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La nuova legge sui borghi e il Progetto Pilota ci salveranno?

30.09.2017, Irpiniapost.it (di Giulio D’Andreai)

Piccoli Comuni, una legge per restare

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castello-quagliettaUna legge per salvare i piccoli comuni, una battaglia per invertire i trend demografici. Da Roma è arrivata una forma di tutela per i borghi che non superano i cinquemila abitanti. Quasi tutti i paesi irpini, per fare l’esempio provinciale. Il disegno di legge è stato approvato in via definitiva con 205 sì e 2 astenuti al Senato. Primo firmatario il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci. In Italia sono 5.591 le realtà individuate, tremila delle quali risultano praticamente disabitate, senza servizi e senza speranze.

“Una bella giornata per chi vuole bene all’Italia: con il varo quasi all’unanimità del Senato possiamo finalmente brindare alla mia legge per la valorizzazione dei Piccoli Comuni“, ha detto Realacci. Di che parliamo praticamente? Viene istituito un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale. 10 milioni di euro per l’anno 2017. 15 milioni di euro all’anno dal 2018 al 2023. Riqualificazione dei centri storici, possibilità di convenzioni per i servizi postali e i trasporti. Banda ultra-larga e altro. Per esempio le farmacie potranno erogare nuovi servizi. Ma nella legge c’è spazio anche per le ciclovie turistiche. Ci sarà modo di approfondire i possibili effetti sulle aree interne del Sud, ma per adesso…

Un commento a caldo

A una prima lettura gli interventi ipotizzati non si discostano molto da quelli pensati per le realtà dei progetti pilota, come l’Alta irpinia. A una seconda non si può certo parlare di grosse somme. A una terza si può tranquillamente dire, e oggi è così per tutto, che molto dipenderà dall’organizzazione delle stesse piccole comunità. L’esempio potrebbe essere quello degli uffici postali, la possibilità dunque di stipulare convenzioni per ottenere i servizi. E’ una buona idea quella di demandare tutto ai territori? Non lo sappiamo, dipenderà appunto dai singoli territori.

Di sicuro lo Stato centrale prosegue nella sua strategia di destinare qualche risorsa per poi dire “ora tocca a voi”. La strategia responsabilizza i municipi insomma, ma forse è un’operazione culturale ambiziosa per determinati luoghi. Dopo la stagione dei tagli si dà in pratica la possibilità di riottenere qualcosa, ma se gli stessi borghi si spopolavano con la presenza di un ufficio postale non si capisce perché dovrebbero ripopolarsi una volta tornato lo stesso ufficio. Si dirà, “ma potete avere la banda ultra-larga, le ciclovie etc”. Certo, ma la predisposizione di un sistema ciclo-turistico richiede anni. E la banda larga non può essere l’unico incentivo per le aziende che altrove trovano infrastrutture digitali già avanzate. Il fatto che si pensi all’Italia nascosta è certamente positivo, questo è chiaro, ma è molto molto presto per esultare.

30.09.2017, Orticalab.it (di Maria Fioretti)

Non ci salverà il Progetto Pilota, non ci salverà la legge sui piccoli comuni: senza il fine i mezzi non valgono

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abbazia-del-goleto1Da oggi esiste una legge che tutela i piccoli comuni italiani. Il Senato ha infatti approvato (con 205 voti favorevoli) il provvedimento a firma del presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, scritto al fine di porre un argine allo spopolamento di quei paesi che, dal 1971, hanno visto ridursi il numero di residenti anche più del 20 per cento. I 5.591 Comuni interessati dal provvedimento occupano il 54 per cento del suolo italiano e rappresentano il 69 per cento del totale dei municipi.

All’interno del ddl – che ha visto la luce dopo tre legislature – è prevista l’istituzione di un fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale da 10milioni di euro per il 2017 e di 15milioni l’anno fino al 2023.

Nello specifico si tratta di: recupero e restauro dei centri storici, risorse per l’attuazione del piano per la banda ultralarga, ricorso alla rete telematica gestita per favorire il pagamento di imposte e tributi dove manca il servizio postale, garanzia di vendita dei quotidiani anche in questi comuni, promozione del consumo e della commercializzazione di prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta o a chilometro utile, con l’individuazione di specifiche aree per la realizzazione dei mercati agricoli per la vendita diretta, c’è anche la promozione cinematografica e culturale fatta attraverso eventi e progetti e poi la voce dedicata a trasporti e istruzione nelle aree montane e rurali con il collegamento dei paesi alle scuole e l’informatizzazione e la digitalizzazione degli istituti, infine si favorisce l’istituzione di centri multifunzionali per la gestione dei servizi ambientali, sociali, energetici, scolastici e postali.

E veniamo a noi, a questo territorio. In Irpinia ci sono 118 comuni, 101 contano meno – spesso anche molto meno – di 5mila abitanti. Cosa produrrà questa legge e quali saranno gli effetti concreti di queste risorse per il futuro dei borghi lo stabilirà la nostra capacità di gestire questa ennesima possibilità di crescita, perché di strategia per contrastare ed invertire lo spopolamento si parla da decenni, perchè è questo che sarebbe dovuto essere il Progetto Pilota Alta Irpinia (ricordiamo: ventiquattro comuni in forma associata che intervengono sullo sviluppo locale attraverso la gestione dei servizi).

Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha dichiarato che questa legge: «sancisce la specificità dei piccoli Comuni, fissa il principio basilare che questi centri hanno bisogno di politiche differenziate e di sostegno specifico rispetto alle loro peculiarità. Per questo occorre un finanziamento stabile, un bando destinato alle aree interne sul modello del bando periferie. Uno strumento di sviluppo affidato ai Comuni».

Ed è sull’affidamento ai Comuni che un po’ i polsi tremano e forse a ragione. Ricordiamo ad esempio come il Sindaco di Monteverde – nonostante il Progetto Pilota – abbia dato parere favorevole lo scorso anno all’installazione di trentacinque pale eoliche nel suo comune (eletto tra i borghi più belli d’Italia) solo per avere il ristoro o come il Borgo di Quaglietta abbia atteso vent’anni per un bando di affidamento che facesse partire l’albergo diffuso.

Noi lo sappiamo bene che l’erogazione di fondi pubblici non è la panacea di tutti i mali e sappiamo quanti danni ha provocato l’assistenzialismo a cui siamo abituati (piu’ del terremoto), e sappiamo che non è la propaganda a fornire un valido motivo per restare in questi piccoli comuni. Questo per dire che la legge è uno strumento, ma è necessaria la visione complessiva, come serve un’azione politica a sostegno di queste risorse in grado di investire in progetti veri che chiamino non solo persone, ma soprattutto altre occasioni di economia e di occupazione.

Guardiamo al bicchiere mezzo pieno, guardiamo a questo provvedimento come ad una decisione concreta che riconosce il valore di una realtà per troppo tempo sottovalutata. Va bene l’ottimismo, sono le scelte sbagliate che non ci possiamo più permettere.

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30.09.2017, Ansa.it

Ok alla legge ‘salva borghi’

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Rocca-San-FeliceAlla fine, dopo 3 legislature in cui il provvedimento era arrivato sempre a un passo dall’ approvazione senza riuscire a toccare il traguardo, il Parlamento approva il disegno di legge che sostiene e valorizza i piccoli comuni italiani. Al testo unificato, che porta la firma del presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, e di Patrizia Terzoni (M5s), il Senato dà il via libera definitivo praticamente all’unanimità: 205 sì e 2 astenuti. Il provvedimento prevede per l’anno 2017 lo stanziamento di 10 milioni. 

Diffusione della banda larga e misure di sostegno per l’artigianato digitale, ma anche semplificazione per il recupero dei centri storici in abbandono o a rischio spopolamento anche per la loro conversione in alberghi diffusi, con un connubio di tecnologia e green economy: sono questi alcuni dei punti di forza del disegno di legge per il sostegno dei comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti e dei territori montani e rurali.

Il provvedimento nasce da un testo presentato dal presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci (Pd) e ha impiegato tre anni per arrivare al voto dell’Aula. Il testo, che ora diventa legge, contiene misure che interessano 5.585 comuni, circa il 70% dei 7.998 comuni italiani, oltre il 50% del territorio nazionale. Ci vivono oltre 10 milioni di cittadini, il 16,59% della popolazione italiana. Nei Piccoli Comuni vengono prodotti il 93% delle DOP e degli IGP accanto al 79% dei vini più pregiati.

Il provvedimento contiene interventi di manutenzione del territorio con priorità per la tutela dell’ambiente e la prevenzione del rischio idrogeologico. Si prevedono poi interventi per la messa in sicurezza di strade e scuole e di efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico; l’acquisizione e riqualificazione di terreni ed edifici in abbandono; la possibilità di acquisire case cantoniere da rendere disponibili per attività di protezione civile, volontariato, promozione dei prodotti tipici locali e turismo; la realizzazione di itinerari turistico-culturali ed enogastronomici; la possibilità di acquisire binari dismessi e non recuperabili all’esercizio ferroviario da utilizzare come piste ciclabili.

Particolare attenzione è riservata ai servizi: è prevista ad esempio la possibilità per i centri in cui non ci sono uffici postali di pagare bollette e conti correnti presso gli esercizi commerciali. Per finire: arriverà la facoltà di istituire, anche in forma associata, centri multifunzionali per la fornitura di una pluralità di servizi in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica, postale, artigianale, turistica, commerciale, di comunicazione e sicurezza, oltre che per attività di volontariato e culturali. Via libera anche a interventi in favore dei residenti e delle attività produttive insediate nei piccoli Comuni, alla promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta e al loro utilizzo anche nella ristorazione collettiva pubblica.

Si istituisce poi un Fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2017 e di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni a venire dal 2018 al 2023, per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, destinato a finanziare investimenti diretti alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza di strade e scuole e all’insediamento di nuove attività produttive.

                                                                                                       

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