Articoli

Raccolta di articoli, opinioni, commenti, denunce, aneddoti e racconti, rilevati da diverse fonti informative.

Avvisi e Notizie

Calendario degli avvenimenti; agenda delle attività; episodi di cronaca, notizie ed informazioni varie.

Galleria

Scatti “amatoriali” per ricordare gli eventi più significativi. In risalto volti, paesaggi, panorami e monumenti.

Iniziative

Le attività in campo sociale, culturale e ricreativo ideate e realizzate dal Circolo “Palazzo Tenta 39” (e non solo).

Rubrica Meteo

Previsioni del tempo, ultim’ora meteo, articoli di curiosità ed approfondimento (a cura di Michele Gatta)

Home » Articoli

Guido Dorso, settant’anni dopo

06.01.2017, Articolo di Paolo Saggese

Settant’anni fa, il 5 gennaio 1947, moriva Guido Dorso, in una Avellino innevata come ieri, pianto dagli operai e da tanti compagni, che in lui avevano riconosciuto guida e difensore. Ieri, sulle pagine del “Mattino”, ho fatto omaggio al grande meridionalista, ricordandone il legame con Francesco De Sanctis (e citando autorevolmente Toni Iermano) e Antonio Gramsci. Speriamo nel vostro aiuto per onorarli degnamente, insieme al Parco letterario voluto fortemente da Mario Salzarulo. Lo offro ai miei amici di fb.

******

guido-dorsoCiclicamente, sulle pagine di questo giornale registriamo ricorrenze e date simbolo. E quest’oggi non potevamo non registrare il settantesimo anniversario della morte di Guido Dorso, la “Cassandra inascoltata” di Avellino, che lasciò il Sud in un gennaio polare di tanti anni fa, con il feretro accompagnato tra la neve da comunisti e operai, che lo salutarono come un loro “compagno” e una loro guida.

Se ne andò così, Guido Dorso, amato da una parte del popolo irpino, che ha poi conservato, serbato il suo ricordo, forse oltre il tempo, oltre le generazioni. Ne è testimonianza un Centro di ricerca Guido Dorso, che, nonostante le ataviche difficoltà economiche, ha nuovamente assunto negli ultimi anni, grazie alla guida oculata e illuminata del presidente Sabino Cassese, un ruolo di rilievo nel panorama culturale irpino, regionale e nazionale. Certamente, le Istituzioni dovrebbero e potrebbero fare di più.

Questo nuovo anno, così ricco di ricorrenze, potrebbe essere (e sarà) un’occasione per affrontare non poche tematiche dorsiane di grande importanza e di grande attualità. Si pensi che quest’anno cade il bicentenario desanctisiano (1817-2017), che potrebbe suggerire uno studio approfondito sul rapporto tra Francesco De Sanctis e il meridionalismo (motivo molto caro a Toni Iermano e Gerardo Bianco, che presiedono il Comitato Nazionale per il Bicentenario, composto anche dagli irpini Pietro Mariani, Gerardo Capozza, Luigi Fiorentino), in collaborazione, ovviamente, con il Parco Letterario De Sanctis fortemente voluto da Mario Salzarulo.

Ma Dorso richiama anche un altro bicentenario, che cade nel 2017, quello di Pasquale Stanislao Mancini, a cui il giovane meridionalista dedicherà la sua tesi di laurea (“La politica ecclesiastica di P. S. Mancini”), uno studio approfondito e acuto, che è stato stranamente trascurato dagli studiosi dorsiani, e che dovrebbe essere oggetto di un nuovo studio, anche per comprendere la formazione culturale del primo Dorso.

Inoltre, nel 2017 cade anche l’ottantesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, che è un autore centrale del Novecento non solo in relazione all’interpretazione del De Sanctis, ma anche, come è noto, per il legame profondo con il pensiero di Guido Dorso. I due, infatti, ebbero posizioni in parte analoghe in attesa di una rivoluzione meridionale allora e oggi soltanto ipotizzate.

Sarebbe importante anche chiedersi perché l’Irpinia ha voltato, nel corso delle generazioni, le spalle a questi grandi intellettuali e pensatori. Bisogna chiedersi, perché, se tutti quanti celebrano a parole De Sanctis e Dorso, spesso la loro lezione sia stata completamente tradita.

