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Era di Bagnoli il giornalista che «scoprì» Hitler

di Paolo Speranza, “L’Irpinia” 13.03.2010

(Articolo pubblicato sul sito di “Palazzo Tenta 39” il 02.06.2010)

Solari/Fu a lui che il futuro dittatore tedesco concesse la prima intervista nel 1930

 

02 giugno 2010, “Documento storico” – Pietro Solari è stato uno dei più eclettici giornalisti italiani del Novecento, ed il primo a narrare – per i lettori de “La Stampa” di Torino, della “Gazzetta del Popolo” e delle principali testate edite a Milano – la travagliata transizione della Germania dalla debole Repubblica di Weimar alla terribile dittatura nazista.

Fu a lui che Adolf Hitler, all’indomani della travolgente vittoria del partito nazista nelle elezioni politiche del 1930, concesse la prima intervista ad un giornale italiano, pubblicata il 15 settembre sulla “Gazzetta del Popolo” e successivamente nel libro dello stesso Solari Hitler e il Terzo Reich.

Si tratta di un documento giornalistico e storico prezioso, nel quale il dittatore nazista – non ancora impadronitosi del potere assoluto – glissa con abilità dialettica su alcuni punti (l’antisemitismo, il rapporto con la Chiesa cattolica), mentre è decisamente esplicito nel dichiarare la sua ammirazione per Italia fascista e, più di ogni altra cosa, l’ostilità irrimediabile e feroce per la Francia e per le clausole di pace sancite nel 1919 a Versailles.

Pur non nascondendo la sua ammirazione (almeno in una fase iniziale per il nuovo leader tedesco, Solari svolse il suo compito di reporter con professionalità, e sulla Germania dei primi anni Trenta scrisse anche una documentata guida turistica, che rimase a lungo un punto di riferimento per conoscere il territorio germanico. Quando giunse a Berlino, Solari aveva poco più di trent’anni, essendo nato nel 1895 a Bagnoli Irpino, da genitori originali di Cisiano di Rivergaro, in provincia di Piacenza. In quella di Avellino il padre di Solari si era trasferito per ragioni di lavoro, in qualità di ispettore delle ferrovie.

L’arrivo di Solari coincise con una fase di grande sviluppo della rete ferroviaria, sia per il traffico di passeggeri che per il volume commerciale, in seguito all’entusiasmo dell’intera comunità provinciale per la recente e straordinaria realizzazione della linea ferroviaria che collegava Avellino con Rocchetta Sant’Antonio, attraversando l’area più interna dell’Appennino meridionale.

Dalla nativa Bagnoli Irpino Pietro Solari si allontanò ben presto: gli studi universitari li compì a Roma, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia de “La Sapienza”, e già nella prima guerra mondiale, poco più che ventenne, lo troviamo nelle vesti di inviato sul fronte, assecondando una vocazione a cui sarebbe rimasto per sempre fedele.

Contemporaneamente, il giovane Solari cominciò o cimentarsi anche nel campo letterario e teatrale.

Nel giro di pochi anni compose e diede alle stampe alcune commedie, con un discreto successo, nonostante il loro carattere di aperta avanguardia: Dimmi dolce, Pamela divorziata, II fecondatore di Siviglia, che già nei titoli rivelano una chiara tendenza alla sperimentazione e ad una trasgressiva ironia.

Negli anni Venti cominciò a scrivere anche una raccolta dì racconti, La coda del diavolo e un romanzo, Cuoringola. Si tratta di scritti tuttora interessanti in qualche caso da riscoprire (soprattutto le commedie); tuttavia, per quanto attiene all’Irpinia, va precisato che in nessuno dei testi letterali del giovane Solari si può rilevare un cenno, anche implicito, alla sua infanzia vissuta nell’area del Cervialto.

Prima, durante e subito dopo il secondo conflitto mondiale Pietro Solari si cimenterà con successo anche in alcune sceneggiature di film: tra le prime ricordiamo quella – realizzata insieme con Carlo Ludovico Bragaglia e Ettore Margadonna – de L’allegro fantasma del 1941, regia di Amleto Palermi, con Totò, Luigi Pavese, Franco Coop, Isa Bellini, Wilma Mangini, Thea Prandi, Paolo Stoppa, Amelia Chellini, Dina Perbellini, Elli Parvo; risale al 1943 e riguarda il genere avventura, Il Conte di Montecristo, con un cast foltissimo (Michele Alfa, Jacques Baumer, René Bergeron, Camille Beuve, Carmen Boni, Henri Bosc, Albert Broquin, Aimé Clariond, Georges Colin, Jean Coquelin) e con la regia di Ferruccio Cerio e Robert Vernay; l’immediato dopoguerra, invece, lo vede come coautore insieme con Vittorio Calvino, Fabrizio Sarzani, Vittorio De Sica, Nicola Fausto Neroni del film Abbasso la ricchezza (1946), diretto dal regista-attore-sceneggiatore salernitano Gennaro Righelli (col quale aveva già portato sullo scherma un suo lavoro teatrale Due occhi per non vedere del 1939) interpretato da Anna Magnani e dallo stesso Vittorio De Sica.

La sua attività principale, come dicevamo, rimase tuttavia sempre quella giornalistica: inviato, corrispondente, ma anche redattore culturale. Dopo l’esperienza nella Grande Guerra, lo ritroviamo inviato di guerra, per la “Gazzetta del Popolo”, nel 1933 in Eritrea, dove fu insignito della Croce di Guerra al valore. Alla fine degli anni Trenta, dopo il periodo trascorso a Berlino, eccolo al vertice di due importanti riviste culturali: la “Nuova Italia”, periodico in lingua italiana edito a Parigi, e “Panorama”, un elegante rotocalco in formato tascabile, ricco di immagini interessanti e firme illustri, da lui fondato e diretto, che oltre all’attualità trattava argomenti di arte, letteratura, cinema e teatro. Nel corso della guerra maturò un convinto antifascismo.

Ritiratosi nel 1944 a Cisiano di Rivergaro, seguì da vicino e con partecipazione l’attività dei partigiani, a cui dedicò nel 1945 il libro Partigiani di Val Trebbia e Val Tidone. edito dal C.L.N. di Piacenza.

Nello stesso anno riprese l’attività giornalistica, collaborando a Libertà, quotidiano di Piacenza fondato da Ernesto Prati nel 1883, soprattutto con articoli in terza pagina. Ritornò in Germania dopo il 1946, come corrispondente del Corriere della Sera da Bonn, dove morì nel 1955.

Una figura interessante e versatile del panorama, giornalistico e culturale del XX secolo in Italia, che merita di essere riscoperta e studiata. Anche nella natia Bagnoli Irpino, dove non mancano cultori di storia locale in grado di sviluppare (con ulteriori dati e informazioni) questa prima traccia sulla presenza della famiglia Solari in Irpinia, e magari di individuarne eventuali riflessi letterari nell’opera di Pietro Solari.

Articolo, Era di Bagnoli il giornalista Pietro Solari che scopri Hitler, di Paolo Speranza 02.06.2010

(Si ringrazia per la opportuna segnalazione dell’articolo il sig. Luigi Iuppa, presidente del Circolo culturale “L. Di Capua” di Bagnoli Irpino)

                                                                                                       

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