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Marco Pantani: indimenticabile pagina della storia del Giro

19.05.2012, Articolo di Jessica Patrone (da “La Calzetta del Giro”, numero speciale del giornalino “Fuori dalla Rete” del 13.5.2012).

Animo fragile e tenacia di campione. Le vicende della vita del Pirata.

Inutile ribadire lo status di campione che spetta a Marco Pantani sin dagli esordi, attributo con il quale ancora oggi lo ricordano amici, tifosi, colleghi, ma anche chi di questo sport non si intende. Poche sono le parole chiave del grande successo del ‘Pirata’: talento, caparbietà, tenacia. Già nel 1994 con la partecipazione al Giro d’Italia, Pantani dava prova del suo talento con la memorabile vittoria della tappa di Merano e la collocazione al secondo posto nella classifica generale. Un traguardo non indifferente per un ventiquattrenne alla sua seconda partecipazione al Giro, ma bisogna riconoscere che si tratta di un giovane nato per vincere e la prova sta nel fatto che in quello stesso anno Pantani è protagonista anche del Tour de France dove si piazza al terzo gradino del podio finale.

Tuttavia i momenti lieti cedono presto il posto al dispiacere: a partire dal 1995 la forza fisica e interiore del campione sarà messa ripetutamente a dura prova. Si comincia dall’ impossibilità d i partecipare al Giro a causa di un incidente con l’auto che lo tiene lontano dalla strada in attesa del Tour de France. Anche qui, però, la gara non parte esattamente col piede giusto, infatti, solo dopo una serie di ritardi nella prima parte della corsa, Pantani riuscirà a recuperare con la scalata dell’Alpe d’Huez il 12 luglio e successivamente, con la vittoria a Guzet Neige, sui Pirenei. Nonostante il notevole recupero, però, il Tour del Pirata si può per quest’anno dichiarare concluso in quanto, scosso dalla perdita del compagno Fabio Casartelli a seguito di una brutta caduta, Pantani non sarà più in grado di proseguire il Tour con la giusta lucidità.

Gli inconvenienti sembrano proprio non voler abbandonare il campione, che nel mese di ottobre, sulla discesa del Pino Torinese, viene investito da un fuoristrada che viaggiava in senso contrario sulla sede di gara durante la Milano-Torino. Sarà questa una nuova occasione di stop forzato che durerà per tutto il seguente anno 1996. Il ritorno in sella del 1997 sembra essere quello giusto, infatti il campione entra a far parte della nuova squadra Mercatone Uno, ideata e fortemente voluta da Luciano Pezzi che credeva profondamente nelle potenzialità del ragazzo di Cesenatico. Ancora una volta, però, una banale caduta dalla bici causata da un gatto costringe Pantani ad abbandonare il Giro. La ripresa questa volta è veloce e nell’estate il campione partecipa al Tour classificandosi al terzo posto riportando diverse vittorie tra cui la memorabile scalata all’Alpe d’Huez: record storico 37 minuti e 35 secondi.

Si è giunti allora al 1998, un anno di festeggiamenti per l’Italia del ciclismo e soprattutto per Marco Pantani. La corsa del Giro lo vede questa volta svantaggiato dalla scarsità delle tappe in montagna, il Pirata deve perciò concentrarsi molto sui recuperi in salita sì da compensare la sue debolezza nelle prove contro tempo. Prima meritata maglia rosa della carriera arriva a Pantani al termine della frazione di Selva di Val Gardena. La successiva tappa dell’Alpe di Pampeago si conclude con un nulla di fatto perché sulla salita finale a scattare sono lui e Tonkov e l’arrivo è conquistato dal russo. Decisivo è invece lo scontro seguente sul Plan di Montecampione quando Tonkov deve cedere al ritmo imposto dal Pirata negli ultimi chilometri di gara. La vittoria del Giro è ormai nelle mani di Pantani. I festeggiamenti sono poi destinati a continuare con la vittoria del Tour de France dello stesso anno, il primo italiano a trionfare in Francia dopo Gimondi nel 1965. Il Pirata parte con cinque minuti di ritardo da Jan Ullrich, ma la rimonta non tarda ad arrivare in occasione della tappa di Plateau de Beille. La vera impresa è, però, datata 28 luglio 1998 e porta il nome di Les Deux Alpes quando il nostro campione, nonostante le condizioni meteorologiche avverse, porta a casa la maglia gialla. La vittoria del Tour è ormai nelle mani del Pirata che superate difficoltà e sfortune è riuscito ad aggiudicarsi la doppietta Giro-Tour.

