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Diavoli custodi

10.10.2017, La lettura (di Luciano Arciuolo, da “Il Quotidiano del Sud”)

erri-deluca-diavoli-custodiHo appena finito di leggere l’ultimo libro di Erri De Luca, “Diavoli Custodi” appunto, scritto a quattro mani con Alessandro Mendini, architetto-artista, e sotto la “spinta” di un ragazzo dislessico.

Mendini ha disegnato e De Luca ha scritto quello che i disegni gli ispiravano.

Qualcuno mi aveva detto che non valeva la pena comprare il libro. Sbagliato. Vale sempre la pena comprare un libro. Se poi è di Erri De Luca vai anche sul sicuro. Pagare un libro è come fare un investimento sul proprio futuro.

Nei commenti ai disegni, l’autore parla praticamente di tutto, ma a me interessa sottolineare alcuni  temi trattati.

Il primo è quello dell’indifferenza. De Luca afferma di essere cresciuto nella città che meno di tutte conosce l’indifferenza: Napoli. E ricorda di appartenere ad una generazione che non è mai stata indifferente: manifestava, con i suoi compagni, a favore del Vietnam, sconosciuto e lontano; ricorda di aver amato e di amare tanto il più ardito ma anche il più comico dei non indifferenti: Don Chisciotte.

Oggi viviamo completamente ripiegati su noi stessi e persi nella più completa indifferenza. Tanto è vero, aggiungo io, che assistiamo ogni giorno, e proprio all’ora del pranzo o della cena, all’odissea e  alla morte di persone che cercano solo una vita migliore.

 “Attraversare il mare senza che il cielo lo sappia” è, dice De Luca, un vecchio detto cinese. Così fanno oggi quelli che attraversano il mare in cerca di un paradiso che non esiste, su navi stracolme, al punto che anche i delfini  viaggiano accanto senza saltare, per non agitare la linea di galleggiamento e mettere in pericolo quella povera gente. La loro fuga è solo il prolungamento di un assedio al quale sono destinati dalla nascita, e fuggendo sperano solo di essere arrestati il più lontano possibile dalla propria casa. Altri viaggiano sotto un camion, o nascosti in una stiva o in un container. “Le astuzie cambiano col tempo il loro valor d’uso. Oggi il ventre del cavallo di legno di Ulisse non porta soldati dentro le mura di cinta. Porta fuggitivi oltre il filo spinato, porta assediati in salvo.”

A tutto questo, però, ormai siamo indifferenti. E l’indifferenza fa il paio con la caratura dei nostri politici. ”Richelieu vide nella figura del politico la contraffazione diabolica del santo”, dice l’autore. “Erano altri tempi, l’arte di governo era in mano a strateghi di grandi progetti. (Oggi) l’attualità propone invece la figura politica del gradasso. Aizza le paure pubbliche e private per offrirsi domatore, promette diritto di pugno. Non esiste nel suo vocabolario la parola pace, perché inefficace allo scopo di agitare … (E’) troppo grottesco per suscitare orrore”.

E’ fin troppo facile vedere, in questa descrizione, i parrucchini  arancione, ma anche i rutti, le “papy – girl”, i congiuntivi sbagliati, le camicie bianche e sudate dei nostri politici. Simboli mediocri di un’umanità disperata  e indifferente.

                                                                                                       

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