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Monorotaia: un anno dopo …

09.03.2014, Articolo di Federico Lenzi

Tempo fa in paese ha suscitato grandi polemiche e tensioni la costruzione della monorotaia da parte dell’amministrazione uscente. Molti hanno sollevato dei dubbi riguardo l’utilità dell’opera e soprattutto sul suo impatto ambientale, senza dimenticare che i costi della sua gestione saranno a carico dei cittadini. Oltre alle polemiche sono seguite anche varie battute sull’utilità dell’opera che in un primo tempo sarà utilizzata per il trasporto merci: quali merci?

Successivamente l’infrastruttura completata raggiungerà il Casone passando per S.Pantaleone, Caliendo e la zona delle piste, portando a Laceno i turisti. I lavori nel primo tratto che termina alla fontana di Chianizzi sono costati ben 750.000 euro e hanno richiesto spesso anche l’ausilio di un elicottero. Il finanziamento del secondo tratto è stato invece approvato.

Prima di scrivere su questo argomento, considerando le molte discussioni, ho preferito aspettare e giudicare a lavori finiti per avere le idee più chiare. Inizialmente ne ero fortemente contrario per i motivi sollevati in un articolo da Mimmo Nigro. L’assessore competente aveva detto che l’opera serviva a trasportare merci e persone in un ecosistema delicato, ma Laceno è collegato da una buona strada e in quella zona non ci sono punti d’interesse. Quest’opera viene solitamente costruita in luoghi difficili da raggiungere.

Da subito mi sono chiesto: se è un’opera per salvaguardare l’ambiente non serve la parola “solo” nella frase “s’interverrà con i martelli penumatici per fissare le rotaie”, salviamo l’ambiente con i martelli pneumatici? Aggiungiamoci anche che per realizzare la stazione di partenza e il parcheggio le ruspe hanno allargato la piazzola già esistente abbattendo alberi e scavando la roccia! A questo punto si poteva farla partire da piazza Matteotti che è in un luogo più accessibile ai turisti, li troviamo anche una fermata del servizio di trasporto pubblico. Invece, il luogo da cui parte non è molto accessibile e non può accogliere un gran numero di utenti. Salire dal campo sportivo alla stazione di partenza non è una facile passeggiata e non ci sono parcheggi.

L’opera è ben visibile perfino dalla Serra, quindi non si mimetizza perfettamente con il territorio. Non è proprio a impatto zero! Il progetto prevede di giungere fino al Casone: immaginate quanti alberi verranno tagliati e in quanti boschi incontaminati arriverà l’uomo! In alcuni tratti la rotaia coincide con il tracciato della stradina Cupa che spesso è usata in occasione della festività di S.Nesta, se rivalutato quel sentiero poteva essere un bel percorso per escursioni o passeggiate immersi nella natura.

Andando sul posto a vedere la stazione di partenza oserei dire di esserne rimasto colpito. A primo impatto si nota come si è circondati dai ciottoli a terra e dalle pareti di roccia viva della montagna ai lati. Risalendo una larga salita si svolta a sinistra in un piazzale in cui ci si trova dirimpetto una casetta in legno e sulla sinistra un pavimento con una tettoia chiusa da una recinzione in ferro da cui parte la monorotaia. Subito fuori questa costruzione troviamo il mezzo che sarà adibito al trasporto merci bloccato da un grande scatolone in ferro. Si tratta di una monorotaia a cremagliera della “Greening Italia International”. Questo mezzo traina grazie a un motore (che può essere a benzina a quattro tempi, a diesel o elettrico) vagoni fino a 400/3000 Kg fino a pendenze massime di 45 gradi. La struttura si smonta e si rimonta facilmente altrove, il problema è che per fissarla si è intervenuto artificialmente.

Il percorso si snoda da subito lungo un’impervia rampa in pietra che è stata costruita artificialmente (tant’è ripida sembra quasi un’attrazione di un parco divertimenti). Lo scenario non somiglia per nulla a quello dei nostri monti che solitamente sono sempre ricoperti di vegetazione. Sono stati messi dei lampioni ad energia solare e l’unica cosa che manca è l’asfalto. Guardando bene la stazione di partenza e immaginando il percorso lungo le nostre montagne, specialmente se le grotte del Caliendo fossero aperte, ho avuto la netta sensazione che costruita bene e in tempi rapidi con dei prezzi accessibili potrebbe anche diventare un’attrazione turistica se si limitasse solo a collegare le grotte.

Ormai l’opera è iniziata e non ci si può più tirare indietro, bisogna completarla ad ogni costo per non vanificare un investimento di quella portata e quanto già fatto. La si voglia o no ormai è stata iniziata, quindi bisogna cercare di terminarla anche se avrà un impatto ambientale per nulla superfluo!. E’ importante che quest’intrusione dell’uomo in un ambiente incontaminato produca almeno qualcosa di utile e di funzionale! Non possiamo più abbandonare questa strada che è sta intrapresa, non si torna più indietro, è troppo tardi! Indubbiamente l’opera sarebbe stata molto più usata se il Laceno fosse già sviluppato. Ma riflettiamo: noi paghiamo le tasse, queste vanno all’Europa e ci ritornano sotto forma di contributi per specifiche opere da prendere o lasciare: ora è stata colta l’occasione di realizzare questa, si è spesa un’ingente somma, si è modificato il paesaggio e dunque che facciamo abbandoniamo tutto? chiudiamo tutto e lo lasciamo alle intemperie e all’incuria a deteriorarsi? Fossimo mica scemi? Buttiamo i soldi così?

