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“Invasioni Irpine”, seconda tappa a Gesualdo

22.11.2014, L’inizitiva

L`associazione socio culturale Palazzo Tenta39, in collaborazione con Terre del Lupo, associazione culturale Anthemis, Asbecuso Solofra e Astrea Gesualdo (associazione sapere e sapori), nell`ambito del progetto di conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico /artistico provinciale, organizza per domenica 23 novembre ore 14:30(appuntamento in Piazza Neviera) la “Seconda tappa delle “Invasioni Irpine”.

La data di questo evento non è casuale. In quel giorno ricorre l’anniversario del terremoto del 1980 e abbiamo trovato che unire decine e decine di ragazzi in quel giorno, in un luogo degnamente ricostruito in seguito a quella brutta piaga per l’Irpinia, sia emozionante e motivo di orgoglio per tutti noi.

Avremo il piacere di ammirare:

– Centro storico ed il suo castello
– Palazzo Mattioli e Palazzo Pisapia del XII sec.
– Piazza Canale e ritornio a Piazza Neviera dove visiteremo la Chiesa del SS. Rosario.
– Via Municipio e Piazza Umberto dove visiteremo il “Cappellone”
– Via Roma ( Chiesa di Santa Maria della Pietà e la Chiesa dell’Addolorata )
– Chiesa di Santa Maria delle Grazie con annesso Convento dei Padri Cappuccini, ove si trova la cella dove alloggiò Padre Pio da Pietrelcina

Amanti di Storia, arte, cultura, fotografia… armatevi di passione e di macchine fotografiche ed “invadiamo” digitalmente Gesualdo!

La partecipazione e le visite guidate sono completamente gratuite. I partecipanti devono raggiungere l`appuntamento con mezzi propri.

Per info 3280930752

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L’altra faccia dell’Irpinia

Venite a Gesualdo, con gli occhi per guardare… altro che trivelle

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Gesualdo è la capitale di quell’Irpinia che vuole riscoprirsi, è la sublimazione di questa terra, è un libro che racconta di una suggestione fatta di storia, di leggende, di odori e di colori.

Articolo di Marco Staglianò (dal sito www.orticalab.it)

Ripartiamo, non per caso da qui. Arriviamo a Gesualdo, in piazza, quando il paese s’è appena svegliato. Ad accoglierci c’è un sole caldo ma timido che illumina il poderoso Castello, che fu dimora di Carlo, e la facciata della Chiesa del Rosario che al castello guarda, come in un dialogo muto che percorre i secoli. Pare che tutto si risolva lì ma è solo un’impressione, Gesualdo è uno scrigno che si scopre poco alla volta, un arcobaleno che concede un colore dopo l’altro.

Guadagniamo la salita che ci conduce al castello, i cui lavori di restaurazione stanno per essere completati, e ci fermiamo al cospetto di quelle mura, le cui prime pietre furono fissate nell’anno 650. Entriamo con fare discreto, il passo rallenta e si fa gentile, persino i rumori delle maestranze a lavoro si fanno armonia. Qui tutto parla di Carlo Gesualdo, ogni pietra racconta della sua anima inquieta. Saliamo, oltrepassiamo uno spazio dopo l’altro sino a ritrovarci dall’altro versante del castello dove è facile raccogliere l’Irpinia in una mano: s’intravedono i vigneti che danno su Paternopoli, a destra c’è il monte Tuoro che imponente osserva le valli, dall’altro versante s’intravede Frigento e tutt’intorno, sullo sfondo, le vette di questa terra aspra, di quest’isola senza mare. Proprio da lì, all’ombra di quelle logge, gli occhi, scorrendo, finiscono con il perdersi tra i tetti e i vicoli del centro storico, perfettamente ristrutturato.

Anche qui a Gesualdo le case sembrano abbracciarsi l’un l’altra, soprattutto in questo periodo, quando il sole ancora si concede con il suo tepore mentre il freddo avanza con gli odori dell’inverno che è di là da venire. Si abbracciano l’un l’altra e si arrampicano a ridosso del castello che tutto sovrasta. Vicolo dopo vicolo, arriviamo a Palazzo Pisapia. Stupendo, perfettamente restaurato, al suo interno nasconde mille segreti, stanze e saloni, luoghi che chiedono di essere vissuti, di essere restituiti al mondo con tutta la storia che raccontano. E lo stesso vale per Palazzo Mattioli, che sorge dall’altro versante del vicolo e si congiunge con Palazzo Pisapia. Eppure sono luoghi vuoti, utilizzati solo per ospitare qualche convegno, ma nella sostanza chiusi al mondo. Tra quei corridoi e quelle stanze la storia si concede come dama discreta, se ne avverte il peso e se ne avvertono gli odori. Siamo nel cuore dell’antica Gesualdo, sotto il castello, tra vicoli e vicoletti dove ogni tanto fa capolino un gatto, tutt’al più un vecchietto che arranca con il suo bastone.

