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Mucche a Laceno? Ridurre il carico di bestiame sulla piana

18.08.2013, La proposta (di Carmine Dell’Angelo)

Purtroppo il problema delle vacche sul Laceno non sarà risolto nè con la costruzione di sottopassaggi nè dalla chiusura del circuito nè tanto meno dall’ennesima recinzione del lago. L’unica soluzione è quella di ridurre il carico di bestiame sulla piana, più che raddoppiato negli ultimi 30 anni, facendo ridurre il numero di capi per ogni allevatore.

La cosa è resa possibile dalle ultime politiche comunitarie che premiano soprattutto gli allevamenti estensivi. In effetti si ha accesso a tutti gli aiuti comunitari avendo anche solo 0,5 UBA per ettaro (0,5 bovini adulti per ettaro). In una realtà come quella bagnolese gli allevatori, tutti, beneficerebbero dei contributi CEE con metà dei capi in loro possesso.

Tutto questo porterebbe ad una migliore condizione sociale ed economica non solo degli allevatori ma anche dell’intera comunità visto l’importanza del settore nell’economia locale. Ovviamente non sempre gli allevatori sono disposti a ridimensionare le loro mandrie, soprattutto per tradizione (“assa cresc’ “), ma anche per spirito di supremazia o ancora peggio per spacconeria.

Per quel che riguarda gli operatori turistici la risposta è scontata: non mi sembra che nel periodo invernale, quando non ci sono vacche, i turisti affollino il Laceno. Eppure il loro modo di attirare turisti non trova ostacoli in principi e tradizioni secolari e proprio per questo, spesso, incomprensibile e inopportunamente polemico.

                                                                                                       

1 Commento »

  • pietro pagnini scrive:

    Concordo, i sottopassi, le recinzioni e le chiusure sono interventi volti a regolamentare o tentare di gestire lo stato attuale…. l’attenzione rivolta a queste opere garantisce solamente la permanenza del conflitto.

    Negli ultimi quindici anni, i capi di bestiame sono pressoché raddoppiati, non lo sono state le presenze turistiche sul territorio e questo la dice lunga.

    E’ evidente che le categorie degli allevatori e le politiche comunitarie e nazionali che li rappresentano e sostengono, sono funzionanti e vicine alle problematiche dei propri assistiti.

    Purtroppo sia a livello nazionale e sopratutto locale, è altrettanto evidente che non è possibile utilizzare gli stessi strumenti e analoghe risorse nel settore turistico.

    Il buono o cattivo funzionamento della stagione invernale ovviamente è scollegato dalla presenza del bestiame al pascolo brado,(d’inverno non c’è..!)

    A Laceno nel periodo invernale le cose sono ovviamente diverse, le frequenze sull’altopiano sono sostanzialmente maggiori anche se relative alla presenza e all’abbondanza del manto nevoso, a oggi unico attrattore per gli sciatori e per gli appassionati della montagna.

    Quando il rendimento stagionale è scarso, le motivazioni sono da ricercare altrove, magari nel mancato adeguamento delle infrastrutture (non solo degli impianti di risalita..!) mentre quando si registrano alcuni risultati in termini di presenze turistiche, le motivazioni riguardano maggiormente il prodotto neve, sicuramente limitato, ma proporzionato nell’offerta.

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