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Seggiovie del Laceno: è sempre scontro tra sindaco e operatori

14.07.2017, Orticalab.it (di Raffaele Tecce)

Impianti attualmente chiusi. Ma il futuro dell’Altopiano qual è?

seggiovie-lacenoA guardarlo bene l’Altopiano del Laceno parrebbe quasi una grande incompiuta, una ricchezza abbandonata e mai completamente sfruttata. Una questione tornata di grande attualità alla luce della querelle seggiovie delle ultime settimane e, soprattutto, dell’impatto che questa sta avendo sul turismo bagnolese.

I FATTI
Lo scorso 27 maggio, come si ricorderà, le due seggiovie che servivano la località del Laceno hanno smesso di muoversi. Una decisione presa, unilateralmente, dall’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Filippo Nigro. Di fatto, la società Giannoni che, da oltre quarant’anni, gestiva gli impianti con propri capitali, si è vista sottrarre i beni dal Comune, proprietario dei suoli. Impianti di risalita e strutture annesse. Dalla baita ai rifugi in alta, quota fino al mercatino, al campeggio e al centro ippico. Opere costruite con propri investimenti. Una decisione, quella del sindaco Nigro, che si basa su una dichiarazione fatta dal Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in merito a finanziamenti dell’Area Pilota dell’Alta Irpinia. Di fatto, un patto sancito tra Palazzo Santa Lucia e il sindaco di Nusco, Ciriaco De Mita. Il Comune di Bagnoli ha preteso così che l’area tornasse nell’esclusiva disponibilità dell’ente per accedere ai finanziamenti pubblici. Certo, se la Regione tirasse fuori i soldi subito sarebbe tutto ok. Ma i dubbi rimangono. Sia sull’ammontare delle risorse da stanziare sia sui tempi.

LA LETTERA DI GIANNONI
Da allora le polemiche sono state all’ordine del giorno. Con l’amministratore della società, ing. Marzio Giannoni, che, un mese fa, ha anche scritto una lettera in cui denunciava che la chiusura degli impianti di seggiovia era dovuta esclusivamente alla richiesta del Comune di riconsegnare le aree. Se tale richiesta, formulata in toni categorici, a suo dire con la minaccia di provvedimenti esecutivi, non fosse stata inoltrata alla società, la gestione degli impianti sarebbe proseguita regolarmente. I lavori di manutenzione, infatti, erano già in corso.

«La richiesta di riconsegna è stata per lo meno intempestiva – scriveva Giannoni – dato che il programma di rifacimento degli impianti stessi non è ancora in fase avanzata; e probabilmente i lavori non potranno avere inizio che tra lunghi mesi, se non anni. Nel frattempo gli impianti restano chiusi, con un evidente danno per il turismo sul Laceno. Di questo danno la responsabilità politica, e non solo, è soltanto del Comune. Si rammenta che la società di gestione è tuttora titolare della concessione, e lo sarà almeno fino alla conclusione del processo dinanzi al Consiglio di Stato. Ma, a nostro avviso, lo sarà fino alla scadenza naturale prevista nell’atto di concessione. Pertanto la chiusura degli impianti, determinata dalla intempestiva richiesta del Comune di riconsegnare le aree, determina consistenti danni, oltre che al turismo, anche alla società. Danni che saranno a suo tempo richiesti al Comune, e la cui misura dipenderà dalla lunghezza del periodo di inutile fermo degli impianti e dal loro logorio determinato dal mancato funzionamento. Aggiungo che il fermo degli impianti e la riconsegna delle aree impediscono alla società di gestire le attività di ristorazione in quota, e ciò aumenta il danno provocato dalla intempestiva richiesta comunale. La società si augura che gli impianti possano essere rifatti ex novo in tempi non lunghissimi, ma non comprende le ragioni per le quali sia stato impedito dal Comune di far funzionare gli attuali impianti fino al momento, che non appare temporalmente vicino, in cui il nuovo progetto, che a leggere le dichiarazioni del sindaco, non è nemmeno pronto, potrà essere posto in cantiere».

