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Le assenze sospese di “In the mood for love”

26.07.2017, Rubrica “Fettine dalla Cinemacelleria”, di Corinne Caputo (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2017, Anno XI, n.3)

Corinne-Caputo“Fu un momento imbarazzante. Lei se ne stava timida, a testa bassa, per dargli l’occasione di avvicinarsi ma lui non poteva, non ne aveva il coraggio. Allora lei si voltò e andò via”.

Con queste parole inizia “In the mood for love” il film del 2000 diretto, prodotto e sceneggiato dal regista cinese Wong Kar-wai e , forse, queste stesse parole basterebbero a racchiudere il senso dell’intero film. E’ la storia di una vita fatta di scelte, o meglio, del rimorso per non aver avuto il coraggio di farle. E’ il paradosso del gatto di Schrodinger.

Siamo a Hong Kong nel 1962. Per una coincidenza del destino, nello stesso giorno la signora Chan (Meggie Cheung) e il signor Chow (Tony Leung Chiu-wai), entrambi sposati, affittano una stanza in due appartamenti adiacenti ed eventualmente verranno a scoprire che i rispettivi coniugi sono legati da una relazione. Faranno affidamento uno sull’altra, e tra loro sboccerà un desiderio, fatto di sguardi e brevi incontri, che sembrano riuscire ad abbracciare solo quando si calano nella vita degli altri.

in-the-mood-for-loveUna trama apparentemente semplice diviene la piattaforma per profonde e commoventi riflessioni sulla vita. E’ un film sull’amore ma anche sul tradimento, la perdita, la lealtà verso gli altri e verso se stessi, le occasioni mancate, la memoria, il tempo che passa inesorabile, la solitudine e molto altro.

Delicata come un sussurro, la regia di Wong si muove con eleganza tra ambienti fatti di colori caldi e suadenti, creando geometrie di una straordinaria bellezza. In modo lento scandisce il fluire del tempo, forse il vero protagonista del film, anche grazie alle musiche che sembrano accompagnare e sostenere i movimenti dei due attori principali. Le inquadrature hanno qualcosa di voyeuristico, un occhio discreto che si posa sulla scena dagli angoli della stanza, attraverso il vetro impolverato della memoria. Memoria come assenza, quella dei rispettivi coniugi la cui presenza aleggia durante tutto il film, quella della persona amata, quella che caratterizza l’evocazione nostalgica di un amore non vissuto.

 

                                                                                                       

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