Articoli

Raccolta di articoli, opinioni, commenti, denunce, aneddoti e racconti, rilevati da diverse fonti informative.

Avvisi e Notizie

Calendario degli avvenimenti; agenda delle attività; episodi di cronaca, notizie ed informazioni varie.

Galleria

Scatti “amatoriali” per ricordare gli eventi più significativi. In risalto volti, paesaggi, panorami e monumenti.

Iniziative

Le attività in campo sociale, culturale e ricreativo ideate e realizzate dal Circolo “Palazzo Tenta 39” (e non solo).

Rubrica Meteo

Previsioni del tempo, ultim’ora meteo, articoli di curiosità ed approfondimento (a cura di Michele Gatta)

Home » Web Approfondimento

Se investire negli studi dei figli diventa un sacrificio (a volte) inutile

23.05.2011, Il Corriere della Sera (di Giovanna Pezzuoli)

Ma vale la pena di svenarsi per far studiare a lungo i nostri figli?
Fino a che punto conviene foraggiarli con il diffusissimo “welfare familiare”, ovvero con i risparmi che sostituiscono gli inesistenti aiuti statali?

Vi racconto la storia (emblematica) della signora Bruna, famiglia unitissima di origine sarda, disponibilità economiche non illimitate. Hanno due figlie gemelle di 26 anni, Francesca e Valeria, la prima laureata la seconda, no. Ora le due ragazze un po’ per scherzare si definiscono reciprocamente “sorella ricca” e “sorella povera”. Secondo voi qual è la ricca?

Strano a dirsi, ma è proprio quella che anziché laurearsi e sfinirsi in master e contratti di formazione d’ogni tipo, si è lanciata nel mercato del lavoro a soli 23 anni, con alle spalle una solida preparazione linguistica (liceo Oxford) ma senza aver concluso gli studi in Scienze internazionali. Un breve stage in una nota azienda di moda, ed ecco l’agognata assunzione a tempo indeterminato, con successivo inquadramento come junior manager nell’ufficio licenze. Fuoriclasse, colpo di fortuna?

Alla gemella, certo non meno brava, è toccata una sorte diversa. Lei si è laureata in Giurisprudenza alla Bicocca, sempre con indirizzo internazionale, dopo una “onerosa” (per i genitori) formazione nelle università di Copenhagen, Vilnius e Lione… E cosa fa? Volantinaggio alla Stazione Centrale per qualche negozio, anche se la sua speranza è uno stage di 6 mesi che con gran fatica ha ottenuto  negli uffici in Italia della diplomazia di un altro Paese, stage assolutamente gratuito senza nemmeno il rimborso spese. La mamma Bruna non si scoraggia:

“Abbiamo investito tanto nella loro istruzione, continuiamo a crederci, speriamo ci vada bene!”.

Una volta la frase “con tutti i sacrifici che ho fatto per te…” era indirizzata a eventuali figli/e scapestrati ma ora, di chi è colpa?
Nonostante la “contrazione demografica” dei giovani messa in luce dal Censis, come ha scritto sul Corriere Maurizio Ferrera: “dopo la scuola un terzo di giovani (soprattutto se laureati) resta senza lavoro”. E’ quel soprattutto che a me (e a molte famiglie) toglie il sonno e si torna alla fatidica domanda dell’inizio (vale la pena o no?) cruciale per chi ha figli dai 18 anni in su. Non cambia il triste ritornello se si guardano gli ultimi dati disponibili di AlmaLaurea, che constatano per i laureati del 2009, indipendentemente dalla lunghezza del ciclo di studi, un aumento della disoccupazione e per chi (fortunato lui!) lavora, bassi stipendi e precarietà in aumento. E’ lo stesso allarme lanciato da Sergio Bologna dal “piccolo osservatorio” di Acta (Associazione Consulenti Terziario avanzato), che parla di una “bolla formativa” con un proliferare in Lombardia di università anche private, di scuole di specializzazione, di master, cioè di un universo autoreferenziale che “protende le mani sulle risorse delle famiglie destinate alla spesa per la formazione dei figli” senza quasi nulla dare in cambio…

Mettiamo una neofamiglia di laureati come Dario e Chiara, che vivono a Modena, naturalmente nella casa dei genitori di lei perché mai avrebbero potuto fare, ad esempio, un mutuo. Lui, laureato da 6 anni a pieni voti in Economia politica, ha collezionato una lunga serie di contratti a progetto tra imprese di software, volontariato e Università, mentre lei, laureata in Giurisprudenza, lavora part time in un centro di formazione per poco più di mille euro al mese. “Per fortuna i nostri genitori ci aiutano – dice Dario ¬– non solo con la casa ma anche con regali vari…”. Resta un cruccio.

“Molti dei miei amici che non hanno intrapreso un percorso di studi ma hanno mollato subito dopo il liceo o l’istituto tecnico, oggi sono belli ‘incardinati’ nel mondo del lavoro con contratti sindacalizzati, accesso al credito. Chi è senior analista, chi responsabile commerciale, chi direttore di una filiale di banca. E’ pur vero che io ho cercato di seguire la mia strada, i miei interessi, ma oggi senza una progettualità vera mi chiedo: ne valeva la pena?”.

                                                                                                       

Lascia un commento!

Devi essere logged in per lasciare un commento.