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Serate letterarie: “Presenze” e credenze

01.11.2013, Note di Alejandro Di Giovanni

Ultimo appuntamento d’ottobre, il quinto, con la letteratura della casa editrice “Il Papavero” di Donatella De Bartolomeis, che nell’ultimo giorno del mese, rimanendo in tema con la ricorrenza di Halloween, presenta il libro “Presenze”, di Franca Molinaro.

La scrittrice, artista a tutto tondo, già scultrice, pittrice ma anche ricercatrice e antropologa, attratta dai fenomeni paranormali, inspiegabili, avvolti dal mistero, raccoglie fatti e testimonianze dirette e indirette in un libro che assume anche valore di memoria storica e culturale.

Così dalle interviste emergono episodi inquietanti che danno vita ad un libro che si rivela come un viaggio suggestivo tra spiriti, demoni, defunti, anime tormentate, in sostanza di “presenze” inconsuete e inspiegabili per la ragione umana. L’uomo è stato da sempre attratto dal male e dall’ignoto, così nella luce fioca del bar la platea piomba immediatamente in un coinvolgimento totale. Mi sovviene così il mio passato da fanciullo, quando con i miei amici trascorrevamo ore e ore ad ascoltare una signora del quartiere che narrava fatti del passato legati ad anime che emergevano nei luoghi dove qualcuno aveva trovato una morte violenta o in seguito ad un suicidio. Quei posti così minacciosi e carichi di impressione venivano volentieri evitati da noi, così acerbi e suscettibili, e in caso di passaggio obbligato, con gambe tremanti e fronte sudata, attraversavamo il campo spiritato con tutta la rapidità possibile.

A Bagnoli Irpino vengono genericamente definite “Malacose”, spiriti maligni di anime senza pace, o del diavolo che si palesa in vari modi e forme. Non so se lo studioso Aniello Russo abbia mai raccolto testimonianze e credenze del genere, fatto sta che nella memoria degli anziani bagnolesi tali storie esistono e resistono ancora, e, benchè il valore di attendibilità e veridicità siano prossimi allo zero, utili potrebbero rivelarsi per scoprirne l’origine, la formazione e l’accettazione di tali leggende, così da avviare uno studio antropologico, storico e sociale, proprio come ha fatto l’autrice Franca Molinaro.

Nel dibattito solito che segue l’esposizione del libro, molti erano intenti a credere e a riportare accadimenti vissuti direttamente e indirettamente. Ambito molto vicino alla religione e alla fede (dalle quali nascono tali storielle di fantasia popolare), ognuno, cautamente, cerca di cavarne una logica stentata per giustificare le “presenze” anomale.

Per quanto mi riguarda, la mia estrema razionalità e lucidità, mi fa prendere l’oggetto della serata come narrativa di finzione e fantasia alla quale un passato scevro dalle attuali conquiste nel campo della conoscenza ha creduto come vere e fondate, un passato che resiste in alcuni luoghi del mondo e della mente. Più che l’invisibile, a me inquieta il visibile, quindi sto già dando, non mi  accollo ulteriori e gratuiti malanni.

                                                                                                       

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