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Castagneti, svolta in Regione

21.03.2017, Il Quotidiano del Sud

Novità per la castanicoltura: da boschi a frutteti. Giovedì si vota in Consiglio dopo il disco verde in Commissione.

CastagnetoUn marzo pieno di novità per il mondo della castanicoltura che, in questi anni, si sa, non sta certo navigando in acque tranquille.

Giovedì 23 marzo infatti, in consiglio regionale, si voterà il collegato alla legge di stabilità 2017. Al suo interno, la modifica di una parte della legge 11 del 1996, attraverso cui il castagneto sarà (con ottime probabilità) considerato d’ora in avanti, e a tutti gli effetti, un frutteto. E non un bosco, come in passato.

“Sopprimere le parole quali castagneti da frutto nell’articolo 14 del testo (quello in cui si definiscono alcuni particolari tipi di colture)”. E aggiungere, invece, la dicitura “i castagneti da frutto in attualità di coltura”, all’articolo 15, dove vengono elencati, appunto, le colture e gli appezzamenti non considerati boschi. Così si legge nel testo che approderà a Napoli.

Una piccola azione di cancellatura e aggiunta che ha avuto l’ok definitivo in commissione Bilancio regionale, ormai una decina di giorni fa. Ora, l’ultimo step (ma non ci dovrebbero essere problemi per il sì) tocca al consiglio regionale di giovedì.

Una notizia confermata dal delegato all’Agricoltura di Palazzo Santa Lucia, il Sindaco di Agropoli Franco Alfieri: “Una decisione che può rappresentare una chiave di volta per la castanicoltura, una svolta con cui rilanciare tutto il settore è il primo commento.

L’ultima voce in questo senso si era levata durante il convegno della sagra della castagna di Montella, all’interno di un documento di Agrinsieme in rappresentanza di tanti Sindaci e di tutte le associazioni di categoria.

Ma queste ultime però’ insieme alla stragrande maggioranza degli imprenditori del comparto, erano ormai anni che chiedevano la “trasformazione” dei castagneti da boschi a frutteti. Soprattutto (e in parte) in merito alla possibilità di mettere in campo alcuni trattamenti fitosanitari, impossibili per un appezzamento di terreno considerato ancora come bosco qualsiasi. Nei mesi scorsi, lo stesso Alfieri aveva insistito sul piretro, ad esempio. Ma senza rimuovere “gli ostacoli” della 11 del 1996, la strada non potrebbe essere percorsa.

“Un lavoro egregio” commenta il delegato all’Agricoltura, “Realizzatosi grazie alla spinta per la modifica della legge della Presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio, di Maurizio Petracca (presidente della commissione Agricoltura) e di tutti i consiglieri. All’inizio c’era grande differenza e incredulità, però ce l’abbiamo fatta”.

Ma non finisce qui. Perché il nuovo corso di Palazzo S. Lucia sulla castanicoltura è iniziato anche con i primi riparti per i danni causati dal cinipide nell’annata 2014, circa 1,2 milioni di euro a 12 comunità montane che, nei territori di loro competenza, insistono su aree in cui sono presenti castagneti: “Questi erano fondi nostri” -dichiara Alfieri- “Presto, non appena saranno iscritti a bilancio, riserveremo anche quelli del Ministero delle Politiche Agricole, cioè oltre 1 milione di euro”. Inoltre la Giunta di Palazzo S. Lucia, nelle modifiche messe in campo la settimana scorsa per il nuovo Psr 2014-2020, ha dichiarato la castanicoltura (ma anche la canapa) quale filiera strategica all’interno dello strumento che permette l’accesso a questi fondi Ue: “Poi ci sono i nuovi bandi per la trasformazione: un piatto da 35 milioni di euro”. Chiude Alfieri.

Su questo però, gli effetti potrebbero percepirsi solo sulla lunga distanza. Ma su castagneti come frutteti e indennizzi, la Regione, per ora, sembra tener fede a quanto promesso.

                                                                                                       

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