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L’ arte di arrangiarsi

19.01.2015, Articolo di Alejandro Di Giovanni (da Fuori dalla Rete – Gennaio 2015, Anno IX, n.1)

L’Italia, con l’avvento dell’immigrazione, si scopre di colpo razzista, proprio come quei paesi ospitanti tanto biasimati dagli stessi italiani quando da immigrati rincorrevano speranze di agiatezza e maggior fortuna. Disposizione priva di ogni sorpresa per me, eravamo razzisti ma non potevamo dimostrarlo, eravamo le persone venute da lontano dall’aspetto esotico e poco familiare, e per questo non rassicurante, eravamo la minaccia per la quiete e un pericolo per il benessere dei nativi locali.

La storia fa il suo giro, così a casa nostra le vite disperate di uomini e donne che fuggono da guerra e miseria sono vite altre, eravamo noi appena qualche decennio fa, ma l’egoismo e l’ignoranza ci rendono così ciechi e sordi a volte da far precipitare una società moderna in un branco di animali guidati dal solo istinto primitivo. Quando viene meno la solidarietà, viene meno anche il concetto stesso di umanità che lascia il posto a esseri che si differenziano dalle bestie solo per il fatto di puzzare meno.

Ecco, allora, che il concetto di nazione e di patria si trasformano in paraventi forieri di sciovinismo che giustificano assurde rivendicazioni esclusive della sola specie autoctona, ecco allora marcire e ripiegare una massa di fanatici che giustificano le proprie miserie con il pretesto sempre confezionato del diverso. Se mai dovesse farmi specie un popolo, beh direi che è proprio quello italiano, sempre così predisposto all’affarismo, alla corruzione e al bigottismo.

La nostra società, così, veleggia mestamente verso un orgoglio, non potendone rivendicare altri, consistente nella sola casualità ereditata, e quindi monarchica, di uscire dalla pancia sotto un cielo più limpido e sopra una terra più fertile. La distrazione di massa del quinto potere, della scatola parlante nostra signora televisione e delle altre messe in scena mediatiche, ci ha resi sempre più inconsapevoli e precariamente felici, tanto da non riuscire a vedere oltre il nostro ovattato e tecnologico salotto, dove le bombe e la fame non appartengono a nessun film neorealista o di fantascienza, ma a un luogo dove la gente muore per davvero e da dove cerca di fuggire semplicemente per preservare un diritto sacrosanto a non morire di fame o innocentemente sotto i colpi dei proiettili, in un mondo dove la ricchezza del primo basterebbe al sostentamento del secondo e terzo mondo, e di tutti i pianeti della galassia simulatamente abitati.

Tra i nostri passati stenti, la fame e la guerra, e il nostro presente pacifico e opulento è passato troppo tempo, chi se lo ricorda più. Una nazione cattolica che si fregia delle sue radici con le molteplici rimostranze di riti dovuti non può vantarsi di nulla se non è prima di tutto umana e solidale con le persone bisognose.

Qui, a Bagnoli, dove la secolarizzazione ha subito un brusco arresto, ahimè, seguitate con l’illuminazione di simboli di fede, in nome quasi di un’anacronistica e insensata crociata, allora vai con la croce, vai con la Madonna… Folle ostentazione irrispettosa, a quando l’illuminazione delle menti? I bagnolesi sono sempre gli altri, e gli italiani sono solo i politici. Meglio continuare ad abitare il nostro fatato e sicuro salotto dei sogni, fortino della nostra agognata e fasulla innocenza, fuori è troppo torbido il cielo e troppo brulla la terra.

Gli altri? Che si arrangino pure…

                                                                                                       

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