Ecco, questo potrebbe essere il tema non solo di un convegno, ma anche un modo per fare autocritica, per “guardarsi dentro”, come invitava a fare Francesco De Sanctis nel concludere il suo capolavoro, la “Storia della Letteratura italiana”.

Occorre guardarsi dentro, trovare le ragioni più profonde della nostra storia, delle dinamiche politiche, sociali, culturali, ideali, che hanno portato a questa Irpinia e a questo Sud. Dire che siamo ancora in attesa di una “rivoluzione meridionale” sarebbe un’ovvietà. Ma sia De Sanctis che Dorso erano consapevoli che questa rivoluzione sarebbe stata possibile soltanto dopo una rivoluzione intellettuale e morale, che parta da ognuno di noi, e di cui ognuno di noi dovrebbe essere protagonista, compiendo il primo passo fondamentale, ovvero esprimendo l’intenzione e la volontà di cambiare.

Forse questa è la vera “occasione storica”, che i due grandi irpini ci offrono, quella che ci invita a pensare che il cambiamento è ancora possibile, se ognuno di noi diventasse finalmente protagonista del cambiamento. Avremmo bisogno, insomma, di tanti cittadini desanctiani e dorsiani, da cui partire per le nostre rivoluzioni, tradite da più di centocinquant’anni.

                                                                                                       

1 Commento »

  • Antonio Cella scrive:

    Amico mio,
    a distanza di settant’anni dalla morte del grande meridionalista di casa nostra, voglio citare uno dei suoi pensieri più significativi riconducibili alla situazione del Mezzogiorno, tratto dalla prefazione alla seconda edizione de “La rivoluzione meridionale”, che, incredibilmente, è tuttora valido e più che mai inossidabile, nella speranza che ciò che ancora rimane della gioventù colta del nostro “moncone d’Italia” se ne appropri e lo usi, quale sprone, per il riscatto delle genti del Sud.
    Occorre una élite poco numerosa -scriveva Dorso- ma che abbia le idee chiare e sia spietata nella sua funzione critica. E’ finito il tempo dell’apostolato individuale, e i Fortunato, i Salvemini, i De Viti-De Marco possono tenersi paghi del primo lavoro di aratura, compiuto tra la indifferenza universale, in epoche così tristi che il cuore si riempie di sgomento. Se il Mezzogiorno, in un supremo sforzo creativo, organizzerà questa minuscola élite senza paura e senza pietà, la lotta potrà essere lunga, ma l’esito non sarà dubbio, poiché tutta la storia italiana non è altro che il capolavoro di piccoli nuclei che hanno sempre pensato ed agito per le folli assenti. Ma se la gioventù meridionale – questa mirabile gioventù così assetata di giustizia e di verità – non sentirà il pungolo della resurrezione e riprenderà triste e scorata, la dolorosa via dei piccoli impieghi e della dedizione allo Stato accentratore, allora anche i piccoli semi che sono nati per caso sull’arido terreno del Mezzogiorno saranno sommersi, e nuovi sistemi di compressione e di sfruttamento risorgeranno dalle ceneri ove ora sembrano sepolti.
    “La minuscola élite senza paura e senza pietà”, non sarà di certo composta di persone anziane, come me. Basterebbero poche centinaia di intellettuali del tuo calibro, scelti dalle rive del Carignano alla punta estrema della Sicilia per fare svegliare le “folli assenti” e inserirsi, finalmente, nel moto delle grandi trasformazioni, quelle che conducono alla parità di diritti e di giustizia sociale. A questi elementi vanno aggregati, inoltre, quelli che la Bocconi di Milano, la Normale di Pisa e, perché no, le scuole di pensiero della Federico II di Napoli e di altre realtà che hanno disseminato, per ripiego, nelle vie del mondo le loro capacità intellettive e professionali che avrebbero potuto far grande l’Italia e che, per motivi atavici, gravidi di miseria e puerilità politica, non ha potuto allevare al seno materno.
    Tocca a te, credo, calare per primo lo scandaglio nella profondità del tuo pensiero.
    Un caro saluto.

Lascia un commento!

Devi essere logged in per lasciare un commento.