Difficile ottenere risultati migliori, eppure l’anno successivo sembra iniziare con una nuova serie di successi. Pantani partecipa al Giro del 1999 più in forma che mai, conquistando una serie di vittorie: prima il Gran Sasso, poi la salita di Oropa, ancora il dominio continua sull’Alpe di Pampageo e Madonna di Campiglio. La maglia rosa sembra spettare di diritto al giovane Cesenatico. Tuttavia le cose cambiano per il campione la mattina del 5 giugno quando vengono resi pubblici i risultati dei controlli della tappa del giorno precedente. Marco Pantani viene allontanato dal Giro a causa di un livello emacrotico troppo elevato nel sangue (52% a fronte del limite massimo del 50%). Questa vicenda, per altro mai chiarita fino in fondo, segnerà non poco la vita del ciclista che intanto decide di non partecipare al Tour di quell’anno.

La lontananza dalla sella sarà dopo questo episodio causa di una profonda crisi depressiva, peggiorata poi dall’uso di cocaina. Messa da parte la dipendenza, in una discreta forma fisica, Pantani si presenta al Giro del 2000. Le sue performance non sono più quelle di una volta e la sua bravura viene seriamente messa in dubbio. Consapevole di non poter vincere il Giro, Pantani si fa da parte nella squadra del Mercatone Uno lasciando il ruolo di capitano a Garzelli e limitandosi a un’unica classificazione al secondo posto che lascia un po’ sperare i suoi tifosi. Il vero obiettivo del Pirata per quest’anno è il Tour dove si troverà a tener testa al giovane americano Lance Armstrong. Il primo successo lo riscontra sul Monte Ventoux ed è in quest’occasione che sancisce la sua ostilità verso l’avversario che dopo la gara aveva dichiarato di aver volontariamente lasciato vincere l’italiano. La rabbia provata da Pantani si traduce nella tenacia di un tempo che lo condurrà a una grande vittoria nella tappa di Courchevel, il 16 luglio. Si tratta dell’ultima vittoria da professionista per Marco Pantani.

La partecipazione al Giro dell’anno successivo risulta in effetti priva di risultati e si conclude con un ritiro alla diciannovesima tappa. La sua serietà è però sempre messa alla prova dai continui controlli antidoping, dai quali risulterà sempre pulito, ma soprattutto dal suo coinvolgimento in un processo per frode sportiva intentato nei suoi confronti per fatti risalenti al 1995, nel quale sarà prima accusato, poi assolto. Clima di certo non sereno, che ancora non gli consente di ritrovare la tranquillità per tornare a correre. Non invitato al Tour del 2001, Pantani rimarrà fermo anche per il successivo 2002. Dopo una classificazione al quattordicesimo posto nel Giro d’Italia del 2003, il mondo del ciclismo sbatte definitivamente le porte in faccia a Marco Pantani, quell’uomo che aveva dedicato la sua vita alla bicicletta e che ora, senza la sua sella, veniva risucchiato da un vortice di solitudine, depressione, e cocaina. Schiavo della dipendenza, incapace di risollevarsi dopo i recenti insuccessi, il 14 febbraio 2004 Marco Pantani muore per overdose di cocaina in una stanza del Residence “Le Rose” di Rimini, ponendo così tragicamente fine, a soli 34 anni, alla storia di uno dei più amati campioni della storia dello sport. È così che si è spento il campione, simbolo di tenacia e resistenza, capace di rimettersi in piedi nonostante incidenti e difficoltà, piegato da una fragilità d’animo che nessuno avrebbe immaginato, neppure i suoi tifosi, quelli che non avevano smesso di credere in lui nonostante la sua professionalità messa in dubbio e la sua carriera giunta al termine. La sua è stata una crisi umana ed esistenziale incolmabile, nella quale si è ritrovato suo malgrado e dalla quale nessuno è stato in grado di sollevarlo.

Un uomo dai nervi d’acciaio, che poteva reagire in mille modi diversi e invece ha scelto il peggiore sopraffatto dalle sue emozioni e dalle sue paranoie. Essendosi sempre dedicato con passione al suo sport, non era effettivamente mai riuscito a reggere la vergogna di essere classificato come un “dopato” e a causa di questo sdegno non era più riuscito a risollevarsi. Il mito Pantani si è così tristemente spento, ma il ricordo delle doti di corridore del Cesenatico rimane vivo nei ricordi degli appassionati del ciclismo e non solo. Definito uno degli sportivi italiani più popolari del dopo guerra, detentore di primati che rimangono ancora oggi imbattuti, il nome di Marco Pantani rimarrà scritto in modo indelebile nelle pagine della storia sportiva della nostra Nazione e se vogliamo del nostro Comune. Ancora oggi si ricorda il passaggio di Marco in sella alla sua bici per le vie di Bagnoli e poi dritto verso la scalata fino a Laceno; il percorso prevedeva, infatti, come quest’anno, una tappa proprio presso l’Altopiano. Pantani non risultò vincitore in questa occasione, ma è bastata la sua fama di campione a impedire che i bagnolesi dimenticassero quel 22 maggio 1998.

                                                                                                       

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