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“Castanicoltura, corriamo ai ripari”

08.11.2013, Articolo di Domenico Cambria (da “Il Corriere”)

La politica sorda davanti ad una dramma quale la crisi del settore: ecco i possibili rimedi.

Bella la recente sagra di Bagnoli, ma, l’agricoltura da noi è quasi allo sbando, mentre le piante che da tempo hanno superato i cento anni stanno ormai marcendo, impedendo nel contempo la rinnovazione naturale. Drammatico è il termine giusto, anche se le sagre impazziscono, ma i politici non si sono affatto resi conto che la castanicoltura in Irpinia rappresentava non solo un prodotto di eccellenza ma di eccellenza anche economico per tante famiglie in quanto i centinaia di produttori quest’anno non hanno realizzato neppure il 10% del prodotto degli anni passati.

Né si sono accorti che sta fallendo un’economia intorno alla quale vivono tante famiglie di ceto medio-basso che aspettavano, appunto, questo periodo, questo momento per sanare i loro bilanci familiari.

A distanza oramai di tre anni da quando i primi insetti sono arrivati da noi, si è pensato che la lotta con l’antagonista Torimus avesse potuto dare la svolta al male, cosa invece che non è accaduto in quanto non è accaduto in Piemonte dove è stata sperimentata e non è accaduto da noi. Oggi, dopo 15 anni di questa lotta, i due insetti convivono bene insieme, mentre il prodotto ha raggiunto a stento il 50% del vecchio raccolto.

Vogliamo fare lo stesso anche noi? Aspettare 10-15 anni per ottenere il 50 di castagne? Certamente no. Allora, cosa fare? A dire il vero, nessuno sin o ad oggi è intervenuto in maniera drastica per proporre una strada per sconfiggere il male. Lo stesso sindaco di Volturara, l’Avv. Marino Sarno, proprio pochi giorni, sempre attraverso le pagine di questo giornale, indignato lo faceva notare. Qualcuno è intervenuto? Nessuno!

Su Il Mattino si è parlato di indennizzi ai proprietari, non si parla invece di come curar e il malato. Che intanto sta morendo. E se muore, muore l’attività principe della nostra provincia.

Un imprenditore di Bagnoli, che per ragioni di “privacy” non possiamo citare, ha posto intorno agli alberi di castagno del suo terreno del letame, raccolto come gli anni miglior. Un altro invece d i Trevico lo ha trattato con fitofarmaci autorizzati: raccolto come gli anni migliori.

Adesso dobbiamo chiederci: perché? Perché il liquame assorbito dal terreno, poi dalle radici delle pian te, giunto pertanto alle foglie, non aveva il sapore naturale di sempre, al Cinipide non è piaciuto ed è andato via. Vale a dire che, se i castagni sono trattati alla base con sostanze chimiche che la legge permette, il Cinipide scompare in quanto la linfa cambia sapore. Allora scompare anche se i castagni vengono tratti con fito-farmaci dall’alto? Certo.

Sino a qualche giorno fa ero contrario a questo trattamento, ma dinanzi a quello che sta accadendo e che accadrà ancora nella nostra provincia, o ci svegliamo, vale a dire che, o al malato diamo la medicina giusta, oppure l’ammalato morirà. Questa è la realtà.

E poi, perché meravigliarsi tanto del trattamento fito-sanitario se oggi tutta la frutta è trattata con fitofarmaci? Tutta, senza eccezione alcuna. E i fitofarmaci sono contenuti soprattutto nella buccia. Addirittura nel Trentino raccolgono le loro famose mele acerbe, le mettono in frigorifero, poi, una settimana prima di inviarle ai mercati, irrorano al suo interno una sostanza chimica (quanto regolare?) e le fanno maturare… Le verdure sono considerate ingredienti fondamentali di una sana alimentazione, eppure al loro in terno possono nascondersi prodotti chimici come il solfato di rame, l’ossido di rodamina, la malachite verde e il postale carburo, sostanze utilizzate per accentuarne la colorazione e la freschezza.

Adesso , vogliamo crearci delle remore per la castagna? E perché? Occorre solo individuare il prodotto giusto, legalmente testato, ed usarlo. Decisionismo, altrimenti il malato muore. Da informazioni assunte e le numerose richieste fatte, la castanicoltura nazionale oggi può utilizzare due prodotti fitosanitari che risultano essere abbastanza attivi nei confronti della cosiddetta “vespa cinese” che sono: il Piretroide sintetico ad ampio spettro, con caratteristiche chimiche assai vicine a quelle delle piretrine naturali, la cui emivita nel suolo varia dalle 4 alle 12 settimane, che non fa male al terreno ed ai prodotti naturali del bosco, e lo Spinosad, una sostanza attiva ad azione insetticida. Probabilmente ce ne sono altri, che un buon agronomo può suggerire.

Quest’ultima sostanza è una miscela di due metaboliti ottenuti durante il processo di fermen- tazion e innescato da un bat- terio naturalmente presente in alcuni terreni. Lo Spinosad ha una limitata tossicità nei confronti dei mammiferi, dei pesci, degli organismi selvatici e nei confronti degli insetti utili, il prodotto ha una compatibilità con i programmi di lotta integrata.

E’ opportuno che questo venga detto dagli esperti in maniera che ogni allevatore possa scegliere la strada che crede, affidarsi ancora al Torymus sinensis, alla lotta fitosanitaria, al letame per terra, ad altri prodotti chimici autorizzati, o cambiare coltura, o passare al ceduo o a quello che meglio crede, ma lo deve sapere, deve es sere avvisato, deve potere scegliere.

L’importante è che si faccia qualcosa, oltre alle sagre che hanno solo il sapore della beffa.

                                                                                                       

1 Commento »

  • zorro1985 scrive:

    Complimenti per l’articolo! Finalmente qualcuno ha il coraggio di indicare una strada realmente percorribile con tanto di spiegazioni dettagliate, perchè mentre si aspetta l’efficacia della lotta biologica, tra l’altro tutta da verificare, la nostra economia, il nostro ambiente muoiono, ma forse a molte persone va bene così…
    Questa lotta coinvolge tutti noi, attiviamoci e non impegniamoci a rispondere a futili e sterili polemiche che non portano da nessuna parte, questa è l’economia reale del nostro paese e per questo va difesa, sveglia Bagnoli!!!

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