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Registro delle Unioni Civili, Bagnoli l’unico Comune ad averlo istituito in Irpinia

28.07.2012, Il Corriere

E’ una battaglia che rischia di alimentare strappi e divisioni anche all’interno degli stessi schieramenti politici, proprio come sta accadendo al Comune di Milano, il dibattito sul registro delle Unioni Civili. Poche le amministrazioni come Napoli dove la battaglia è stata vinta ed il registro delle Unioni Civili è diventato realtà con tanto di presentazione delle sei coppie iscrittesi, in programma domani a Palazzo San Giacomo.

Sulla stessa linea il Comune di Bagnoli, unico centro irpino ad aver accettato la sfida. Una scommessa, quella del registro, nata dalla volontà di riconoscere anche a unioni non fondate sul matrimonio gli stessi diritti riconosciuti alle famiglie tradizionali. Lo sottolinea il sindaco di Bagnoli Aniello Chieffo: «Volevamo soprattutto tutelare le tante coppie conviventi che esistono da sempre nelle nostre contrade, che non hanno mai legalizzato l’unione ma sono a tutti gli effetti una famiglia. Il nostro obiettivo era quello di riconoscere i loro diritti al di là delle convinzioni religiose o politiche, la nostra è un battaglia di democrazia, riteniamo che rappresenti uno strumento di grande interesse pubblico. Al momento le iscrizioni sono ancora poche e sappiamo che fino a quando il registro non sarà regolamentato a livello nazionale avrà un’efficacia relativa. Tuttavia, volevamo lanciare un segnale forte su questo tema».

Una battaglia per la quale non sembra essere ancora pronto il Comune capoluogo. L’assessore alla cultura del Comune di Avellino Sergio Barbaro spiega come «nella precedente consiliatura Galasso abbiamo provato ad istituire anche in città un registro delle unioni civili ma in quella seduta tutte le forze politiche hanno votato contro. Gli unici ad esprimere un parere favorevole siamo stati io e il consigliere Francesco Todisco. Ricordo quella discussione come una brutta pagina di vita amministrativa, le argomentazioni addotte da alcuni consiglieri erano assolutamente offensive nei confronti delle famiglie non tradizionali e la discussione finiva sempre col vertere sulle unioni omosessuali. In autunno speriamo di poter riproporre la questione, verificando se esistono i presupposti per un tale passo. Naturalmente si tratta innanzitutto di confrontarsi con le associazioni per capire se il registro risponde alle esigenze delle coppie di fatto, siano esse gay o etero e poi con le forze politiche presenti in Consiglio per comprendere se il clima è cambiato. Sappiamo bene che al momento l’istituzione del registro avrebbe solo un valore simbolico, poichè a queste unioni di fatto non viene riconosciuto ancora nessun diritto ma riteniamo che potrebbe avere un’importanza notevole per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione».

A sottolineare le difficoltà di legiferare sulle unioni civili è anche Gianni Marino della Cgil: «Una democrazia autentica è quella che riesce a trovare il giusto equilibrio tra le esigenze della maggioranza e della minoranza, quella in cui nè la maggioranza, nè la minoranza prevaricano ma sono tutelate nella stessa misura».

A parlare di quello che rappresenterebbe un traguardo esclusivamente simbolico è anche Adele Giro, responsabile pari opportunità della Cgil: «Certamente c’è bisogno di riformare il diritto di famiglia. Solo quando il Parlamento avrà legiferato, allora avrà senso l’istituzione di un registro in una città come Avellino. Al momento abbiamo bisogno di ottenere risultati più concreti che garantiscono una effettiva tutela alle coppie omosessuali così come a quelle etero. Di qui l’istituzione dello sportello I ken, che offre una consulenza a ragazzi e ragazze omosessuali che vivono con difficoltà la loro condizione o hanno bisogno comunque di un punto di riferimento. Non è un caso che anche le associazioni impegnate nella tutela dei diritti gay abbiano pareri discordanti a riguardo. Il registro rischia di essere solo un palliativo e purtroppo anche questo dibattito, accesosi a livello nazionale, appare fin troppo strumentale, ciascuno schieramento cerca di turare acqua al suo mulino in vista delle elezioni. Quello di cui c’è bisogno è una contrattazione sul diritto di famiglia ed è questa la battaglia da portare avanti. Tuttavia, non ci sono dubbi che il registro rappresenterebbe comunque il segnale della volontà, a livello locale, di riconoscere i nuovi diritti che si affermano in una società in trasformazione».

In controtendenza le parole di Carlo Cremona, coordinatore di I-Ken in Campania «La battaglia del registro è di retroguardia – spiega Cremona – Noi non ci iscriveremo al registro perché vogliamo altro. Vogliamo che il prossimo Governo parli finalmente di matrimonio e di leggi contro l’omofobia e la transfobia e a proposito dell’iniziativa “promozionale” dall’Assessorato con la presentazione al pubblico delle coppie che si sono iscritte al registro non aiuta la nostra causa ostentare un pezzo della vita privata, che appartiene ad una sfera esclusivamente familiare».

Una posizione ribadita anche da Donata Ferrante, responsabile cittadina di I-Ken: «Certo, sul piano pratico il registro non è di grande utilità alle coppie di fatto e in particolare alle coppie gay o lesbiche poichè non assicura nessun tipo di diritto. Lo dimostra l’esempio di Napoli dove sono solo sei le coppie iscrittesi. Tuttavia, se tutte le amministrazioni comunali d’Italia istituissero il registro, costringerebbero certamente il Parlamento a legiferare in proposito. Al Comune di Avellino abbiamo comunque manifestato la massima disponibilità a lavorare in questa direzione».

                                                                                                       

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