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Laceno, un angolo di Svizzera

29.10.2012, Il documento (di PASPER, Ottopagine)

Bagnoli Irpino e il suo altopiano descritti da viaggiatori e poeti. «L’onda pura del lago ai bagliori del sole risplende».

“Una specie di paradiso terrestre”, lo definirà in anni recenti, nel 1998, il noto enologo Luigi Veronelli, in una appassionata nota di viaggio su “La Gazzetta dello Sport” al seguito del Giro d’Italia. Ma già quasi mezzo secolo prima, nel 1947, un anonimo quanto brillante articolista del quotidiano “La Voce”, edito in Campania, aveva coniato un’espressione destinata a diventare classica, nonché estesa all’Irpinia tutta: un “angolo di Svizzera”.

La Svizzera dell’Appennino meridionale, già resa celebre da Giustino Fortunato sul finire del XIX secolo, è l’altopiano del Laceno, a Bagnoli Irpino, che in questi giorni – in occasione della Sagra del tartufo – riceve la visita e l’omaggio di un imponente flusso di turisti. La circostanza giusta per proporre ai lettori irpini ed ai numerosi visitatori di ogni parte della regione alcuni dei brani e dei versi più significativi dedicati da un secolo a questa parte allo stupendo paesaggio alpestre in terra d’Irpinia. A cominciare proprio dall’incipit di quel reportage de “La Voce” del 1947: “Là, in quella stupenda prateria, ora parzialmente dissodata dai nostri forti lavoratori irpini, là, ove le acque convogliate nella stagione delle pioggie formano il delizioso laghetto del Laceno e dove i primi raggi del sole, irradiano con la loro luce in un meraviglioso sfondo i massicci monti, tra i quali il Cervialto che è il più elevato della provincia di Avellino e che si erge superbo nella sua mole a salvaguardare da un nemico invisibile le ricchezze racchiuse entro la cinta di quella catena montuosa, là, rigoglioso e saturo di vita, si estende il noto altipiano Laceno”.

Quindici anni dopo toccherà a un giornalista di grande avvenire come Salvatore Rea far conoscere ai lettori della rivista nazionale del Touring Club “Le Vie d’Italia”, in un reportage del ’63 dal titolo Visita in Irpinia, le bellezze naturali e le potenzialità turistiche di quest’angolo incantato ma mai abbastanza ben gestito e valorizzato: “Che la regione si gioverebbe grandemente dalla nascita di un turismo moderno, è dimostrato dall’esempio di Bagnoli Irpino.

La graziosa cittadina, alta sulle boscose pendici del Cervialto, trae già una rendita sicura dal turismo estivo e invernale, avendo creato al piano di Laceno un centro alberghiero destinato a diventare più grande. (…) Un piccolo lago, in cui si specchia un albergo, è una bellezza di più. Su questo sfondo si vede sorgere il prodigio inatteso di un villaggio turistico. Le linde casette e i quattro alberghi conferiscono la sito un piacevole aspetto. Questo nuovo centro di soggiorno e di sport invernali (i campi di neve sono solcati da numerose piste), venuto su per iniziativa della gente di Bagnoli, è una prova parlante di come sia possibile attivare il turismo anche in Irpinia: una terra stupenda e solenne, che perciò stesso meriterebbe di essere tolta al suo isolamento e popolata di visitatori e di villeggianti”.

Nella prima metà del Novecento questo “angolo di Svizzera” aveva ispirato versi d’autore, forse non memorabili sotto il profilo letterario ma intensi e significativi nell’ispirazione e per quel senso di immersione nella natura e di simbiosi tra l’uomo e il paesaggio. Di chiara impronta dannunziana, ad esempio, sono i versi che dedica alla sua terra Belisario Bucci, eclettica e indimenticata figura di artista e intellettuale nonché primo sindaco di Bagnoli Irpino all’indomani della Liberazione:

Monte sublime, creator d’un vate,
Isevano novello, sul cui piano
corrono quale d’Isara onde gelate,
codesto gigante in suol italiano
esulta al fin che no, non più sprezzate
le tue ricchezze vestivano invano:
Italo Genio già te l’ha scavate
nudando il seno tuo sacro ad Umano
Onnipotente ardor di patrio aspetto
Laceno t’ha scoperto al mondo intero,
e a te richiama ammiratore il saggio
nuovo cammino il tuo silvestro aspetto.
Zaffiro vi rende, e indica un sentiero
invitando i più dotti a farti omaggio.

Di tono più dimesso e lineare, ma forse ancor più apprezzabile per la genuina sincerità dello sguardo e finanche per una velata ironia, è la poesia che all’altopiano irpino (storica sede di esercitazioni militari) dedica agli inizi del ‘900 il poeta Lorenzo in un volumetto di grande successo all’epoca, Il canzoniere del soldato, edito nel 1902 a Genova dai fratelli Pagano. I versi, come ci informa in nota l’autore, furono scritti nel luglio dell’anno precedente e proposti ai lettori con il titolo Tiri di guerra (Al piano di Laceno):

Molle d’erbe foltissime si stende,
ondeggiante alle brezze, il verde piano:
aspra cima di monti lo difende
dai venti alpestri e dallo sguardo umano.

L’onda pura e tranquilla del montano
lago ai bagliori del sole risplende;
sparano i fanti e l’eco di lontano
nei chiusi monti risonar s’intende.

Una giovenca attonita ci guarda
di mezzo al bosco e volge lentamente
l’ampia pupilla pensierosa e tarda.

Oh, lei felice, che, nella ridente
verde pace del piano, non s’attarda
l’odio a sventare dell’umana gente!

                                                                                                       

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