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L’egemonia delle cose inutili

di Gianni Corso

(Articolo tratto da “Fuori della Rete” 04/2010 – Pubblicato sul sito di “Palazzo Tenta 39″ di Bagnoli Irpino il 10.04.2010)

Articolo, L’egemonia delle cose inutili, Gianni Corso, 04.04.201o (in formato PDF)
Non possiamo accettare che prevalga l’egemonia delle lobby neo-culturali nate negli ultimi decenni contro la tradizione dell’uomo, contro la storia dell’essere umano, contro la famiglia, contro il credo, contro l’uomo-ragione, contro l’istituzione, contro la libertà politica, a favore del potere personale, dell’opulenza indigeribile e dei suoi feroci  divertimenti. Inutili passatempi difficili da smaltire per un’entità così fragile, quale l’essere umano. Oggi è ridicolo essere di destra o di sinistra, è ridicolo ancor di più essere cattolico, o per lo meno avere una religione, è ridicolo parlare dell’enorme potere culturale che può avere una biblioteca benedettina, è strano parlare di Spirito Santo. Invece si affermano ideologie tubercolotiche come l’adulazione di uomini politici da parte del popolino, come l’astensionismo culturale, come la fuga dell’essere umano dai centri religiosi e dalle chiese, come le corse frenetiche domenicali agli outlet, vere e proprie carneficine della “ratio”.
L’uomo oggi pretende il relativismo, perché ha bisogno di affermare se stesso e non l’umanità tutta. Il relativismo sociale, lama affilatissima a doppio taglio, regala una felicità mascherata da un pericoloso egoismo. L’indifferenza alla fame, l’aborto come falso diritto, l’obsoleta famiglia fondata sul matrimonio, l’inutilità di un malato terminale, sono le grandi piaghe della società, dove l’uomo sobbalza e scavalca ostacoli virtuali, creandosi una nuova realtà di finto benessere. Siamo nell’epoca del tout court, alla stregua di un paganesimo incipiente. Si nota il grande ritorno di talune feste ricreative, dove mangiare è solo ingoiare e fare sollazzi è lo scopo infimo del divertimento umano; si fanno le feste dei fuochi, per adorare la materia assoluta. A cosa tende l’uomo per sua natura? Allo stato attuale tende solo a se stesso e quindi al particolare, essere umano che sbaglia. Tommaso d’Aquino  esprimeva il concetto del bene nell’universale, così l’uomo effetto di una causa universale non può proiettarsi al particolare stesso, ma ad un’entità universale, definita come causa di tutte le cose, fonte del bene. Ciò che l’uomo ha di positivo è la bontà, ma nell’uomo questo essere buono non è una realtà personale che finisce in se stesso, ma è un bene universale che si espande secondo un principio universale, in quanto ricevuto gratuitamente. Agostino d’Ippona diceva che se nell’uomo essere buono è un aggettivo, nell’infinito (atto universale purissimo secondo l’Aquinate), la bontà è il sostantivo. Assistiamo ad un’autodistruzione dell’uomo, alla ricerca delle cose inutili, apparente finalità di beneficiare di diritti personali.  Il diritto che oggi l’uomo ricerca non è universale, perchè tende al beneficio dell’uomo stesso individuale, ma questo è solo un diritto personale, che vuole soddisfare le proprie voglie, cornice di materialismo puro. L’uomo dimentica il mondo, per ricordare solo se stesso. La panoramica mondiale è quella di un quadro di Fernando Botero, esseri umani inermi, statici che si dilatano fino quasi a scoppiare. Il Doctor Angelicus (Tommaso d’Aquino) ritrova nell’uomo solo una grande qualità, ovvero l’intelletto, il resto sono particolarità inutili e contingenti. La ragione che parte dalle cose create per raggiungere il primo motore aristotelico è la vera potenza dell’uomo; è evidente che il limite dell’uomo è la sua stessa entità, la sua natura che senza l’ausilio della fede ritorna in se stesso, confinato nella sua realtà transitoria.

                                                                                                       

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