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Il Risiko perverso, Alta Irpinia frantumata su tutto

27.08.2016, Articolo di Giulio D’Andrea (dal sito www.irpiniapost.it)

Nusco-modifAlta Irpinia la litigiosa, la permalosa, la presuntuosa. Noi non abbiamo mai creduto a venticinque sindaci insieme nell’esclusivo interesse del territorio e a volte abbiamo criticato la modalità con le quali si attuava il Progetto pilota. In questi giorni però lo scontro politico, o campanilistico, si acuisce. I Gal sono soltanto il terreno di una guerra molto più ampia. Stamattina a Nusco riunione tra i venticinque. Sintesi o rottura? Intanto scopriamo insieme i principali fronti di guerra.

I gruppi di azione locale (Gal)

Sui comuni dell’Alta Irpinia insiste il Gal Cilsi, coordinato da Mario Salzarulo (parte orientale) e il Gal Irpinia presieduto da Vanni Chieffo (parte occidentale). La Regione Campania ha fatto sapere che in vista dell’elargizione dei fondi europei non saranno concessi a tutti i Gal del nostro mondo i milioni di euro previsti su agricoltura e affini. Necessario un numero di abitanti adeguato e un’omogeneità territoriale. E allora sono iniziate le manovre per garantirsi sopravvivenza e soprattutto risorse economiche. Il Cilsi in particolare aveva necessità di allargarsi. Ha provato con l’Irpinia di Chieffo, vicino all’asse De Mita-D’Amelio, ma non ha ritenuto soddisfacente l’atteggiamento dello stesso Chieffo. “Così saremmo marginali”, dice Salzarulo. E allora nei giorni scorsi ha trovato la sponda ideale nel Gal Irpinia-Sannio, presieduto da Rino Buonopane, coordinatore di Scelta Civica che subito dopo la nascita del Gal stesso si è assicurato l’adesione di un comune importante come Montella. Aggregarsi è necessario per avere la quasi certezza dei fondi e lo sanno pure Buonopane o D’Agostino. Dal punto di vista geografico i comuni devono essere confinanti per far parte di un Gal. Ora però troviamo un nutrito gruppo di comuni che fa capo a De Mita-D’Amelio. Questi sindaci hanno deciso di aderire al Gal Irpinia abbandonando il Cilsi. O di restare nel primo. Un gruppo più piccolo ma formato da Comuni importanti come Calitri e Sant’Angelo optano per il Cilsi e quindi per l’alleanza Cilsi-IrpiniaSannio. Risultato? Moltissimi territori si sono trovati isolati. A macchia di leopardo. Da una parte e dall’altra. E’ proprio il Risiko. C’è Villamaina che consente al Cilsi di unirsi all’Irpinia-Sannio. Villamaina è una specie di Alaska per chi conosce il gioco. Da qui l’Alta Irpinia non demitiana si unisce a un Gal che fa riferimento un po’ a Scelta Civica ma non al consigliere regionale di Scelta Civica, Enzo Alaia. Poi esistono gli stati cuscinetto e gli altri punti di accesso. E’ qualcosa di meravigliosamente perverso. Cosa succederà alla fine del gioco è difficile da prevedere. Si auspica una sintesi altrimenti si rompe tutto il giocattolo.

Progetto Pilota

Il giocattolo è il Progetto Pilota. Deve ancora entrare nel vivo ma a sentire molti, a cominciare dalla presidente del Consiglio regionale, Rosetta D’Amelio, la luce in fondo al tunnel è vicina e l’Alta Irpinia beneficerà di importanti risorse economiche. Il punto è che la strategia va a rilento anche per le divisioni tra i sindaci. Ormai si sono creati due fronti. Quello vicino al famoso accordo “Cirietta” (De Mita-D’Amelio) che comprende tutti i comuni della zona eccetto Calitri, Sant’Angelo dei Lombardi, Montella, Rocca San Felice, Villamaina, Morra De Sanctis. Poi ci sono i paesi con divisioni interne sul futuro. Divisioni più forti a Conza, molto meno a Lioni dove però si registra qualche mal di pancia proprio sui Gal. Ieri il sindaco di Calitri ha minacciato la fuoriuscita dall’area pilota parlando pubblicamente anche a nome di altri comuni (a proposito, come la prenderanno questi?). E registriamo, nonostante le critiche che Fabrizio Barca ci indirizzò, che sulle modalità del Progetto pilota e la sua scarsa trasparenza non è cambiata una virgola. Riunioni convocate di fretta e furia dallo stesso De Mita. Ma dall’altra parte nessun sindaco dissidente ha avuto il buon senso di chiedere un sistema diverso, più partecipato o aperto. Evidentemente le porte socchiuse fanno comodo a tutti.

Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese

Non immaginavamo di inserire un’opera straordinaria e potenzialmente vincente tra i punti di attrito di politica e amministrazioni. Ma dopo i pugni battuti sul tavolo dal sindaco di Caposele, Pasquale Farina, e le urla rivolte a Rosetta D’Amelio da quest’ultimo in un convegno a Cassano, la ciclovia entra di diritto nel teatro dell’assurdo altirpino. I fatti dicono che il Governo ha formalizzato lo stanziamento per la ciclovia Caposele-Santa Maria di Leuca, lungo la rotta dell’acquedotto. La Regione, tramite la D’Amelio, ha poi provveduto ad allargare in terra irpina la strada per le bici e lo farà con risorse proprie. Ovviamente stiamo parlando di carte, siamo in una fase esplorativa. Nulla di concreto, di turisti e comunicazione se ne parlerà tra 3 anni come minimo. La polemica nasce a Caposele, perché in un manifesto di Lioni per una manifestazione alla stazione dedicata a ciclismo e solidarietà per le malattie rare compare la scritta Cassano-Santa Maria di Leuca. La reazione dei caposelesi è arrivata subito, quella del sindaco un po’ a scoppio ritardato. Legittime le doglianze, e qui entriamo nelle considerazioni, perché il percorso dell’acquedotto parte da Caposele. E Caposele, questo lo ha detto il sindaco, aveva avuto rassicurazioni dalla Puglia qualche anno fa con Vendola governatore. “Noi prendiamo la vostra acqua, facciamo la Pavoncelli Bis. In cambio vi diamo un po’ di ristoro e ci impegniamo a promuovere Caposele”. Questi in soldoni i termini dell’accordo. Ma davvero non si riesce a capire che da Cassano, da Caposele o da Volturara cambierebbe poco? Il problema del cicloturista, semmai, sarà quello di arrivare ad Avellino. Il punto, a nostro parere, è collegare il nostro capoluogo di provincia a Napoli. Altrimenti che sia Cassano o Caposele osserveremo in futuro solo e sempre di nicchie di turisti.

Ferrovia Avellino-Rocchetta

In principio fu l’assessore Sergio Vetrella in versione Attila, che tagliò le corse. Era il 2010. Da allora un gruppo di attivisti si batte per la riapertura. Tra la politica c’è sempre stata una doppia scuola di pensiero. C’è chi come la D’Amelio ha creduto e crede nella ferrovia come collante per l’intera provincia. Le rotaie – ecco il Rosetta-pensiero – attraversano tutto ciò che c’è di bello in Irpinia. Vigneti, borghi, fiumi, montagne. Ma c’è pure chi come Giuseppe De Mita si è sempre mostrato iper-realista. Le stazioni sono lontane dai centri abitati, ci vorrebbero milioni e milioni di euro da investire su un qualcosa che non ha un ritorno certo. Questo il De Mita Jr-pensiero. Ora questa ferrovia è stata aperta per quattro giorni durante lo Sponz Fest. Il tragitto è solo una piccola parte per adesso, da Rocchetta a Conza. Si lavorerà? Il protocollo è firmato, c’è l’impegno di governo, regione ed enti ferroviari vari. Ma De Mita non la vede di buon occhio. Sarà per una valutazione di costi ingenti e benefici incerti. Ma probabilmente c’è pure che in questa operazione di riapertura (per adesso più mediatica che altro) ha lavorato tanto il deputato Luigi Famiglietti, il “bamboccio di Frigento” secondo il sindaco di Nusco. Curioso, per arrivare alla cronaca di questi giorni, che il demitianissimo sindaco di Cairano (Luigi D’Angelis) non fosse presente all’inaugurazione momentanea della tratta proprio nella stazione del suo paese. E ad eccezione di Giuseppe Guglielmo, demitiano sindaco di Andretta, non c’era nessun riferimento centrista in fascia tricolore in quel di Conza-Andretta-Cairano.

Ah, e a settembre inizia il campionato sul Consorzio dei Servizi Sociali dopo il preliminare alla Comunità Montana vinto da De Mita-D’Amelio.

                                                                                                       

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