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Fughe mentali

11.01.2014, Articolo di Daniele Marano (da Fuori dalla Rete – Gennaio 2015, Anno IX, n.1)

Finire di studiare, sdraiarsi sul letto con la nostra musica preferita in sottofondo e scaricare giù una marea di pensieri. Ho una decisione difficile da prendere. E stavolta, in sostanza, ho imparato che affidarsi all’istinto non è la strategia migliore da perseguire, poiché, il più delle volte, l’istinto, non è altro che autolesionismo puro.

Credo in chi riesce a fregarsene e credo a chi non ribadisce la propria verità continuamente.

E che, quando mi sento in colpa, “il bisogno di sentirmi assolto” può creare dipendenza, ecco perché sarebbe salutare tenersi lontano dalle coscienze sporche, anche se fatico a riconoscerle.

Ma ora vivere a pieno l’atmosfera del Natale è l’unica cosa che conta, senza rimorsi, perché pensare ad occhi che abbiamo incrociato poche volte non può essere assenza. Al massimo è paranoia o astrazione.

Cerchiamo sempre di preservarci uno “spazio pulito”, quando ci assale la voglia di mollare nel raggiungere un obiettivo che ci siamo promessi di conquistare, senza inventare diversivi. L’unica cosa da inventare, in alcune circostanze, è l’alibi perfetto denominandolo destino…

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Sono ancora sconvolto della tragedia che ha colpito Francesca, la ragazza che è stata investita nell’ateneo salernitano nonostante io non l’abbia conosciuta mai e non riesco a rimettermi sui libri.

Chissà quante volte ho preso al volo quei bus carichi di speranze che si infrangono o sono sceso di corsa perché ero in ritardo cane, senza pensare a tutto ciò potesse accadermi intorno, non accorgendomi che le distrazioni possono disintegrare sogni e realtà.

Non dimenticherò mai quel corpicino inerme e quei soccorsi che tardavano ad arrivare. Ma ho  imparato, che nella vita basta pensare a qualcuna lontana da noi per sentircela vicino, perché non si può uccidere un pensiero e bisogna amare chi si e ci ama più della nostra stessa vita.

Ma resto sempre fermamente convinto, che, non possiamo cambiare il nostro destino e bisogna sempre fare i conti con i nostri “forse”. Perché non si vive si sopravvive.

Riposa in pace piccolo angelo

                                                                                                       

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