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SI alla democrazia, NO alla riforma

02.12.2016, Email di Ernesto Di Mauro

Ernesto-Di-MauroManca solo qualche giorno al 4 dicembre. Domenica si decide la sorte della Carta Costituzionale italiana. Andare a votare, come sempre, è importantissimo in quanto ci permette di esprimere la nostra considerazione nei confronti, in questo caso, del quesito referendario che ci viene proposto.

Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?»

Si o No? A leggerlo così verrebbe quasi voglia di dire subito Si. Io, invece, dico convintamente No. Dico no sia per ragioni di merito che di metodo.
Entriamo nel merito:

Modifica dell’ art.70. Con questa modifica si elimina il bicameralismo perfetto, non il bicameralismo. Mi spiego meglio. Il Senato, non eletto dai cittadini, ma nominato dai partiti tra i consiglieri regionali e i sindaci, avrà competenze su importanti questioni, come i rapporti con l’Unione Europea, sulla revisione della Costituzione e, tuttavia, a volte, chiedere chiarimenti e modificare leggi promulgate dalla Camera dei Deputati. In definitiva, non si abolisce il Senato, ma la possibilità di eleggerlo da parte dei cittadini. Non solo. Si sottrae tempo prezioso agli amministratori regionali e comunali. Tempo che agli amministratori seri, manca sempre.

Modifica dell’art.94. Questo nuovo articolo prevede che la fiducia al governo venga data solamente dalla Camera dei deputati. A questo punto non si capisce il senso di aver mantenuto in auge il Senato.
Modifica dell’art. 83. Si permette l’elezione del Presidente della Repubblica dal settimo scrutinio in poi con la maggioranza dei 3/5 dei votanti. In pratica, se non si è già eletto, chi governa si sceglie automaticamente il Presidente della Repubblica.

Tutto questo, associato ad una legge elettorale a base maggioritaria e senza preferenze, qual è l’Italicum, accentra drasticamente il potere legislativo nelle mani del governo, sottraendolo al Parlamento. Dire che ciò mette a serio rischio la tenuta democratica del Paese non è un’esagerazione. Forse gli ideatori di questa riforma non si sono posti il problema che potrebbe essere eletto un ‘’grillo’’ qualsiasi a capo del governo. Lo stesso ‘’grillo’’ potrebbe scegliersi il Presidente della Repubblica al settimo scrutinio. Non solo. Nel caso particolare governasse nella maggior parte delle regioni, avrebbe in mano anche il Senato. Quindi potrebbe modificare addirittura la prima parte della costituzione, andando a mettere in pericolo i tanti diritti acquisiti nel corso degli anni dai cittadini italiani. E con questo vento di destra che soffia nel mondo, io non sono affatto tranquillo.
Modifica dell’art.117. Si capovolge la riforma del Titolo V del 2001, da eccessivo regionalismo si passa ad eccessivo centralismo. In questo articolo, di per sè abbastanza confusionale nella sua stesura, si deduce però che lo Stato centrale ha una sorta di ‘’clausola di supremazia’’: ovvero, se decide di costruire una piscina olimpionica nazionale al centro di Piazza Leonardo Di Capua, togliendoci le nostre beneamate ‘’Licine’’, il nostro sindaco non potrà nulla. (Permettetemi l’esempio sciocco, ma è per toccare con mano la questione). E cosi su scala regionale: discariche, inceneritori, trivelle ecc. potranno prendere luogo se esse rientrano nei piani del governo. Quindi si va ad eliminare il legittimo parere delle rappresentanze territoriali e quindi dei cittadini, infliggendo un ulteriore colpo alla democrazia.

Riassumendo: l’obiettivo della riforma è quello di rafforzare la governabilità, a discapito di democrazia e della rappresentanza.

