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Arriva Pasqua: povera Irpinia!

04.04.2015, Articolo di Giulia D’Argenio (dal sito www.orticalb.it)

E quando tutti se ne vanno, il giorno dopo la festa, quello che resta è il l’emblema della nostra fatica.

«E quando tutti se ne andavano…» è il primo verso di una poesia: “Dopo la festa” dell’argentino Julio Coltazar. Quando tutti se ne vanno, dopo la festa, cosa resta a noi, cosa resta all’Irpinia?

Il senso e lo spirito più intimo dell’Irpinia, lo sappiamo, risiedono nelle sue montagne che sono un patrimonio di tutti da preservare e tutelare. Una sfida che assume forme diverse e con differenti gradi di complessità. Accanto al grande tema delle fonti energetiche e a dibattiti accesi come quello sulle trivellazioni, il cuore irpino è quotidianamente sottoposto a uno stress che ne mette a grave rischio la salute. È lo stress che nasce dell’incuria e dall’inciviltà diffuse che non riescono a vedere nell’ambiente un valore tanto prezioso quanto fragile ma un bene a uso e consumo libero, del quale disporre senza particolari riguardi. E quando tutti se ne vanno, dopo la festa, quello stress raggiunge il suo picco più acuto. Quando passa una festa come il lunedì dopo Pasqua, il giorno della gita fuori porta per eccellenza in cui l’Irpinia, vista nel panorama regionale complessivo, riveste un ruolo di tutto rispetto specie un luogo simbolo come la Piana del Laceno, rispetto alla quale un calcolo approssimativo sui costi e i benefici di una giornata simile può voler dire arrivare ad un risultato, per certi versi, non proprio positivo.

«Chi arriva alla piana del Laceno il lunedì di Pasquetta» ci dice Dino Cuozzo, membro dell’associazione Irpinia Trekking, guida che abbiamo già incontrato attraverso vicoli di Bagnoli e i boschi della Piana insieme a Nello Nicastro, «sceglie il nostro territorio per trascorrere una giornata diversa, all’aria aperta. Sotto il profilo economico, dunque, le ricadute non sono particolarmente significative perché l’escursionista è già attrezzato di tutto e, a meno che il meteo non imponga di restare al chiuso di un ristorante, la tendenza è quella di scegliere un fazzoletto di prato per godere dell’aria pulita e del sole. Una tendenza, peraltro, che nel tempo è andata calando, un poco per i problemi connessi alla ricettività, almeno qui in zona, e soprattutto per le disponibilità sempre più ridotte delle famiglie che, in tempi di crisi, sono costrette a mille valutazioni per poter far quadrare i conti».

Eppure, il Lunedì dell’Angelo è un giorno che anima le nostre montagne e quasi le connota. Al di là, dunque, dei benefici connessi a questo tipo di turismo, che costituisce un capitolo a sé rispetto al totale dei flussi in provincia, il reale problema è legato al rispetto di un patrimonio pubblico che, proprio perché resti fruibile a tutti, merita di essere preservato con maggiore attenzione. «Purtroppo, può accadere che pure nei 15 giorni successivi alla Pasquetta si continui a trovare l’immondizia delle scampagnate sparsa nei punti più improbabili della Piana. Quello dell’incuria è un problema vecchio rispetto al quale le amministrazioni, nel tempo, hanno provato e provano ad intervenire ma c’è un nodo sostanziale: la vastità del territorio e la scarsità di risorse, prima di tutto umane, da mettere in campo per garantirne il controllo e, dunque, la preservazione». Una considerazione, quest’ultima, che può richiamarne molte altre ma una fra tutte si impone all’attenzione.

Sono anni, ormai, che l’Irpinia vive l’angosciosa agonia della Comunità Montane e dei loro dipendenti, gli operai idraulico forestali, il cui futuro lavorativo appare appeso al filo di una politica che ha gestito questo capitolo amministrativo come un’arma per costruire consenso piuttosto che come uno strumento al servizio del bene comune. Se qualcosa di vero c’è nei proclami elettorali che, insistenti, si susseguono in queste prime battute di campagna per le regionali risiede proprio nelle valutazioni che vengono fatte rispetto al problema. Quello forestale è, soprattutto per le aree interne, un comparto strategico una cui virtuosa gestione avrebbe potuto costituire un argine importante alla deriva, contribuendo alla valorizzazione del territorio.

Un’espressione concreta di cosa voglia dire l’osmosi che connota il rapporto tra politica e cittadinanza, di cosa possa produrre una reciproca e negativa influenza tra chi amministra e chi è amministrato. Il Laceno come il Terminio o il Partenio: sono a tutti noti gli scempi prodotti da un generale menefreghismo accompagnato, troppo spesso, dall’immobilismo della politica. Ogni commento in merito risulta perfino superfluo.

Quando tutti se ne vanno, il giorno dopo la festa, è sempre difficile il ritorno alla normalità. Una normalità che l’Irpinia continua, affannosamente, a cercare

                                                                                                       

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