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La retta via, a sinistra

28.11.2017, Articolo di Ernesto Di Mauro ’94 (da “Fuori dalla Rete” – Novembre 2017, Anno XI, n.5)

Ernesto-Di-Mauro-con-la-nonna-MaricellaIl vento soffia nelle vele delle destre in tutto il mondo, anche in Italia. Le bocche dei soggetti di destra, soffiano forte sfruttando la crisi immigratoria, la crisi social-economica e le ingiustizie che colpiscono i più deboli. Sfruttano questi tempi per metterci gli uni contro gli altri, gli ultimi contro i penultimi. In questo momento storico di caos societario, e di conseguenza, politico, la sinistra annaspa, non riesce a riemergere dal profondo burrone in cui è caduta negli ultimi anni.

L’evoluzione della società, del mondo del lavoro e dell’economia, sembra aver fatto perdere la via maestra, l’obiettivo della sinistra: quello di essere dalla parte delle persone alle quali la vita non ha dato nessun privilegio, se non quello di nascere.

 Si è dimostrata debole davanti all’ascesa del neoliberismo, ha ceduto all’aumento delle diseguaglianze sociali, ha ceduto davanti alla questione morale, ha ceduto davanti alla perpetua ricerca di un sistema elettorale maggioritario, il quale avrebbe garantito al Paese quella tanto ricercata stabilità governativa, che comunque non è mai arrivata. Queste mancanze sembrano aver provocato una vera e propria mutazione nel mondo della sinistra e di conseguenza, la dispersione dell’elettorato, la maggior parte del quale si è rifugiato nell’astensionismo.

I cambiamenti nel mondo del lavoro sono stati quelli che hanno messo in evidenza per la maggiore la debolezza della sinistra. Una vera forza politica di sinistra è quella che si batte in primis per i diritti dei lavoratori. L’ultima rivoluzione industriale, ancora in corso, ha portato con l’innovazione tecnologica la perdita di milioni di posti di lavoro. Dove prima servivano 10 operai, oggi ne serve 1. E’ un fenomeno che non si può arrestare e sarà sempre peggio. Farsi carico di quelle 9 persone che hanno perso il lavoro dovrebbe essere l’ossessione della sinistra. Solo in questo modo può essere rimesso in cammino quel fenomeno di lotta di classe sociale che durante il corso della storia ha visto trionfi e conquiste di diritti e tutele per  i lavoratori. Nessun partito, nessun movimento, nessun associazione potrà mai far riavere lo stesso posto di lavoro a quei 9 lavoratori. Ma sicuramente è possibile reinserire in altro modo queste persone nel mondo del lavoro. Lo Stato possiede infrastrutture fatiscenti che hanno bisogno di costante manodopera e controllo, le scuole e gli ospedali presentano carenza di personale, la pubblica amministrazione negli ultimi venti anni ha sofferto degli peggiori tagli alla spesa della storia, gli avvenimenti terroristici ci obbligano ad aumentare la sicurezza nazionale. Quindi, solo ed esclusivamente con investimenti pubblici mirati nella scuola, nelle università, nell’amministrazione e nelle infrastrutture pubbliche è possibile ridare lavoro e dignità a quelle persone che lo hanno perso. Ma non è solo delle persone senza lavoro che si deve occupare la sinistra. Anche a quella piccola fetta di lavoratori che mantiene il posto di lavoro vanno garantiti i diritti e un giusto salario. Bisognerebbe regolamentare la distribuzione del profitto aziendale perché non è possibile che vi sia un’immensa disparità tra la mano d’opera e la dirigenza. Gli ultimi dati su scala mondiale ci dicono che il 90% per cento delle ricchezze si concentra nelle mani del 10% della popolazione. Ciò è ovviamente inammissibile.

Questo è la linea politica sul lavoro che dovrebbe avere un partito di sinistra coraggioso e coerente con la sua storia.

L’ultima legge sul lavoro in Italia, il Jobs Act, costato la bellezza di 5 miliardi di euro, ha previsto corposi incentivi agli industriali che stipulavano nuovi contratti a tutele crescenti ed ha abolito lo statuto dei diritti dei lavoratori ‘regolarizzando’ la figura del precario. Insomma ha aperto le porte agli imprenditori opportunisti che hanno assunto lavoratori per tre anni (il periodo degli incentivi) e poi hanno licenziato coloro che avevano assunto, sfruttando queste persone solo per gonfiarsi ulteriormente le tasche. Questa è una politica sbagliata, o meglio, non è una politica di sinistra. Bisognerebbe invece aumentare la tassazione dei grandi gruppi imprenditoriali che sfruttano l’innovazione tecnologica per incrementare i propri profitti, lasciando a casa persone senza ritegno, ed usare questi soldi per gli investimenti pubblici.

Le diseguaglianze sociali tra ricchi e poveri si ripercuotono anche sui servizi che lo Stato dovrebbe garantire in Italia: sanità ed istruzione.

Il definanziamento della sanità pubblica che è in atto da anni nel nostro paese ha provocato la perdita di migliaia di posti letto negli ospedali, e di conseguenza, l’esponenziale aumento del tempo di attesa delle liste. Questo va ovviamente a discapito delle persone con reddito basso o con senza reddito, le quali non hanno le possibilità economiche di andarsi a curare in strutture private. L’articolo 32 della nostra Costituzione cita: ‘’La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti’’. Questo è uno degli articoli della nostra costituzione che tutto il mondo ci invidia, ma va rispettato. De-finanziare la sanità è illegittimo eticamente e va contro la nostra Costituzione, nonchè porta verso la privatizzazione delle cure. Ragion per cui una forza di sinistra non può non opporsi a questo scempio morale. 

Per quanto riguarda l’istruzione le vittorie e le riforme passate hanno creato un sistema scolastico che è accessibile, per fortuna, a tutti. Chiunque, al di là del reddito familiare, ha la possibilità di istruirsi e conseguire il diploma di scuola superiore di secondo grado. Anche all’università la tassazione è giustamente distribuita grazie al nuovo modello Isee, eccezione per le ultime fasce dove un patrimonio di un miliardo di euro viene eguagliato ad uno di 200 mila. In diverse parti d’Italia gli studenti hanno agevolazioni su trasporti e ristorazione. Quindi, per quanto riguarda la struttura, la scuola italiana non è criticabile. La nostra istruzione pecca di qualità sia a livello di infrastrutture sia a livello del personale. Questo si riscontra dalle elementari fino e soprattutto nelle università. Aule troppo piccole senza misure di sicurezza, pochi spazi studio, nessun orientamento e e nessuna attività di tutoraggio, durante i corsi di laurea e nel post corso di laurea,  sono i problemi che uno studente oggi deve affrontare. Il diritto allo studio è garantito a tutti, ora bisogna incrementarne la qualità e le prospettive. I soldi ci sono: sono quelli con cui vengono finanziati dallo stato gli istituti privati che molto spesso assegnano titoli di studio con troppa facilità e superficialità. Basti pensare che è possibile conseguire due anni di scuola superiore in uno, oppure prendersi una laurea dietro un computer, con esami scritti esclusivamente a crocette.

Questi sono i temi su cui noi cittadini italiani ed elettori di sinistra vogliamo avere delle risposte. Bisogna ridare importanza ai contenuti e non alla comunicazione. Ai fatti e non alle facce.

Il sommo Poeta citava:- Nel mezzo del cammin di nostra vita mi trovai per una selva oscura che la retta via era smarrita!-. E’ lo stato in cui si trova la sinistra italiana.

Per tornare sulla retta via basta tornare a lottare per le cose giuste, di sinistra, certo

                                                                                                       

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