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I Sassi, il pane e il mare

13.05.2015, Il racconto (di Antonella Iuliano)

La cronaca di una domenica in gita, alla scoperta delle meraviglie del Sud.

In una chiara alba primaverile, domenica 10 maggio, un gruppo di bagnolesi (e non solo) si apprestava a trascorrere una giornata alla scoperta dei tesori culturali del meridione. Tre le tappe di un intenso programma on the road, organizzato dall’efficiente e ormai consolidato direttivo di Palazzo Tenta: Matera, Altamura, Trani.

Un’atmosfera rilassata e carica di voglia di scoprire ha accompagnato il loro viaggio in pullman, durante il quale non sono mancati inevitabili scongiuri sul meteo. L’hanno scampata: sole e vento hanno tenuto lontano un presunto scroscio.

La Basilicata ha offerto a questi avventurieri curiosi uno scenario di fazzoletti pianeggianti di verdi tonalità differenti. Collinette dai dolci pendii scorrevano oltre i vetri del pullman dando loro l’impressione di accavallarsi l’un l’altra.

La prima tappa, la città di pietra (Matera) è apparsa ai loro occhi dopo una discreta salita, dove ad attenderli una guida li ha condotti oltre un vero e proprio portale del tempo. Attraversata una piccola parte della città moderna, ai lori occhi è apparsa, in un’enorme e profonda gravina (un canyon di roccia calcarea scavato dall’acqua nel corso di millenni), un complesso di case – grotta interamente di pietra, i Sassi. Come scatole sovrapposte, incastrate e ammassate  l’una sull’altra apparentemente alla rinfusa, ma in realtà secondo una logica precisa, la città quasi spettrale, bianca, levigata, si estendeva al pari di un enorme presepe. L’impressione che fosse molto simile agli scenari della Palestina e del tempo in cui Cristo è vissuto, è stata senza dubbio prevalente.

Apprese alcune nozioni sulle abitudini di chi vive in queste case di roccia tufacea, dove non esistono negozi o farmacie, è iniziata la discesa all’interno dei Sassi. Un vero e proprio labirinto di pietra porosa in cui non era difficile scorgere fossili marittimi sedimentati. Abitate sin dal Neolitico, le case – grotta, sono state successivamente spopolate per insufficienza igienica, ma oggi sono tornate in auge grazie a un piano di recupero urbano per la salvaguardia del sito, divenuto patrimonio culturale dell’UNESCO.

La visita mattutina dei viaggiatori irpini, prevedeva l’entrata in una grotta naturale, in una chiesa rupestre e in un’abitazione ricostruita secondo le usanze del tempo. Nel vortice di vicoli tortuosi si sono calati in un’altra epoca, dove la modernità si scorgeva principalmente e solamente per la manutenzione.

La chiesa rupestre di Santa Lucia delle Malve, una delle tante disseminate nei Sassi e risalente al 1283, fu utilizzata da una comunità benedettina. Si tratta di una grotta di medie dimensioni, dalle pareti ammuffite, verdastre, sulle quali si possono ammirare affreschi di Santi rinvenuti nel tempo, alcuni addirittura sovrapposti in epoche differenti.

La casa – grotta di vico Solitario, tipicamente arredata con mobili spartani, mostra agli occhi del visitatore la vita semplice dei suoi abitanti di un tempo: un altissimo e durissimo letto il cui materasso era riempito di foglie di granturco; setacci, selle, utensili da cucina e arnesi da lavoro. Tutto ciò in pochi metri quadri atti a contenere i beni di una famiglia del tempo, asino compreso.

Nei punti più alti del dedalo di pietra, i nostri visitatori hanno potuto scorgere un panorama suggestivo, nonché il posto scelto per la crocifissione di Gesù nel film con Mel Gibson, La passione di Cristo.

Lasciata Matera poco dopo le 15.00, il viaggio è proseguito verso Altamura. Gli alberi di ulivo, entrando in terra pugliese, hanno preso il posto delle verdi collinette.

Arrivati sul posto dopo un breve tratto, un’altra guida ha illustrato loro la storia della città e dei suoi due simboli maggiori: la cattedrale e il pane.

