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Riappropriamoci delle risorse del territorio

04.12.2014, Articolo di Nello Memoli (Rubrica “Ritorno al passato” da Fuori dalla Rete – Novembre 2014, Anno VIII, n.5)

Si è pensato di arricchire il giornale “Fuori dalla Rete” di alcuni contributi editoriali raccolti subito dopo la nascita di “PalazzoTenta39”. In questo numero proponiamo la lettura di un interessante articolo dell’ Ing. Aniello Memoli, tratto da “Fuori della Rete” 05-2010.

Circa due anni fa, in occasione della campagna elettorale delle comunali in un articolo riportato sul giornalino di “Palazzo Tenta 39”,  mi occupavo del problema dell’occupazione  nel nostro paese parlando di Emergenza occupazione. Allora di crisi economica non si parlava ancora ma la mancanza di  lavoro era già sentito  come un grave problema con cui prima poi avremmo dovuto  confrontarci.

Oggi di  crisi parlano tutti: gli operatori turistici, i commercianti, gli allevatori, la gente .  La situazione  economica   di   molte famiglie è a limite e non si prospetta , nel breve periodo, un miglioramento. La mancanza di lavoro  pone seri problemi di convivenza tra le famiglie e nelle famiglie. Di recente un giovane, manovale edile  precario, mi ha confidato di aver perso il lavoro e chiedeva  un mio interessamento   anche perché mi ha detto “vorrei sposarmi”. Solo dopo pochi giorni suo padre, mio coetaneo ed anche lui operaio edile,  mi ha  chiesto la stessa cosa. Nella stessa famiglia, in poco tempo, viene  a mancare il lavoro a due suoi componenti: un dramma. So di molti che lavorano in fabbrica con orari ridotti e ferie obbligate. Per non parlare dei giovani: pochi lavorano , alcuni se sono andati , molti aspettano.

Del resto che la crisi sia in atto è fin troppo evidente. Guardiamoci intorno, le poche aziende del comprensorio sono alla frutta. La crisi economica ha evidenziato un chiaro limite nello sviluppo del settore manifatturiero realizzato con il denaro del dopo sisma. Il continuo diminuire del costo della manodopera all’estero fa sì che i  nostri manufatti , non valendo grande specificità, possano essere  prodotti con meno costi da altre parti. Le aziende create nel bacino dell’Ofanto non sono connesse al territorio, non sono funzionali ad esso e non hanno alcuna peculiarità. Quando il mercato nazionale ed internazionale si è bloccato si è sentito subito il vento di crisi. Il futuro nostro e dei nostri figli quindi deve ancorarsi ad altri settori trainanti.

Il turismo, l’agricoltura, l’allevamento del bestiame hanno bisogno di un nuovo e diverso approccio occupazionale. Le aziende esistenti hanno la necessità, pena la decadenza, di riqualificare il proprio prodotto e aumentare la qualità per garantirsi la continuità e la domanda. La ricerca del lavoro ci deve coinvolgere tutti come comunità  e non può essere relegata all’azione, pure meritevole , dell’amministrazione comunale.

I nostri operatori  economici non hanno nulla da invidiare, anche in termini economici, a quelli viciniori: l’unico vero problema è culturale. In ogni caso non si può più restare fermi tanto più che, come dicono in tanti, le opportunità di sviluppo vero vengono proprio  nei periodi di crisi. Certo questi discorsi andrebbero approfonditi anche con l’ausilio di esperti e responsabili.

E’ il caso  di organizzare   una serie di incontri e/o dibattiti che mettano al centro il problema del lavoro e chiedere la partecipazione degli operatori veri, quelli che ogni giorno creano  lavoro per se e per gli altri. In questo spazio mi voglio limitare a segnalare la possibilità concreta , prossima a venire, di creare dei posti di lavoro connessi alla gestione ecocompatibile dei nostri boschi. La amministrazione comunale si sta avviando a dare in appalto la gestione, il controllo ed il taglio, secondo il P.A.F., dei boschi comunali. E’  una occasione  incredibile, nel tempo e nello spazio, per creare molti posti di lavoro: siamo lontani dalle elezioni e non dobbiamo chiedere aiuto a referenti  più o meno vicini. Oltre alla possibilità, espressamente prevista dal bando comunale, di assunzione di persone addette al controllo (dei furti, degli incendi e dell’incuria) c’è l’opportunità di riproporre un’ attività tipica del passato del  nostro paese: il taglio e la lavorazione del legname.