E’ una risorsa che ora abbiamo e che non possiamo cancellare, non possiamo permettere che diventi come una delle tante strutture pubbliche della zona inutilizzate. Spero che se almeno non si ritiene giusto attuare l’intero progetto, almeno non si abbandoni ciò che già esiste! Si potrebbe sempre costruire il tratto (già finanziato) fino all’imbocco del sentiero di San Pantaleone e da lì un terzo ed ultimo tratto lungo il precipizio fino all’imbocco delle Grotte del Caliendo. Un’opera del genere potrebbe poi essere utilissima se un giorno verranno aperte al pubblico le cavità, questo per due ragioni: in primis permetterebbero di valorizzare anche la cappella di San Pantaleone, in secondo luogo eviterebbero ingorghi di pullman lungo la salita del Laceno e in aggiunta risolverebbe problemi logistici che l’apertura di una meraviglia di tale bellezza comporterebbero. Aprire le grotte attirerebbe molti turisti i quali dovranno pur parcheggiare da qualche parte e considerando che i parcheggi sul Laceno sono troppo lontani dalle grotte servirebbe o una navetta o nuovi parcheggi nei pressi dell’entrata. Costruire sempre nuove strutture, mentre ne esistono molte inutilizzate, significa deturpare la bellezza dell’altopiano!Se si costruissero dei parcheggi interrati nei pressi del campo sportivo con un’uscita pedonale dove parte la monorotaia si risolverebbe anche il problema dei posteggi per la sagra del tartufo e nello stesso tempo, facendo partire i visitatori da Bagnoli, si potrebbe valorizzare di più il patrimonio artistico e incentivare il commercio in paese.

Prima di costruire grandi cose si dovrebbero costruire le piccole, bisogna ragionare razionalmente procedendo a piccoli passi. Puntando alle stelle dalla situazione in cui siamo significa creare ancora più caos. Il tratto esistente della monorotaia è un binario morto, alla fine chiunque sarebbe stufo di farsi quel insignificante giretto fino al nulla! Se non la si renderà una struttura per la visita alle grotte essendo realisti possiamo concludere che funzionerà a mala pena la domenica pomeriggio e nei giorni festivi (se il tempo permette).

Nella mia ignoranza in materia ritengo che solo se verranno aperte le grotte del Caliendo quel binario avrà un senso, considerando che come tutti sappiamo non avverrà mai… Alla fine dei conti sul Laceno non servono solo grandi opere, ma soprattutto la tante piccole iniziative che costano poco e attirano i visitatori. Ad esempio una mirabile iniziativa è stato il raduno di moto organizzato alla fine della scorsa estate. Dobbiamo ricordare che il circuito di Laceno fu costruito proprio per manifestazioni motoristiche e che le stradine del centro storico di Bagnoli, i tornanti, le vie e gli sterrati dell’altopiano si prestano bene a eventi motoristici.

La costiera amalfitana più che per la sua monorotaia è celebre per i suoi rally che oltre ad attirare un gran numero di turisti gli procurano una grande pubblicità. Anche se tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, la monorotaia dimostra che quando le cose si vogliono si fanno e pure subito! Ritornando all’argomento dell’articolo ecco le foto di quanto realizzato finora.

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LE FOTO

                                                                                                       

3 Commenti »

  • Federico L scrive:

    Quest’articolo forse poteva ancora aspettare, ora credo sia più opportuno pubblicare il manifesto…

  • Peppe Caputo scrive:

    Si può non essere d’accordo sull’utilità dell’opera,ma prima di scrivere articoli dovresti documentarti.
    1)le merci sono le castagne,come in costiera sono i limoni,questi finanziamenti europei sono su progetti mirati, non prevedono escursioni turistiche.
    2)l’infrastruttura è divisa in due finanziamenti,1° e 2° tratto e terminerà definitivamente a chianizzi.
    3)non è stato usato nessun elicottero ti sbagli con S.Pantaleone, altro progetto europeo per le cappelle rupestri.
    4)La piazzola della partenza non è stata allargata,non è stato abbattuto nessun albero,inoltre è stata bonificata, perché negli anni era diventata una discarica con carcasse di automobili compreso i ruderi di un fantomatico canile municipale, con relativo pozzo nero all’aria aperta.

    Non ritengo opportuno pubblicare un manifesto pieno di astio contro l’associazione.

  • Federico L scrive:

    http://www.palazzotenta39.it/public/?p=25108
    Da qui ho ricavato quanto scritto (farla finire oltre il casone e il fine turistico). Considerando che non sono state smentite le ho prese per vere. Di seguito il passaggio a cui mi riferisco:
    “L’amministrazione comunale sollecitata sull’argomento, attraverso l’ideatore dell’iniziativa, l’assessore all’Agricoltura ed Ambiente Luca Branca, ha meglio chiarito, e strenuamente difeso, le ragioni che hanno portato a questa scelta, precisando in particolare che:l’opera è parte integrante di un progetto più ampio, di un itinerario che partendo da Bagnoli, arriva alla Cappella Rupestre di San Pantaleone (appena ristrutturata), alle grotte del Caliendo (ingresso a valle), alla zona del Rajamagra, per ritornare al Laceno, al Casone e alla Caserma Forestale;
    l’investimento non ha avuto, e non avrà per il futuro, alcuna incidenza sulle casse comunali in quanto interamente coperto dai fondi comunitari (PSR 2007-2013)
    si confida, in prospettiva, nell’utilizzo promiscuo della struttura (merci/persone), così come avvenuto con successo in altre rinomate località turistiche italiane (dalle Dolomiti alla Costiera Amalfitana), rendendo in questo modo più funzionale l’impianto.”
    Non condividevo l`opera quando è stata costruita, ma ho solo voluto riparlarne per evitare che resti un opera inutilizzata. Tuttavia vi riconosco le altre inesattezze e mi complimento per il senso dell`umorismo. Oramai a Bagnoli tra i tanti litiganti chi attacca i manifesti ne gode!

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