Nel 1232 Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, fece realizzare la chiesa dedicandola a Maria Assunta di Gravina. Gli innumerevoli decori gotici e orientali che ricoprono le ampie facciate della cattedrale hanno suscitato lo stupore di molti. Basti pensare che i decori e gli intagli nel marmo che incornicia l’entrata principale, e il grande rosone sovrastante, presentano arabeschi e rappresentazioni evangeliche in gran quantità… Una vera lettura per l’occhio di chi guarda. L’interno, con i suoi colonnati di granito, dipinti, ori, ricami e i colori caldi dell’oriente, presenta una vista altrettanto magnifica e appagante.

La visita è proseguita al forno, dove l’associazione Palazzo Tenta ha omaggiato i partecipanti di un pacchetto di bontà gastronomiche e dove il nostro gruppo di bagnolesi ha fatto provvista del celebre pane DOP, dopo essere stati esaurientemente ragguagliati sulla sua produzione.

Il pane si ottiene macinando il grano duro, operazione che anticamente avveniva con le macine di pietra.  L’antico sistema di lavorazione prevede l’utilizzo di lievito madre, acqua e sale marino. La cottura, a suo tempo, avveniva in forni a legno chiusi, dove il fumo non aveva via d’uscita. La fiamma si spegneva per mancanza di ossigeno e il pane cuoceva diventando esternamente molto scuro.

Con sacchetti pieni di delizie locali, alle 17.00 circa, i nostri viaggiatori sono risaliti a bordo del pullman alla volta di Trani, l’ultima tappa.

Ridiscesi nella città marittima, la loro attenzione è stata subito catturata dalla Cattedrale romanica che si affaccia sul mare, intitolata a San Nicola Pellegrino, il patrono.

Il molo, il porto, le barche e il tramonto sono stati uno scenario suggestivo per gli ultimi scatti della giornata, con il sole che calava proprio dietro l’alto campanile.

Una passeggiata lungomare accompagnata dalla musica dei locali lungo la costa, ha interessato l’ultima parte di una giornata appagante e piacevolissima.

Le luci riflesse nelle onde lievemente increspate dal vento sono l’ultimo ricordo che ognuno ha conservato prima che, saliti a bordo, i nostri turisti di un giorno, si disperdessero nel traffico cittadino per far ritorno ai loro monti irpini, con i piedi si doloranti, ma l’animo infinitamente più ricco.

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LE FOTO
(di Antonella Iuliano)

                                                                                                       

4 Commenti »

  • redazione scrive:

    Commento di Anna Dello Buono:

    Antonella è stata un’ottima “penna narrante” del viaggio: i momenti e i luoghi oggetto di descrizione coincidono perfettamente con quelli davvero significativi e tali da costituire la peculiarità dei luoghi. Di grande spessore narrativo è la parte dedicata a Matera: l’immagine dell’apparente casualità dell’impianto architettonico della città è davvero efficace: è la resa letteraria di un comune sentire che solo i bravi narratori riescono a tradurre in concetti.

    Complimenti ! È una vera fortuna per il Circolo avere tante risorse umane: gli organizzatori e la scrittrice (il meteorologo avrà modo di rifarsi per completare la lista delle eccellenze …).

    Grazie per la bella opportunità di visita e di lettura.

  • redazione scrive:

    Commento di Americo Nicastro:

    La penna di Antonella ci fa rivivere, come un susseguirsi di fotogrammi, con intensità ed esaltandone la bellezza, immagini che avevamo già riposto nello spazio della nostra memoria dove si custodiscono i ricordi piacevoli.

    La descrizione del susseguirsi delle tonalità di verde delle colline lucane sembra filtrata dagli occhi di un bambino col naso schiacciato al cristallo del finestrino ed elaborata dalla sensibilità e dalla maestria di un vero poeta; per contrasto mi ha richiamato alla mente la descrizione di uno spoglio, tetro paesaggio invernale che Antonella fa nel suo primo romanzo.

    Complimenti e ad maiora.

  • Antoschu scrive:

    Ringrazio di cuore Mimmo Nigro per aver riposto fiducia nella mia penna in continua evoluzione. Sono felice di non aver deluso le aspettative.

    Un caloroso grazie lo rivolgo a tutti i lettori e compagni di viaggio per i loro commenti, anche a chi su whatsapp è stato sintetico.

    Antonella Iuliano

  • michele.gatta scrive:

    All’amica Anna Dello Buono ricordo, con simpatia, che la meteorologia non va alla ricerca dell’eccellenza. La stessa è una scienza dell’inesattezza. Peccato che non è riuscita a essere “letta” con obiettività.

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