste di questo mese sono intensamente vissute dalle comunità irpine. I bovari prevedono che tempo farà dalla posizione assunta dalle mucche nella notte tra il cinque e il sei: se si stendono sullo stesso fianco, è segno che l’inverno è vicino e sarà lungo e rigido.

In agosto si saldano i conti, recita un detto irpino: r ’aùstu se pàhene li riébbeti! Si riscuotevano i canoni di locazione dei terreni e delle abitazioni, si pagavano gli interessi, si saldava il conto dal salumiere, dal calzolaio, dal sarto, perché la vendita del grano metteva il contadino nelle condizioni di possedere denaro liquido. Dopo aver prestato la loro opera nei campi come operai giornalieri, i garzoni cercavano lavoro presso i pastori, come guardiani del bestiame.

Fino a novembre sarebbero rimasti sui pascoli in montagna; e con l’avvisaglia dei primi freddi, lungo i tratturi seguivano il gregge in Terra di Lavoro. In agosto quasi ogni giorno si celebra una festa. Quando non rappresentano una rivisitazione nostalgica di un passato lontano, si ripete la partecipazione corale delle feste natalizie e delle ricorrenze pasquali.

Le festività agostane

La religiosità popolare ha creato varie leggende sul sacrificio patito da San Lorenzo: le stelle cadenti che appaiono nella notte del dieci sarebbero i carboni ardenti su cui il Santo fu martirizzato; durante il supplizio sulla grande graticola arroventata, Lorenzo avrebbe chiesto ai suoi carnefici di rigirarlo perché dall’altra parte era ormai giunto al punto di cottura.

San Lorenzo pare che abbia ereditato le funzioni di Hercoles Invictus , festeggiato nell’antica Roma il 12 agosto, in quanto divinità associata nel cuore dell’estate al Sole Invitto. La festa di San Rocco, molto popolare nei paesi dell’Irpinia, cade il 16. Patrono degli appestati, Rocco è venerato in molte comunità irpine come protettore (Cesinali, Lauro, Parolise, Lioni, Morra); seguivano la statua in processione numerosi carri carichi dei prodotti della terra, e donne che portavano sul capo un recipiente (nu mezzèttu) , colmo di grano e adorno di nastri e di fiori. La sua fama è dovuta al ruolo di intercessore nella cura della peste e del colera, ma era anche invocato come protettore degli animali. San Rocco con quest’ultima funzione e con la collocazione ai margine dell’estate, ricorda il dio Vertumno, venerato a Roma fino alla tarda latinità; Vertumnus per i pagani era la divinità preposta al mutamento delle stagioni e al ciclo dei lavori nei campi.

Se maggio è il mese dedicato alla vergine Maria, a cui si tributano offerte di ghirlande di rose e corone di rosari per tutto il mese, agosto è il mese delle festività mariane, più di quante ne siano distribuite in tutto l’arco dell’anno. Sono feste connotate dalla pienezza dei frutti e dall’abbondanza dei raccolti. Il 5 si festeggia S. Maria delle Nevi. Si narra una leggenda a Castelvetere. Quando il paese era ancora diviso in piccoli casali, i fedeli sentirono il bisogno di edificare una chiesa, ma i vari casali non si mettevano d’accordo sulla scelta del luogo. Una notte, un’anziana ebbe in visione la Madonna che le disse: “Voglio che la mia chiesa sia edificata nel posto in cui cadrà la neve!” La donna riferì il sogno ai notabili del paese, che scoppiarono a ridere perché si era nel cuore dell’estate. Il giorno dopo, davvero nevicò solo nel posto indicato dalla Vergine; uno strato di neve sottilissimo disegnava l’intera pianta dell’edificio. La popo- lazione gridò al miracolo ed edificò sul posto una chiesa che fu dedicata alla Madonna della Neve.

Il 15 è la festa dell’ Assunta, celebrata quasi ovunque. Il giorno rievoca la morte e l’assunzione in cielo (perciò, Assunta) della Vergine Maria. Oggi va rispettato il riposo assoluto: nun se vòtene mancu r’ove // sott’a la òccula ca re cova. Pare che la festa cristiana si sia innestata sui rituali attivati in onore della Grande Madre, ritenuta patrona della fertilità dei campi e delle attività agricole. In Irpinia sopravvive l’usanza dell’offerta di trecce di spighe di grano alla Vergine. Il 22, giusto sette giorni dopo la festa dell’Assunta, cade un’altra festa mariana, intitolata alla SS. Maria Regina. Il credente, che era in età avanzata, affidava la sua anima alla Madonna che si festeggia oggi: A l’ato munno priesto aggia passà: oje ch’è la Vergine Riggina, ciento Gloria e ciento avemarie.

