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Perché l’inverno potrebbe andare in “soffitta”

13.12.2013, Editoriale di approfondimento meteo (di Michele Gatta)

Nell’ultimo editoriale abbiamo parlato di una fase lunga di stabilità atmosferica per l’Italia. Addirittura potremo parlare di alta pressione spesso presente sulla nostra penisola almeno fino alla metà del mese di gennaio.

Sostanzialmente dall’inizio del mese di dicembre e per una cinquantina di giorni circa, l’inverno starebbe lontano dalla nostra penisola. Chiaramente avremo qualche fase in cui torneranno le piogge e magari un pò di neve in montagna, ma sostanzialmente saranno parentesi relative in un contesto complessivo di stabilità atmosferica.

Ma perché dobbiamo aspettarci siffatta situazione? E soprattutto come si può prevedere il tempo a cosi lungo termine? Per un’attendibilità di una previsione, come è noto, non si va oltre i 3/4 giorni, ma scientificamente si possono scrutare i movimenti emisferici al fine di poter emettere delle valutazioni anche sul lungo periodo.

Per questo ci vengono incontro alcuni indici che si chiamano “teleconnettivi”. La loro attendibilità è sempre più crescente e anche i modelli previsionali ne risentono nelle loro previsioni sul lungo termine.

Un indice molto efficace è il NAM (North Annular Mode). Nell’ inverno scorso(soprattutto nel mese di gennaio/febbraio)sul sito abbiamo già trattato l’argomento riguardante quest’indice. Esso misura la differenza di pressione a tutte le quote, quindi dal suolo, alla troposfera e per finire alla stratosfera, fra le zone polari e il mediterraneo.

A noi italiani interessa il comparto europeo e non solo. Sostanzialmente in stratosfera è in atto da diverse settimane un continuo raffreddamento(temperature che superano anche i -80°)questo favorisce il “sottostante compattamento” del vortice polare troposferico.

Questa manovra favorisce l’attivazione delle correnti zonali “ovest-est” in uscita dalle coste canadesi-nord/americane verso l’Europa. In aggiunta a quest’indice dobbiamo segnalare la NAO (North Atlantic Oscillation) che in questo caso diventa positiva e quindi relega le basse pressioni sul comparto settentrionale europeo e l’alte pressioni sul mediterraneo.

La zonalità delle correnti, fra l’altro,non può che comportare anche termiche certamente non fredde e quindi l’inverno subisce un vero stop per molte nazioni europee. L’altro indice importante è l’AO (Artic Oscillation) che misura la differenza di pressione al suolo fra le regioni polari e il mediterraneo.

Ebbene quest’indice è visto positivo e questo significa che le correnti non si dispongono lungo i meridiani e quindi le irruzioni fredde sono “congelate” alle zone settentrionali del continente e solo “saltuarie e secondarie” forzanti atmosferiche possono dispensare del freddo soprattutto nelle zone dell’Europa sud-orientale (vedasi il gelo in Turchia degli ultimi giorni).

Tornando al NAM, la fase culminante del raffreddamento dovrebbe essere raggiunto intorno al 20 dicembre. Successivamente per azioni provenienti dai tropici, e quindi da latitudini meridionali, l’aria calda risalirà verso l’alto fino a raggiungere la stratosfera dove inizierà un riscaldamento e da qui si attiverà il processo inverso a quello descritto in apertura.

Quindi la troposfera si raffredda e il VPT viene“disturbato” e la zonalità deve lasciare lo spazio a manovre più meridiane e quindi più fredde, che a più riprese si porteranno a latitudini più meridionali e quindi anche verso la nostra penisola.

Alcuni studiosi hanno evidenziato che dal momento in cui il NAM raggiunge la soglia di + 1.5 (raggiunta a fine novembre) passano fra i 45/60 giorni affinchè si realizzi il cambio atmosferico spiegato prima. Un’attuale difficoltà comunicativa fra il VPS e quello troposferico ci fa pensare che la tempistica possa portarci verso la metà di gennaio al massimo all’inizio della terza decade del mese di gennaio, quando il quadro meteorologico potrebbe far “rientrare” l’inverno nella sua naturale stagione.

L’analisi descritta nell’odierno editoriale ha un ottima valenza previsionale ma, e lo ripetiamo, qualche fase dinamica, temporanea e relativa, va  messa in preventivo. Probabilmente questa ipotesi si può realizzare proprio alla vigilia delle feste natalizie. Di questo ne parleremo nel prossimo editoriale.

                                                                                                       

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