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“Junction”, il racconto e le emozioni del regista Martin Di Lucia

17.02.2015, Articolo-intervista di Federico Lenzi

E’ online “Junction”, mediometraggio diretto da Martin Di Lucia e scritto da Andrea Manna con Davide Pellino.

In venti minuti va in scena la vita quotidiana di un giovane qualsiasi: il lavoro, gli amici, l’amore, i problemi… Tematiche molto attuali risaltano all’occhio di uno spettatore attento. La prima è quella del lavoro che spesso manca per i giovani e costringe ad adattarsi a lavoretti occasionali, o a subire le angherie dei potenti. Da qui nascono poi i problemi finanziari che scontrandosi con l’indifferenza delle banche, spingono sempre più persone nelle mani degli usurai e della micro-criminalità. Successivamente si vedono atmosfere e disagi tipici dell’Irpinia. Una delle prime province per numero di suicidi a livello nazionale. Il protagonista viene a vivere situazioni di disagio esistenziale e di depressione, ma sono presenti anche momenti per gli amici e per una storia d’amore nei densi minuti di “Junction”.

Il tema dell’opera sono le coincidenze, le fatalità e le occasioni perse. I tanti piccoli momenti che nel viverli ci sembrano irrilevanti ed invece finiscono per cambiare radicalmente il corso della nostra permanenza su questa terra. Sono le coincidenze a dettare il ritmo e l’evolversi di “Junction”. Tutto il film passa attraverso un medaglione, un dollaro d’argento appeso a una collana. Quest’amuleto passerà nelle mani delle varie comparse, meri testimoni, perché a diventare prepotentemente protagonista di “Junction” è il corso della vita. E’ il destino, che ci si voglia credere o meno. Il successo o la sconfitta, la vita o la morte, la depressione o la vita… tutto passa per quel pezzo d’argento. Vari sono i punti di vista che vengono ad avvicendarsi freneticamente all’interno del corto. Poco lo spazio lasciato alle riflessioni durante questo film capace di avvincere gli spettatori; ma che si ripresenta poi a chiedere il conto e le dovute riflessioni sulla caducità della vita. Ovviamente non possiamo raccontarvi il film, ma vi avvertiamo che nulla è scontato in “Junction” e che alla fine di questo tormentato percorso esistenziale il protagonista dovrà perdere qualcosa: il lavoro o la vita…

“Junction” è una produzione di Andrea Manna, Davide Pellino, Alfonso Sandullo e Andrea Galluccio; inoltre ha visto la partecipazione di Aldo Barone, Gianluigi de Falco, Andrea Galluccio, Ines Nappa, Alessio Santinelli, Luca Zullo, Luigi Fedele, Federica Capozzo, Andrea Manna, Davide Pellino, Attilio di Gaeta, Luigi Ferrante, Grazia Iannino, Alfonso Sandullo e Alessandro Ardita. Tutto lo staff di questa produzione è irpino.

In questa intervista Martin Di Lucia ci racconterà a fondo “Junction” e la sua passione per le arti audio-visive. (Onde evitare delusioni a fine intervista precisiamo fin da subito che abbiamo dimenticato di chiedergli se ci sarà “Santa Nesta di sangue 2”)

1) Innanzitutto, come è nata questa passione per le arti audiovisive e come si è andata sviluppando?

Nasce dalla passione per le storie, siano esse scritte, raccontate, o anche solo immaginate. Amo le storie e trascorro molto tempo a leggere, guardare film e serie televisive.

La passione per il cinema come ‘spettatore’ è sempre stata presente in modo particolare, e da li al voler utilizzare il mezzo ‘video’ per dare vita alle mie di storie, il passo è stato molto breve, complice anche la presenza in casa, sin dall’infanzia, di macchine fotografiche analogiche e videocamere a cassette VHS con cui ho sempre ‘marchingegnato’.

Ma il segnale decisivo che ha dato il via a tutto è senza dubbio ‘Santa Nesta di Sangue’, corto nato per gioco, tra amici, diventato poi un piccolo cult, che mi ha spinto ad interessarmi più a fondo alla produzione audio-video.

2) Come nasce il film “Junction”?

Esattamente un anno fa sono stato contattato da Davide Pellino (uno degli autori e produttori del film), che conoscevo dai tempi in cui suonavo in diverse band metal di Avellino, proponendomi di dirigere una storia scritta insieme ad altri ragazzi.