Credenze e usanze

Il ventuno agosto era ritenuto un giorno denso di virtù magiche, il momento più propizio per la raccolta delle erbe medicinali. Fattucchieri, praticoni e guaritori empirici andavano per i campi a cogliere le erbe medicinali (valeriana, marrubio, ruta), dotate di poteri apotropaici, perché si credeva che in questa giornata avessero maggiore efficacia. Nate spontaneamente, queste erbe sono utilizzate nelle pratiche terapeutiche. Un’antica tradizione gli attribuisce, oltre a virtù curative (La ruta ogni male stuta; La valeriana ogni male sana; Lu marruggiu ogni malu strugge) , so- prattutto carattere magico, poiché sono ritenute dotate di proprietà miracolose. Funzionano infatti anche come amuleti: la valeriana era tra queste erbe, un potente talismano per esorcizzare il demonio.

Il venticinque agosto vengono al mondo il lupo mannaro e la janàra, dopo otto mesi di gestazione, essendo stati concepiti la notte di Natale. Una donna poteva anticipare il parto di due mesi e partorire un settimino, ma in genere a otto mesi abortiva. Quindi nascere di otto mesi era non un prodigio divino, ma un portento diabolico.

Tra il 15 agosto e l’8 settembre, secondo una fonte (Giulia Ciletti), cade il terzo nodo delle piogge: se non piove durante queste tre settimane, seguirà un periodo di violente burrasche che possono durare quaranta giorni (Si nun chiovu tra re ddoi Maronne, chiovu roppu p’ quaranta juorni), fino al 18 ottobre. Più catastrofico un detto di Nusco: Si l’Angili si nfònnunu l’a- lu, // potu chiovu fin’a Natàlu. Cioè, se piove nella giornata del 29 settembre, festa degli arcangeli Michele Gabriele e Raffaele, le precipitazioni durano fino al Natale.

Ma se tra le due Madonne (tra l’Assunta e la Natività di Maria Vergine), cade la pioggia, seguirà un lungo periodo di caldo e di siccità. Un ex mandriano di Bagnoli (Claudio Branca) riferisce che i bovari pronosticavano il tempo dalla posizione che assumevano le mucche nella notte tra il cinque e il sei agosto, giorno festivo della Trasfigurazione di Cristo: se le bestie si stendono sull’erba tutte sullo stesso fianco, vuol dire che l’inverno è prossimo e che durerà più del solito.

Proverbi di agosto

L’esperto montanaro ammoniva a non scoprirsi troppo, perché la prima acqua in questo mese è avvisaglia della temperatura che va lentamente abbassandosi, annunziando l’inverno imminente. Così un proverbio: Prim’acqua r’aùstu, viernu a Nuscu. Sui nostri monti la durata più breve della luce del sole e la vicinanza dell’autunno si facevano sentire. Lo conferma il detto: A santu Runàtu (7 agosto) , viernu già bellu ca è natu! Nelle ore mattutine e in quelle serali, bisogna coprirsi per non prendersi un malanno. A conferma delle temperature non troppo elevate, registrate in quei tempi nel nostro territorio per lo più montuoso, era diffuso un proverbio che mette in evidenza la lunga durata di un clima prevalentemente freddo: Lu cappottu se piglia a Santu Roccu e se posa a ferraùstu. Cioè, il cappotto si indossa da San Rocco fino al ferragosto dell’anno successivo. In pratica, sempre.

L’abbassamento della temperatura è determinata pure dalla riduzione della luce diurna: a fine agosto ormai il giorno si è ridotto di due ore; le ombre della notte calano poco dopo le 19:00. Mentre a luglio una precipitazione è dannosa, in agosto è benefica. Se in questo mese si verificano delle piogge, ci sarà una ricca produzione non di uva e di olio: Si chiove r’aùstu, chiove uogliu e mustu. Le piogge agostane fanno bene pure al frutto chiuso nel riccio, perché A san Pellegrinu la castagna è quant’a nu lupinu (il 25 agosto, la castagna nel riccio è già grande quanto un lupino). Ecco un altro proverbio sull’opportunità delle piogge nella prima metà di agosto:

Si chiove a Santu Lavriénzu, facìmu ancora a ttiempu; a la Maronna, ancora ancora; a San Bennàrdu, è troppu tardi, e si ra tannu chiuvésse sulu, cu quedd’acqua te pulizzi lu culu. (Se piove a San Lorenzo, 10 agosto, l’acqua riesce ancora a dissetare la terra; all’Assunta, una pioggia potrebbe ancora essere buona; ma a San Bernardo, il 20, è troppo tardi. Una pioggia dopo questa data servirebbe solo a sciacquarti le parti intime).

                                                                                                       

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