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L’eccellenza in arancione. Ecco i 227 superborghi d’Italia

23.01.2018, La Repubblica.it

Da Gressoney a Opi, sono 19 le new entry nell’edizione 2018 dell’iniziativa firmata Touring Club. La Toscana guida la graduatoria per regioni delle piccole realtà premiate per il loro impegno nel preservare bellezza e tradizioni. E grazie al riconoscimento i villaggi si ripopolano.

chiusi-di-pesio-borghi-d-italiaNelle “Terre della resilienza” sono tornati i giovani. Lì, nel piccolo borgo di Morigerati, 70 anime immerse nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, i ragazzi dopo gli studi universitari sono tornati a casa e con agricoltura sociale, produzione di cibo locale, offerta di escursioni sul dorso di asini e trekking in mezzo alla natura hanno fermato lo spopolamento e rilanciato il turismo. Dal 2011, da quando Morigerati è una bandiera arancione, gli arrivi turistici sono aumentati del 68%, dando speranza e futuro. 
 
Quello che è accaduto in questo piccolo centro è solo uno dei tanti esempi di “buone pratiche” premiate ogni tre anni dal Touring Club Italia che dal 1998, da un’idea nata in Liguria, insignisce con le sue bandiere arancioni i borghi più virtuosi, belli e culturalmente impegnati a preservare i loro territori in tutta Italia. 
 

Quest’anno, a 20 anni dalla nascita dell’iniziativa, il Touring ha scelto 19 nuove bandiere (annunciate oggi) tra centinaia di candidature arrivate da tutte le regioni: siamo così a 227 borghi “arancioni” nell’intero Stivale. Il programma, va ricordato, è dedicato ai comuni con meno di 15mila abitanti e l’obiettivo delle “bandiere” è quello di aiutare la valorizzazione dell’entroterra, del suo paesaggio, storia e delle tipicità apportando un miglioramento nell’economia e nel turismo del luogo. 

 
Ogni tre anni il Touring, con un “costante monitoraggio della qualità dell’offerta turistica”, aggiorna la sua lista ampliandola e verificando se i comuni mantengono gli standard richiesti: negli ultimi 20 anni, su oltre 2.800 candidature, solo l’8% ha ottenuto il riconoscimento ma quelli premiati hanno avuto benefici importanti come il + 45% degli arrivi turistici e il + 83% di strutture ricettive (in media dall’anno di assegnazione). 

 
 
I PIÙ PREMIATI – Ad oggi, a guidare la classifica dei più arancioni d’Italia c’è la Toscana (con 38 riconoscimenti), seguita da Piemonte (28) e dalle Marche (21). Gli esempi dei borghi che hanno saputo rilanciarsi sono tanti e tutti carichi di idee e iniziative, come quello medievale di Monteriggioni, certificato dal 2004, che con il suo Slow Travel Fest racconta il viaggiare lento; o come Civita, 900 abitanti, che in sette anni dal riconoscimento ha visto un incremento dell’80% dell’offerta turistica nonostante la Calabria sia nelle basse posizioni della classifica Touring (15esima). E poi c’è ad esempio Airole, 400 cittadini, borgo ligure dove vivono tanti stranieri come olandesi, tedeschi e francesi che hanno fatto della multiculturalità un sistema per rilanciare turismo e occupazione.
 
I NUOVI BORGHI
– Sono 19 i nuovi borghi arancioni annunciati nel 2018 e fra le regioni spiccano Piemonte (quattro comuni), Lombardia e Abruzzo (tre ciascuno). Ci sono luoghi come Gressoney Saint Jean (AO) capace di proporre il suo Castel Savoia, dimora estiva della regina Margherita, passeggiate meravigliose lungo valli dove si degusta la Toma di Gressoney o il violino di capra, salume tipico della zona. 
 
Oppure realtà come San Vito al Tagliamento e la sua Piazza del Popolo carica di storia, o Bellano, sulle sponde del Lago di Como, che con la sua gola naturale “Orrido” attira i visitatori per un viaggio fra marmitte e suggestive spelonche. E ancora la Chiusa di Pesio e le sue colline ricoperte di castagni secolari oppure Ozzano Monferrato e le sue tradizioni gastronomiche e artigianali locali, come i biciulant d’ausan, dolce del periodo pasquale, e il ricamo a chiacchierino; e infine l’Aliano descritta in “Cristo si è fermato a Eboli” da Carlo Levi. 
 
TUTTI I BORGHI – Gressoney Saint Jean (AO), Agliè (TO), Chiusa di Pesio (CN), Gavi (AL), Ozzano Monferrato (AL), Almenno San Bartolomeo (BG), Bellano (LC), Pizzighettone (CR), Maniago (PN), San Vito al Tagliamento (PN), Santa Fiora (GR), Frontino (PU), Serra San Quirico (AN), Fara San Martino (CH), Lama dei Peligni (CH), Opi (AQ), Aliano (MT), Oriolo (CS), Taverna (CZ).
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27.03.2015, Qualche domanda ai nostri sindaci (di Francesco Picariello – Orticalab.it)

Bandiere arancioni: ennesimo schiaffo all’Irpinia del Turismo

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Nell’aggiornamento triennale fatto dal Touring Club Italiano, l’Irpinia risulta ancora una volta assente. Eppure due mesi fa eravamo tutti entusiasti….

Nessuna bandiera arancione per l’Irpinia, e sarà così per i prossimi tre anni. Di oggi l’aggiornamento triennale del Touring club italiano che promuove a portatori delle eccellenze turistiche e paesaggistiche nazionali 204 comuni, con cinque nuovi entrati, tutti del sud: peccato che siano in Puglia (tre, ovvero Specchia, Corigliano d’Otranto e Troia) e Calabria (Bova e Gerace). E noi?

Solo due mesi fa, da testuale nota dello stesso TCI «Erano presenti (all’incontro per la presentazione del progetto Bandiere Arancioni per l’Irpinia, ndr) sindaci e amministratori comunali davvero entusiasti delle potenzialità della certificazione di qualità del Touring; sicuramente, almeno dalle dichiarazioni fatte in sala, già certi dell’imminente candidatura; tra questi i sindaci di Mirabella Eclano, Monteverde, Montemarano, Summonte, Mercogliano, Atripalda e Sant’Angelo dei Lombardi», insieme a molti altri sindaci o a tutta la pletora di sigle ed associazioni che in queste occasioni non mancano mai.

Senza troppi giri di parole, abbiamo perso un enorme treno di riqualificazione certificato a livello nazionale e qualche domanda va fatta, nella speranza che qualcuno si assuma l’onere di rispondere

1) Tra i comuni che hanno manifestato interesse al convegno, quanti realmente hanno fatto la richiesta per entrare a far parte delle Bandiere Arancioni?

2) Per chi ha fatto la richiesta: quali sono stati i motivi dell’esclusione? In cosa il territorio peccava: accoglienza, prodotti tipici, sviluppo sostenibile?

3) Poiché il progetto “Bandiere arancioni” ha grande fama di serietà e scrupolosità, nessuno ha ritenuto che due mesi fossero un tempo magari insufficiente per preparare la mole di documenti e infrastrutture che una certificazione come quella del TCI richiede?

Ennesima storia ripetuta per l’ennesima volta, ed appellarsi a fattori esterni è ormai un esercizio puramente stilistico: sul tavolo del turismo possono cambiare pure tutte le carte, ma continueremo a perdere finché non cambieremo giocatori, o almeno modo di giocare…

                                                                                                       

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