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Depositi bancari, l’Irpinia non è più terra di risparmiatori. In provincia calo superiore al 4%

27.10.2011, Ottopagine (di Stefano Belfiore)

Negli ultimi quattro anni in provincia si è registrata una flessione del 4.1 per cento.

Segno meno per i depositi della famiglie irpine. In quasi 4 anni, da dicembre 2007 a maggio 2011, il trend del risparmio domestico subisce una flessione di meno 4,1 punti percentuali. Terzo valore negativo campano insieme a Caserta (-5,1%) ed a Benevento (-8%) che mostrano, però, valori più consistenti rispetto al nostro dato provinciale. E’ quanto emerge da un’analisi del Centro Studi Sintesi che esamina il fenomeno della propensione al risparmio su scala nazionale.

I ricercatori sottolineano come dall’inizio del 2008, quan­do già si avvertivano i primi sinistri scricchiolii della recessione, al 31 maggio 2011 i depositi bancari medi per famiglia siano cresciuti di circa 1.500 euro, da 21.821 a 23.426. In valori nominali: più 7,4 per cento. Peccato che nello stesso periodo, costellato di continue rinun­ce e da progressivi disinvestimenti da altri asset, a erodere questo pacchet­to ci si sia messa anche l’inflazione. Utilizzando infatti l’indice di rivalutazio­ne monetaria dell’Istat (relativo a fami­glie operai e impiegati), la crescita dei prezzi è stata del 6,8 per cento.

Tradotto, in termini reali, il deposito bancario me­dio della famiglia italiana è aumentato di un piccolo 0,6 per cento. Analizzando, però, il dettaglio territoriale, la realtà non è omoge­nea. Infatti i depositi sono aumentati in 11 regioni, mentre nelle altre nove sono diminuiti. La più brillante si è dimostrata la Valle d’Aosta (+5,3%), che ha superato di poco la Liguria (+5,2%). Mentre più di­stante si è piazzato il Friuli Venezia Giulia (+4%). Maglia nera all’Umbria (-7,9%), ma nel gruppo dei territori di segno meno spiccano soprat­tutto realtà del Centro e del Mezzo­giorno.

Qui, la Campania mostra un gap moderato (-0,8%) rispetto alle variazioni delle altre regioni meridionali che toccano anche deficit di meno 5 punti percentuali. Ritornando allo score provinciale, le uniche due realtà che evidenziano andamenti positivi sono Salerno (+2,9%) e Napoli dove (+0.1%). In Irpinia, benchè in valore assoluto si registri, nell’arco di tempo studiato, un aumento dei depositi bancari (si passa dai 14.601 ai 14.995 euro), la variazione percentuale risulta negativa perché appesantita dall’inflazione e dalla crisi congiunturale internazionale che assottiglia il portafoglio delle famiglie con una minore propensione al risparmio.

Lo screening dei dati riferiti al rapporto tra depositi e impieghi a livello territo­riale, fornisce, inoltre, valide informazioni sul sistema creditizio e consente di os­servare quali sono i territori dove è più facile usufruire di finanziamenti e quelli dove invece l’accesso al credito è più debole o rallentato. Si tratta di una fotografia che coglie le speranze di ripresa dell’economia italiana: la Lombardia, ad esempio, si conferma l’architrave per l’intero Paese, il mo­tore che prova a risollevare la testa, con un quartetto di province, come Brescia Milano Bergamo e Manto­va, dove gli impieghi valgono più del doppio dei depositi.

Dalla seconda posizione in poi svettano le regioni del Nord e del Centro (Toscana, Marche, Trentino Alto Adige e Veneto), mentre per le province il gruppo di testa è tut­to toscano, con Siena e Firenze alla guida. Di tutt’altro spessore la perfomance irpina: Avellino è 106esima piazzandosi in fondo alla classifica di settore fra le ultime province d’Italia.

                                                                                                       

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