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Estate in tempo di crisi

28.08.2012, Articolo di Federico Lenzi

E scorre lenta anche quest’estate che volge al termine tra bollenti anticicloni africani, inchieste che mettono a ferro e fuoco lo Stato implicato in trattative con la mafia, indagini che infangano persino i nostri sogni, i nostri svaghi truccati per varie stagioni da orientali senza scrupoli, da uno spread altalenante che infiamma le piazze europee creando incertezza sul futuro dell’Unione, il ritorno degli incendi nei nostri boschi che spazzano via i progressi fatti negli ultimi anni.

Quella che dovrebbe essere la stagione del divertimento è solo un lungo statico inferno in cui ardono lentamente baluardi e certezze; a cui bisogna assistere inermi, incapaci di prendere iniziative perché siamo impreparati a simili scenari. Si dice che la storia sia maestra di vita, eppure è stata abolita la legge inserita dopo la crisi del 1929 per scongiurarne di nuove. Eppure, eccoci in un mondo nuovo ed in crisi con un’economia che è in tutto ed è tutto. Eccoci in un grande domino che sta venendo giù trascinandosi dietro nel baratro tutto. Una società stanca che ha perso i suoi valori con il declino dell’età del consumismo e va alla ricerca di una strada alternativa.

In quest’estate s’incenerisce anche il sogno di una economia totalmente riformata con lo sfratto degli ultimi “indignados” di “Occupy Francoforte”. Ormai non fanno più notizia le manovre e i programmi elettorali per la prossima legislatura, dato che la fiducia nelle istituzioni sempre più lontane dal cittadino è morta da tempo. Sono finiti anche gli sbarchi a Lampedusa. E’ un’Italia stanca dove gli scoop sulle manovre politiche e le notti di Berlusconi non fanno più notizia. E’ un’estate battuta dal torrido caldo africano con nomi che evocano demoni infernali, e messa a soqquadro dai raid della Guardia di Finanza.

E’ un’estate dove nessuno riposa e che tutti cercano di spegnere: gli uomini della forestale sui monti, gli economisti nelle borse e nel palazzo della Bce e i negozianti in assolati corsi deserti cercando di arginare il flop dei saldi rimanendo aperti tutto il giorno. Nel frattempo spariscono ettari di vegetazione, l’euro-zona sprofonda sempre di più e l’Istat prevede il fallimento di 20.000 negozi. A causa dell’aumento dell’inflazione crollano i consumi del 2,8%, mai così giù dal dopoguerra. Ora che sembrava archiviata l’emergenza rifiuti riprende a bruciare la “terra dei fuochi” sprigionando ingenti quantità di diossina. Al massimo ci si può consolare pensando all’Ilva che ha smesso, dopo anni e anni, di avvelenare Taranto, e sarà bonificata.

Ma ecco che sopraggiunge l’ennesimo controsenso tipico della nostra penisola: verranno fermati gli impianti fotovoltaici nelle ore più calde per evitare un sovraccarico, e si continuerà a pagare di più per accendere le centrali ad olio di notte. Non si farebbe meglio a vendere l’energia in eccesso o immagazzinarla? E’ una lunga estate da trascorrere barricati dietro le nostre bollenti postazioni in città; infatti il 20% degli italiani non andrà in vacanza e il resto diminuirà la permanenza nelle località di villeggiatura. I miti del grande esodo, dei bollini neri e delle partenze intelligenti sono morti: ora le autostrade sono solo lunghe strisce di catrame desolate; e centinaia di stabilimenti sono semi-vuoti.

Non è più l’estate dei paparazzi e degli eccessi: A Portocervo non è stata stappata neanche una delle famose bottiglie da sei litri di champagne e nel ristorante più chic della capitale non è stata venduta nemmeno un’aragosta! Intanto stupidi intellettuali buttano benzina sul fuoco auspicando la chiusura dei locali frequentati da sceicchi e magnati russi che, tuttavia, danno lavoro a molte famiglie. Sta avvenendo un cambio di mentalità, se i costosi mesi di luglio e agosto sono stati neri per il turismo il più economico settembre lascia auspicare rosee previsioni. Il popolo si è fatto più parsimonioso e attento al rapporto qualità/prezzo, pertanto è boom di campeggi, gite fuori porta ed hotel di bassa categoria.

La prestigiosa Sardegna meta dal conto alquanto salato è stata surclassata dalla più abbordabile e incantevole Puglia. A tal proposito la canzone dell’estate non è più un ritmo da ballare in discoteca, ma “Resto a Roma (me conviene)” di Carlo Verdone; parodia e al contempo racconto dei nostri giorni dove già Ostia a trenta euro è un miraggio. Gli italiani sono stati, oserei dire, “gambizzati” dal caro carburante che ha reso sempre più difficile spostarsi e intraprendere lunghi viaggi. Con la verde a quasi due euro al litro il sogno vacanze è svanito per molti italiani, pertanto molte compagnie nel week-end hanno abbassato i prezzi provocando veri e propri assalti ai distributori. Oltralpe si è inserito un tetto al prezzo dei carburanti. Nel Bel Paese invece, si aguzza l’ingegno e mentre decine di bisarche passano i confini colme di supercar, è un trionfo di fiacche e funzionali vetture a gas.

Si bada più alla sostanza che all’aspetto o alle prestazioni, infatti sfondano marchi low-cost che anni fa sembravano prossimi al fallimento, nel frattempo i marchi più blasonati sono costretti ad abbassare i prezzi e a concedere più accessori per non far crollare il mercato dell’auto. Quest’estate brucia via anche un miliardo nelle Casse dello Stato che vedono per la prima volta gli introiti del gioco d’azzardo in passivo. Per i tanti che non si sono mossi dalle loro case, non c’è stato nulla di entusiasmante. Nelle città come nei paesi si è circondati da terra bruciata e assediati dall’afa.

La mancanza di fondi ha incenerito o ridotto all’osso le manifestazioni estive, con grandi concerti divenuti come mosche bianche, locali vuoti costretti a ridurre i prezzi, tanta noia per chi non può permettersi gli spettacoli a pagamento e cantieri abbandonati, essendo terminata l’epoca dei grandi sprechi sotto forma di opere pubbliche. Tutto sommato la vita continua e si assiste a una ritrovata spiritualità, a chiese e processioni di nuovo affollate, ad una rivalutazione delle risorse locali che si tenta di rilanciare, ad una riscoperta dei talenti locali e delle sagre paesane che cercano di scacciare la crisi rianimando le nostre piazze.

Un altro grande ricordo di quest’estate saranno le “Olimpiadi di Londra” che hanno portato delusioni vedendo andare in fumo i sogni di gloria nel nuoto e di uno sport pulito con Schwazer, ma anche tanta gioia con il trionfo del nostro fioretto e del pugilato. L’intero globo suda sotto i colpi di una siccità che imperversa dall’America all’India e provoca aumenti dei generi alimentari del 6%. Comunque questa bollente stagione volge al termine e presto tornerà il fresco, si spera anche la calma per permettere a questa grande società di ristrutturarsi economicamente e civilmente senza eccessi. Ne è convinto anche il premier Mario Monti che dice di veder vicina la fine del tunnel della crisi.

Speriamo che giungano correnti fresche sulla nostra vecchia stanca Italia, come quelle che in Belgio hanno riportato il debito pubblico dal 137% del pil a meno del 100%. Dicono in giro che la speranza sia l’ultima a morire, anzi è meglio non farla mai soccombere. L’unica certezza è che domani è un altro giorno, si vedrà…

                                                                                                       

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