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Cartoline da Bagnoli: Marco Pino da Siena

22.07.2017, Rubrica di Giulio Tammaro (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2017, Anno XI, n.3)

Apparteniamo a quella categoria di persone che girano per il paese, scattano foto e poi scrivono. Non abbiamo però la presunzione di essere uomini di cultura e tanto meno di essere storici locali, semplicemente amiamo il nostro paese e cerchiamo di renderlo, per quanto ci è possibile, un pochino migliore. Per qualcuno sarà “arte leggia”, ma è la passione per quest’ “arte leggia” che ci ha portato a ideare questa rubrica con l’obiettivo di segnalare le tante piccole problematiche che presenta il nostro paese e che se risolte lo renderebbero più bello e funzionale alle esigenze dei cittadini. Siamo consapevoli che i problemi non si risolvono solo con la denuncia o con la protesta. Per quello che ci compete, proviamo a segnalare tali problematiche anche su indicazione di tanti cittadini che quotidianamente vivono dei piccoli disagi. Lasciamo l’onere, a chi ha avuto mandato dai cittadini di amministrare, di provare quantomeno a prenderle in considerazione e di cercare una soluzione. Il titolo, lo ricordiamo, è ovviamente provocatorio, la nostra Bagnoli viene fotografata in ogni suo angolo, noi con le nostre “cartoline” intendiamo osservarla da una prospettiva diversa.

Marco Pino da Siena

marco-pino-da-siena-bagnoli-irpinoLa “Cartolina da Bagnoli” che vi proponiamo in questo numero riproduce un capolavoro di inestimabile valore, sicuramente l’opera più importante conservata nel nostro paese, ammirata, tra selfie e degustazioni, anche dal critico d’arte Vittorio Sgarbi nelle sue due visite a Bagnoli, quella lampo dell’agosto 2015 e quella ufficiale e ben retribuita dell’ottobre dello stesso anno. In quella seconda occasione promise ai presenti, amministratori in testa, che avrebbe contattato il Ministero dei Beni Culturali per salvaguardare l’opera dall’incuria. Come avrete sicuramente capito si tratta della Pala d’altare raffigurante la Madonna del Rosario, dai bagnolesi volgarmente riconosciuta come Marco Pino da Siena in onore al suo autore. Un opera monumentale datata 1576 e realizzata dall’artista toscano a Bagnoli per celebrare la potenza di Ambrogio Salvio, domenicano di origini bagnolesi e delle famiglie bagnolesi che combatterono la battaglia di Lepanto.

Terminato il convegno show del critico d’arte è calato di nuovo il sipario sul Marco Pino da Siena. Nell’attesa che Sgarbi mantenga la promessa fatta, fra un bicchiere di Taurasi e una fetta di provolone impiccato, ai cittadini bagnolesi, il circolo culturale Palazzo Tenta 39 si è preoccupato di accettarsi dello stato dell’opera e, come un genitore premuroso che consulta il medico per sincerarsi delle condizioni fisiche del figlio, l’associazione ha contattato il restauratore Franco Moscariello che ha restaurato l’opera nel 2012.

bagnoli-complesso-san-domenico-marco-pino-da-siena-vittorio-sgarbiOsservata l’opera nella sua sede attuale, (tra l’altro i supporti metallici che sostengono l’opera sono del restauratore che attende ancora di poterne rientrare in possesso), al signor Franco Moscariello sono state poste alcune domande sullo stato attuale dell’opera e a cosa va incontro col passare del tempo in un simile ambiente. Ci ha rassicurato che fortunatamente ad oggi l’opera è ancora integra e ben aderente al legno e non è invasa da tarli, in quanto i fori presenti hanno tutti un colore scuro, segno che sono fori vecchi già trattati in passato con prodotti antitarlo. Ovviamente non è quella attuale la sede ideale per l’opera in quanto all’ interno della chiesa c’è un tasso di umidità pari all’85%, (rilevato dal misuratore apposto vicino alla pala d’altare), macchie di umidità sulle pareti e una scarsa ventilazione. Tutti sintomi che se non curati potrebbero in breve tempo rovinarla, bisognerebbe quantomeno aprire ogni tanto la chiesa per un ricambio d’aria. 

La nostra curiosità non si è soffermata soltanto sullo stato attuale dell’opera ma anche sullo stato in cui versava la pala d’altare quando è stata restaurata e su quali tecniche sono state utilizzate per recuperarla.  Nella chiacchierata che né è seguita il restauratore ci ha illustrato le varie fasi di restauro. In una prima fase si è proceduto al consolidamento della pala d’altare facendo riaderire la pellicola pittorica. La fase di consolidamento è durata circa un mese dopo di che si è provveduto ad una cauta pulitura della superfice pittorica per poi passare ad integrare con restauro imitativo le parti mancanti. Le lacune più piccole sono state chiuse con restauro imitativo, mentre quelle più marcate con l’integrazione a neutro, un metodo che consente di avvicinarsi il più possibile al colore e al disegno originali pur mantenendo visibile il restauro.  In quello stesso periodo un’altra ditta di restauri, ripristinò tutto il portale che racchiude la pala. Fu decisa l’attuale collocazione perché mancavano i fondi per risistemare l’altare e perché l’interno della chiesa, all’epoca, non presentava le macchie d’umidità che oggi invece sono visibili. Fortunatamente per ora il “nostro” Marco Pino da Siena gode di buona salute, l’associazione continuerà a vigilare nella speranza di vedere la chiesa di San Domenico finalmente restaurata e la pala d’altare ricollocata nella sua sede originale.

Forse chiediamo troppo!!!

Saluti da Bagnoli.

Giulio Tammaro

                                                                                                       

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