La sceneggiatura mi è sembrata da subito molto complessa, il che ha rappresentato una bella sfida per me dirigerla, ma avevano già pronto un piano di produzione e lavorazione molto dettagliato, e ho capito che era un’ottima chance per confrontarmi con un testo non scritto da me e di poter lavorare con un team di persone dalle idee chiare e al contempo aperte a nuove interpretazioni e dall’attitudine al lavoro molto concreta.

3) Parliamo ora della trama del film, come delle piccole cose possono cambiare il corso della nostra vita.

Questo è il punto che mi ha spinto ad accettare la regia del film ancor prima di conoscere tutti i punti della trama, la tematica della casualità, del “e se invece…”. Credo sia un interrogativo che accompagni ognuno di noi per tutta la vita, quello di chiederci come sarebbero andate le cose se avessimo compiuto una scelta piuttosto che un’altra, e sono rimasto affascinato dal modo in cui gli autori hanno affrontato  questo tema nella sceneggiatura: quello delle scelte e delle conseguenze che esse innescano, generando un paradosso che fonde e confonde i piani spazio-temporali, scindendoli e riunendoli, per poi giungere ad un epilogo davvero spiazzante.

4) Passiamo alla tecnica di questo film: inquadrature curate nel minimo dettaglio senza dialoghi e di media lunghezza.

Innanzitutto la scelta stilistica di non includere alcun dialogo nel film è una scelta che ho sposato fin da subito. L’idea di lasciare che fossero le espressioni degli attori a comunicare emozioni e stati d’animo ci è sembrata già di per sé molto efficace.

Per quanto riguarda lo storyboard, ovvero la scelta delle inquadrature di ogni singola scena, ho effettuato insieme ai produttori dei sopralluoghi preliminari su tutte le location scelte per girare, ed è li che sono intervenuto con le mie idee per quanto riguarda inquadrature, movimenti macchina e distanze focali da utilizzare.

Per il lavoro di scenografia e production design il merito va tutto alla crew che ha svolto un lavoro davvero fantastico nel preparare ogni singola scena per le riprese e per la scelta delle location.

5) Questa  produzione è molto diversa da ciò che solitamente riempie le sale dei cinema, ci racconti il mondo di questa piccole produzioni indipendenti?

E’ un mondo talmente piccolo che nessuno, al di fuori di chi ci vive, sa che esiste.

Lavorare in ambito commerciale è già difficile di per sé, pochi ci riescono e sono sottoposti a molti compromessi, non riuscendo ad esprimere la propria creatività fino in fondo. Mentre realizzare un prodotto meramente artistico diventa ancora più arduo, poiché nessuno è interessato a finanziare qualcosa che non è concepito per essere venduto e da cui non c’è nulla da ricavare economicamente.

Su questo ho trovato un’intesa ideale con gli autori e produttori, che hanno finanziato interamente di tasca propria la realizzazione del film, senza alcuno sponsor o product placement (l’inserimento di prodotti commerciali all’interno dei film), operazione molto in voga tra i videomaker dell’ultima generazione.

Ciò nondimeno, il lavoro di scrittura, produzione e organizzazione di tutte le fasi di lavorazione, è stato altamente professionale e preciso, cosa che non ci si aspetterebbe in un progetto con nessun fine commerciale.

L’obbiettivo di ognuno era quello di realizzare qualcosa che avesse valore innanzitutto per noi.

6) Nel corto passano scene della vita quotidiana di un giovane: il lavoro, l’amore, gli amici… cosa significa essere giovani in questo determinato frangente storico in una terra come l’Irpinia?

Significa rimanere giovani più a lungo di quanto ci si aspettasse, ed essere vecchi già da giovani, un paradosso degno di Junction 2. (ride)

7) Infine, ultima domanda… nei suoi corti come nelle sue foto notiamo sempre un attenzione per l`abbandonato, per il dettaglio, per ciò che è trascurato: come mai?

Ho sempre avuto un debole per le cose dimenticate, abbandonate a se stesse, con le loro storie sconosciute cristallizate nella polvere. Credo che qualsiasi cosa, da un edificio fatiscente ad una sedia, ad una lattina sbiadita nell’erba, meriti rispetto per il solo motivo di essere rimasta nello stesso punto per chissà quanto tempo; dimenticata e ignorata ma pur sempre li.

Le persone vanno e vengono mentre le cose restano, continuano ad esistere.

JUNCTION: OFFICIAL TRAILER

                                                                                                       

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