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In difesa dei poeti del Sud: altre importanti adesioni

29.09.2012, Il Corriere

Poesia del Sud, c’è anche la Basilicata

Arriva anche dall’Assessore alla Cultura della Regione Basilicata Vincenzo Viti una decisa presa di posizione a favore dell’iniziativa promossa dal Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud di richiesta di revisione delle “Indicazioni nazionali”. Già Paolo Saggese, nel mese di luglio, insieme a Peppino Iuliano, ad Alessandro Di Napoli, a Salvatore Salvatore e Alfonso Nannariello, aveva sollecitato due mesi fa l’Assessore.

Il 28 settembre, finalmente, dietro sollecitazione del professore Alessandro Quasimodo (nella foto, ndr), figlio del Premio Nobel e nipote di Elio Vittorini, il sostegno alla battaglia. L’adesione della Basilicata si affianca a quelle di Alberto Asor Rosa, Alessandro Quasimodo, Gerardo Bianco, Ugo Piscopo, Giuseppe Panella, Francesco D’Episcopo, Pino Aprile (con il libro “Giù al Sud”, Piemme edizioni), e alle interrogazioni parlamentari e al Senato degli ultimi mesi, alle adesioni ufficiali della Regione Campania (su proposta del Consigliere Rosetta D’Amelio), della Regione Calabria, della provincia di Avellino (su proposta del Consigliere Franco Di Cecilia), dell’Amministrazione comunale di Bagnoli Irpino (su proposta dell’Assessore Luciano Arciuolo), della GCIL di Avellino, della FLC CGIL, dell’Archivio storico, di cinquanta scuole del Sud.

«Non si tratta – spiega Viti – della banale o trita rivendicazione di un localismo letterario del tutto fuori luogo, ma di sollecitare una urgenza che nasce dalla considerazione che non si possa espungere dal percorso di formazione morale e intellettuale delle nuove generazioni opere e figure di quanti hanno rappresentato, attraverso la letteratura, storia, società, sentimento civile, pensiero di un Mezzogiorno così indissolubilmente iscritto nella vicenda unitaria del Paese e nella storia dell’Europa e del Mondo».

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27.09.2012, Il Corriere

In difesa dei poeti del Sud la voce di Quasimodo jr

Arriva da un nome di prestigio come quello di Alessandro Quasimodo, regista e attore affermato, figlio del Premio Nobel Salvatore e nipote di Elio Vittorini, pieno sostegno della battaglia del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud. Da mesi, infatti, l’associazione irpina chiede una revisione delle “Indicazioni nazionali” (DM 211/10), che accompagnano il riordino dei Licei (DPR 89/10), Indicazioni nelle quali per quel che riguarda il Novecento non si fa menzione degli autori a Sud di Roma.

L’iniziativa di Paolo Saggese, Giuseppe Iuliano, Alessandro Di Napoli, Salvatore Salvatore, Alfonso Nannariello e degli altri componenti del Centro può contare, dunque, su nuova importante adesione, dopo quelle di Alberto Asor Rosa, Gerardo Bianco, Ugo Piscopo, Giuseppe Liuccio, Giuseppe Panella, Francesco D’Episcopo, Pino Aprile (con il libro “Giù al Sud”, Piemme edizioni), e dopo le interrogazioni parlamentari (promosse dagli onorevoli Burtone e Grimaldi) e al Senato (del Senatore Vita) degli ultimi mesi, le adesioni ufficiali della Regione Campania (su proposta del Consigliere Rosetta D’Amelio), della Regione Calabria, della provincia di Avellino (su proposta del Consigliere Franco Di Cecilia), dell’Amministrazione comunale di Bagnoli Irpino (su proposta dell’Assessore Luciano Arciuolo), della GCIL di Avellino, della FLC CGIL, dell’Archivio storico, di cinquanta scuole del Sud. Grazie alla voce di Alessandro Quasimodo, attraverso la mediazione del poeta Giuseppe Liuccio, la questione potrebbe presto tornare al centro del dibattito nazionale.

Nel lungo articolato intervento, che sarà edito di recente nel volume “Faremo un giorno una carta poetica del Sud” (A cura di Alessandro Di Napoli, Giuseppe Iuliano, Alfonso Nannariello e Paolo Saggese, Delta 3 edizioni), Alessandro Quasimodo parte dalla definizione desanctisiana di letteratura (“E’ il senso intimo che ciascuno ha di ciò che è nobile e bello”) per chiarire che la sua non è una presa di posizione “personale” e familiare, ma un atto di tutela della dignità della scuola, della dignità del Sud, del rilievo, che si deve dare alla Letteratura del Sud, fondamentale per comprendere la storia del nostro Paese. Quasimodo si interroga su «come sia possibile che, nelle “Indicazioni nazionali” che accompagnano il riordino dei Licei, relativamente al Novecento non vengano menzionati scrittori e poeti a Sud di Roma. Qualcuno potrebbe erroneamente pensare che la mia presa di posizione sia dovuta al fatto che di questa esclusione, priva del minimo fondamento razionale e culturale, sono vittima anche mio padre Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959, e mio zio Elio Vittorini; tuttavia, non è questo ciò che provoca la mia indignazione, cui si unisce quella di un folto numero di docenti e di operatori nel mondo della scuola e della cultura. Con quale criterio si possono escludere da un percorso, che dovrebbe essere un arricchimento personale e umano per ogni studente, i nomi di coloro che hanno rappresentato, attraverso le loro opere letterarie, la storia, la società, il modo di pensare di un Sud così irrinunciabilmente e intimamente legato all’identità stessa del nostro Paese? Mi riferisco a scrittori e poeti quali i già citati Quasimodo e Vittorini, seguiti da uno stuolo di autori come Sciascia, Bufalino, Gatto, Scotellaro, Brancati, Silone, Sinisgalli, Piccolo, la Ortese, Rea e molti altri».

Non ha dubbi Quasimodo, agli studenti dovrebbe essere trasmesso il valore delle opere letterarie «siano esse in prosa o in poesia, come tutte le forme d’arte, non hanno limiti spaziali né temporali, sono un patrimonio da cui attingere la significatività della nostra storia e della nostra tradizione, per guardare nitidamente e con speranza verso il futuro….. solo in questo modo, infatti, con un impegno costante e quotidiano, è possibile costruire una cultura viva, vissuta intimamente, nella valorizzazione di una dimensione psicofisiologica della persona».

Quindi ribadisce la necessità di educare alla lettura della poesia che continua ad avere pochi lettori «non solo, proprio la scuola ci ha abituato ad affrontare le opere dei poeti sulla scorta dei commenti e degli apparati di note che guidano la lettura, sacrificando invece un approccio al testo poetico che sia esplorazione individuale e libera, slegata da interpretazioni esterne e precostituite. Essa è certamente una delle forme artistiche che più risente delle trasformazioni culturali legate allo sviluppo della società moderna; escludere dunque dai libri di testo e dalle antologie scolastiche l’opera dei poeti del Sud significa non soltanto mutilare brutalmente la nostra tradizione letteraria, ma anche privare gli studenti del diritto a poter scegliere quali autori leggere e meditare. Attraverso i loro scritti, è possibile avvicinarsi ad una visione del mondo che trae la propria peculiarità dalla realtà in cui quegli autori vissero e dalla quale successivamente si staccarono. Furono molti gli scrittori e i poeti, che, come mio padre, partirono con un “mantello corto” sulle spalle per cercare fortuna in quel Nord tanto lontano e, al tempo stesso, bramato come promessa di riscatto” ».

                                                                                                       

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