Chiunque si aggiudicherà la gara avrà necessita di reperire in loco  i lavoratori addetti al taglio: negli anni sessanta e settanta  almeno un ventina di famiglie vivevano di questo. Inoltre la possibilità di tagli organizzati e regolati nel tempo rende possibile il ricrearsi di una filiera del legno che per troppo tempo è stata in mano a pochi imprenditori non indigeni. Auspico in sostanza la creazione di una Cooperativa Forestale possibilmente composta da giovani, che possa, in prima istanza,  occuparsi dei tagli boschivi e successivamente  programmi in ambito comunale la possibilità di una prima trasformazione della materia prima. I nostri boschi  quando saranno certificati produrranno un legno di qualità che avrà un mercato proprio e di valore. Contemporaneamente si   può  entrare nel  commercio e nella  vendita del legnatico   da ardere contribuendo  così a regolarizzare il proficuo mercato nero del materiale legnoso . Infine come già prospettato  è possibile  realizzare, con i prodotti di scarto, un piccolo impianto a “biomasse” che produca , almeno per  gli edifici pubblici, l’energia termica necessaria. Certo non può essere tutto facile, ma non c’è alternativa .

Bisogna investire sulle capacità dei nostri giovani  e sulla possibilità che un  territorio  come il nostro possa assecondare un’iniziativa  che, una volta tanto, viene dal basso. Da parte mia offro tutto il mia disponibilità e la mia professionalità per un disegno che possa coinvolgere giovani e non che vorranno  crearsi un lavoro  da se.

                                                                                                       

2 Commenti »

  • redazione scrive:

    Commento del geom. Rocco Russo:

    “Carissimo Aniello Memoli, tu parli e scrivi di occupazione avente a riguardo i bagnolesi. Vorrei chiederti: le imprese che lavorano a Bagnoli e che sono di Montella , imprese che hanno eseguito lavori addirittura al centro della piazza di Bagnoli, o a largo castello, o ancora tempo fa in via Domenico Cione, chi le ha portate da noi con tutta manodopera forestiera?

    Che contributo hanno dato all’economia bagnolese, visto che per l’approvvigianamento dei materiali queste ultime si rivolgono fuori?

    Sei l’unico a consigliare ai proprietari ditte forestiere,e poi dici che vuoi aiutare i bagnolesi,mi sembra un contro senso.

    E’ una pigliata per il c…

    Distinti saluti.”

  • Roth scrive:

    Gentile geom. Russo, le ricordo che siamo, per fortuna, in regime di libero mercato, in cui ognuno è libero, appunto, di scegliere, per i lavori di ristrutturazione della propria casa, l’impresa edile che preferisce. Lei è del mestiere e sa benissimo che è il proprietario a decidere a chi affidare l’esecuzione dei lavori. A me sorge il dubbio opposto, lontano da fantomatici pressioni e accordi di favore: non è, per caso, che molte delle imprese edili locali non siano più competitive e pratichino prezzi poco accessibili?
    Proprio la chiusura mentale, che emerge in modo palese nella chiusa del suo intervento – “sei l’unico a consigliare ai proprietari ditte forestiere,e poi dici che vuoi aiutare i bagnolesi”- è uno dei mali della nostra piccola, distratta, inconcludente comunità. Non solo Bagnoli con le sue attività non è il centro del mondo, ma sempre più spesso, proprio perché ci ostiniamo a vivere nel pantano della nostra mediocrità, senza riuscire a vedere al di là del nostro naso e della nostra beata misura, la vita, quella vera, manca ci passa più per Bagnoli e dintorni!

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