Scendiamo sino ad arrivare all’antico teatro, una cavea in pietra irpina come il resto del centro storico, che affaccia come un balcone naturale sulle valli che si perdono sino all’orizzonte. Risaliamo il dedalo di vicoli che ci aveva condotto sin qui e ci affacciamo sull’altra parte del centro storico, quella che conduce al rione Afflitti, dove c’è il canalone con l’antica fontana. Qui ogni rione ha la sua, perché così volle Carlo. A cento metri c’è la chiesa che dà il nome al rione, mentre proseguendo per il canalone ci si imbatte in una scalinata ripida che conduce sino alla piazza che ci ha accolti quando siamo arrivati. La cosa straordinaria è che a Gesualdo tutti i punti di fuga conducono al paesaggio, da qualsiasi punto del centro storico è possibile imbattersi con lo sguardo nelle valli e nelle montagne che fanno da corona al borgo, pare quasi di essere in un luogo sospeso nel tempo e nello spazio.

Riattraversiamo la piazza e scendiamo verso il Municipio. A destra, adiacente al muro che fa da recinto alla piazza, giace dormiente un’altra fontana. A pochi metri si erge il Cappellone, Chiesa costruita nel 1700 che domina Piazza Umberto primo. Al centro della piazza sorge l’ennesima fontana, alle cui spalle, immobile e bellissima, c’è la Chiesa di San Nicola, Patrono dei gesualdini, oggi in restauro. Ci sediamo sul muretto che confina la piazza, alle nostre spalle l’Irpinia, di fronte a noi il borgo intero. Non è ancora finita, tutt’altro. Dall’altra parte del Paese, quella che dà verso l’Ufita, c’è ancora un mondo da scoprire.

C’è, innanzitutto, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie che ospita un convento di Cappuccini. Sull’altare domina la Pala del Perdono, sintesi della storia di Carlo Gesualdo che lì è dipinto al fianco dello zio, Carlo Borromeo, che per Lui chiede indulgenza a Dio. Una tela nella quale s’incrocia la vita tutta di Carlo, i suoi peccati e la sua redenzione. Ma qui, proprio qui, ha vissuto anche San Pio da Pietrelcina, nel 1909. Da novembre a dicembre di quell’anno, ancora giovane, Pio visse qui, afflitto da un profondo malessere.

Questa, ci dice chi ci accoglie, fu l’ultima tappa prima del ritorno a Pietrelcina, dove divenne Santo. Le stanza di San Pio è lì, ci sono i suoi libri, il suo letto, tutto il suo mondo. Usciamo da quel luogo sacro, felici di aver visto quel che nemmeno immaginavamo potesse esserci e ci incamminiamo verso San Rocco, un’altra chiesa che dà su una piazza dalla quale si scorgono le valli precluse agli occhi del castello, e poi più avanti c’è Sant’Antonino, chiesa oggi sconsacrata dalla facciata di color rosa, appoggiata lì tra una casa e l’altra.

Abbiamo quasi finito, stanchi di tanta bellezza, quasi sgomenti. Manca solo l’ultima tappa, la pineta. Una macchia di verde intensissimo che domina la parte alta del Paese, comincia lì dove finiscono le case, a pochi metri da dove potrebbero arrivare le trivelle. La tappa forse più bella, perché da lì si domina tutto, il castello appare lontano, si ha l’esatta percezione di quel che c’è tutt’intorno, della bellezza di questi luoghi, di questo verde che fa da cornice a quei vicoli, a quelle chiese, a quelle pietre che puzzano di storia.

Gesualdo è la capitale di quell’Irpinia che vuole riscoprirsi, è la sublimazione di questa terra, è un libro che racconta di una suggestione fatta di storia, di leggende, di odori e di colori. Una suggestione che va salvaguardata e coltivata e che non può essere sacrificata sull’altare di uno sviluppo, vero o presunto che sia, fatto di trivelle. No, non ci può essere spazio per nulla di tutto questo: né a Gesualdo né altrove. E basterebbe venirci da queste parti, ma con gli occhi per guardare…

                                                                                                       

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