Di fatto, una serie di stoccate contro Nigro e i suoi. Uno scontro aspro che non accenna a placarsi. Tutt’altro. La Giannoni si era già fatta carico, negli ultimi mesi, di 450mila euro per la manutenzione, proprio in prospettiva delle ulteriori autorizzazioni che poi non sono più arrivate. Per gli esperti ci vogliono altri 500mila euro per garantire la funzionalità degli impianti nei prossimi dieci anni. Soldi che dovrà mettere di tasca sua il Comune.

LE POLEMICHE
Nei giorni scorsi, un cittadino residente sull’Altopiano del Laceno, Giuseppe Piccini, sul proprio profilo social, è stato molto duro con il primo cittadino. «Bravo Sindaco – ha scritto – Perché non t’inventi qualcosa anche per noi stupidi proprietari di Laceno? Tipo richiedere profughi e affittargli i nostri appartamenti, così da recuperare parte delle salatissime tasse che ci tocca pagare, per usufruire di niente? Dopo le seggiovie, il minimarket nella piazzetta del residence e Lacenolandia, penso sia venuto il momento di chiudere e vendere casa perché non è più tollerabile un tale comportamento da parte di chi dovrebbe essere in prima fila a risolvere problematiche e non a crearne. Sembra ieri quando, cinque anni fa, sei venuto al residence a chiedere i voti, promettendo mari e monti. Per adesso hai distrutto il monte, non ti resta che andare al mare…».

Accuse che il primo cittadino ha, subito, rimandato al mittente. «Le responsabilità di ciò che succede a Laceno non sono nostre – ha risposto il sindaco Nigro – È una cosa così semplice. Ma che interesse avremmo a creare problemi? Al Signor Piccini consiglio di informarsi meglio e da fonti attendibili, prima di emettere giudizi. Se vuole, le porte del Comune sono aperte».

LO STATO ATTUALE
Le polemiche però rimangono. In tutto questo è stata anche chiusa Lacenolandia, il parco giochi presente sull’Altopiano. Di fatto, al netto delle promesse pervenute da Napoli, attualmente sembra di vivere una situazione di smobilitazione. Ci sbaglieremo, ma resta negli occhi l’idea che il Laceno esista solo ogni cinque anni. E’ stato il grande protagonista di tutte le campagne elettorali che si sono susseguite negli ultimi decenni. Rilancio, rinnovamento, finanziamenti. Sono solo alcune delle parole che, a cadenza quinquennale, diventato le più gettonate e le più ascoltate sul palco dei comizi. Tuttavia c’è chi ritiene che sia assurdo pensare che lo sviluppo del territorio possa essere affidato ad una promessa fatta dal politico di turno. Che sia esso il Presidente di una Regione, di una Provincia o il Presidente stesso del Governo. Non si tratta di contentini o promesse, ma della necessità di avviare un’idea di sviluppo organico che sia davvero valida. Un Progetto Pilota che sia davvero serio non può prescindere dall’idea che l’Altopiano rappresenta uno degli elementi fondamentali nel rilancio turistico di tutta la provincia. L’Amministrazione Comunale di Bagnoli ha fatto la sua scelta. Ci auguriamo che sia stata indovinata.

                                                                                                       

1 Commento »

  • pietro pagnini scrive:

    Condivido quanto descritto del signor Tecce.
    L’Altopiano Laceno, da un punto di vista turistico è rimasto “la grande incompiuta”.
    A mio avviso, purtroppo, rimarrà tale per molto tempo ancora.
    Ho osservato negli anni, l’avvicendarsi di amministrazioni che non hanno ritenuto importante adeguare lo strumento urbanistico, al fine di assicurare un dinamico sviluppo dell’economia turistica locale e agganciarla al sistema territoriale.
    Chiunque si è insediato, ha preferito amministrare l’esistente, rinunciando alle scelte programmatiche e tale comportamento, ha lasciato ampio spazio alle sole precarie iniziative individuali.
    Pensare oggi che l’ipotetico finanziamento per le seggiovie possa risollevare l’economia turistica del Laceno, appare una frivola fantasia,
    Il finanziamento per l’ammodernamento dell’impiantistica ben venga, è indispensabile, da solo risulterà insufficiente al rilancio del polo Laceno e del sistema di vallata.

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