Non credo che la stabilità dei governi sia il vero problema del nostro Paese. Negli anni 70 con il sistema vigente e con una legge elettorale proporzionale, ovvero nella massima possibile instabilità, si sono promulgate fior fiori di leggi. E al di là di questo, quando vi è l’intenzione politica, sembra che il sistema funzioni e sia pure veloce. (Legge Fornero, attuazione in 15 giorni) Sarà che il problema non è il sistema, ma una classe politica sempre più mediocre?

Entrando invece nel metodo, potrei divulgarmi molto, ma preferisco soffermarmi su due aspetti principali. Innanzitutto questa riforma è stata portata avanti in Parlamento a colpi di fiducia e con una maggioranza risicata, di cui una parte si è anche pentita e vota no (minoranza PD). La Costituzione rappresenta tutti i cittadini italiani, è inaccettabile riformarla senza l’assenso della maggioranza del Parlamento. Cito un esempio: nel 96 con la Bicamerale per le riforme costituzionali D’Alema-Berlusconi quando l’accordo cadde perché Berlusconi si sfilò all’ultimo, il centrosinistra aveva la maggioranza in Parlamento e avrebbe potuto cambiare la Costituzione. Decise di non farlo, proprio perché non aveva l’assenso di una parte cospicua del Parlamento che, non dimentichiamolo, rappresenta una parte cospicua del popolo italiano.
Il secondo aspetto su cui voglio soffermarmi è di cruciale importanza. E’ criminale, diabolico, promulgare una legge di bilancio durante una campagna elettorale così importante per il nostro Paese. Sarà per questo che si è spostato la data da ottobre a dicembre? Altro che le fritture di De luca, questo è un voto di scambio legittimato.

Tuttavia l’abolizione del CNEL e l’eliminazione di 100 stipendi dal Senato sono un’ effettiva riduzione dei costi a carico dello Stato. Ma mi permetto: nessuna riduzione dei costi rimpiazzerà mai la riduzione dello spazio democratico.
IO VOTO NO.

                                                                                                       

1 Commento »

  • redazione scrive:

    Commento di Antonino Ventura (da fb):

    Caro Ernesto vedere ragazzi come te che seguono la politica con spirito critico alimenta in me un barlume di speranza per il futuro del nostro paese nonostante l’ appiattimento culturale in cui versa. Non basta, ahimè, interessarsi alla politica un mese ogni 5 anni e poi spendere il resto del tempo a disquisire di calcio (dilettantistico), gossip, sagre e amenità varie lamentandosi che le cose non vanno e i giovani sono poco coinvolti.
    Ritornando al referendum credo che la nostra architettura istituzionale sia un pò anacronistica e necessiterebbe di un aggiornamento ma, come da te scritto, con questa “revisione” si passerebbe da un bicameralismo perfetto ad uno che non è nè carne nè pesce. Senza entrare nel merito dei tanti articoli modificati la cosa però che più mi preme sottolineare è la grande aspettativa che i tromboni del SI stanno cercando di creare nell ‘ elettorato. Si affannano a ricordarci che dal 5 dicembre in caso di vittoria del SI avremmo un Paese nuovo, più bello, più giusto, più veloce. Non nascondo che a volte è capitato anche a me di pensarlo; vorrei capire però come una revisione della costituzione possa eliminare le Mafie(causa di tantissimi mancati investiti nel nostro sud), eliminare la corruzione, eliminare l’ evasione, impedire la delocalizzazione delle industrie presenti in Italia, creare una classe politica dignitosa per un Paese che fa parte del G7…..insomma risolvere tutti quei problemi che frenano la crescita del nostro Paese. A mio modesto avviso tutto ciò non avverrà e tutta questa aspettativa, una volta delusa, andrà a riversarsi in quei movimenti/partiti politici che fanno dell’ antipolitica il loro cavallo di battaglia. L’ unico effetto che questa “revisione”, insieme con l’ Italicum, può ottenere nel breve periodo è il mascheramento dell’ immensa crisi della rappresentanza politica che però prima o poi verrà fuori in maniera molto violenta.

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