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Analisi meteorologia sulla seconda parte dell’inverno

09.01.2012, Articolo di approfondimento meteo (di Michele Gatta)

Cosa aspettarci L’inverno meteorologico iniziato nei primi giorni di dicembre ha bruciato praticamente la metà del proprio percorso. Un percorso molto avaro di precipitazioni per l’Italia. A dire il vero in un nostro editoriale del 7 dicembre scorso, c’inoltrammo in una previsione stagionale riguardante l’inverno 2011-2012; rileggendola, possiamo ritenerci soddisfatti di come le cose sono realmente andate.

Le poche precipitazioni, per lo più relegate alle regioni centrali adriatiche e al meridione, sono state evidenti a tutti. Cosi come il freddo. Qualche fenomeno nevoso lo abbiamo vissuto solo nelle zone sopra citate. Il nord e le zone tirreniche sono state completamente saltate dai pochi impulsi perturbati. Le cause di tutto questo, le si può rileggere proprio in quell’editoriale. Oggi cercheremo di analizzare, sempre con le dovute difficoltà, la seconda parte dell’inverno nella nostra penisola.

Dopo la metà del mese di gennaio, finalmente l’attività del vortice polare perderà molto della sua energia. Questo dato è incontrovertibile. Lo deduciamo dagl’indici AO e NAO, visti in netto calo. Pur ripetendoci, non posiamo che ribadire che per l’Italia, quest’indici sono fondamentali. Quando sono positivi subiamo le invasioni delle alte  pressioni nel mediterraneo, con pochi irruzioni fredde. Quanto sono negativi, le depressioni stazionano più a latitudini mediterranee e le irruzioni polari o artiche si moltiplicano su un territorio comunque vasto come è l’Europa.

Per essere più esaustivi, non possiamo che accennare perchè si strutturerà tale progetto. Anche questo dato assume carattere di grossa attendibilità.

Da qualche settimana è in atto un riscaldamento stratosferico indotto da correnti ascensionali dalle zone del Medio-oriente passanti per l’estrema Russia orientale.

Quest’azione avrà come primo riflesso l’affermazione del famoso anticiclone delle Aleutine, posizionato fra l’Alaska e il mare di Barents. Il riscaldamento si propagherà dalla stratosfera fin verso la troposfera. Il risultato di questa manovra sarà quello di creare una rottura traumatica del vortice polare “europeo”.

A questo punto dobbiamo inoltrarci a capire le conseguenze climatiche per quanto riguarda il territorio europeo. In termini pratici, la rottura del vortice polare significa una maggiore meridianizzazione delle correnti e quindi l’instaurarsi di una situazione favorevole agli affondi di aria fredda verso latitudini più meridionali dell’Europa. E’ evidente la netta differenza meteorologica rispetto a quella vissuta fino a questi giorni e che dovrebbe esaurirsi verso la metà del mese o al più tardi nell’ultima decade del mese di gennaio.

Nel dover concretizzare le premesse, si passa da dati certi, quelli fin qui esposti, a dati probabilistici.

Quando parliamo di NAO (North Atlanthic Oscillation) negativa indichiamo fenomeni depressivi in sede mediterranee. Sappiamo benissimo che bassa pressione è sinonimo di tempo perturbato. La loro formazione è dovuta all’aria fredda che sopraggiunge da latitudini polari o artiche. Dove queste ultime “preferiranno“colpire? Il mediterraneo occidentale? Quello centrale? O quello orientale? Chiaramente anche coloro che sono profani di meteorologia, capisono che le sorti “italiane”dipendono proprio dal risultato finale di questo rebus.

Analizziamo le tre ipotesi:

amediterraneo occidentale: Le regioni del nord-Italia e parte di quelle centrali soprattutto tirreniche, entrano di “diritto” come zone perturbate con neve in pianura al nord e a basse quote sui rilievi del centro. Tempo piovoso al sud con neve relegata solo a quote che superano i 1800 metri. Questo perchè l’aria fredda espandendosi verso la Spagna e le Baleari, di riflesso porta correnti umide verso l’Italia. Il cuscinetto freddo preesistente al nord, con aria più fredda sul tirreno, permette alle correnti umide sud-occidentali di scavalcare il cuscinetto freddo e quindi far cadere la neve in queste zone. Al sud le correnti umide, anche per motivi orografici, sostituiscono più velocemente il freddo che regnava anche a quote alte.

b – mediterraneo centrale: Il tempo sarà “clemente” per le regioni del nord, dove si affermerà solo il freddo,mentre il centro-sud riceverà le precipitazioni più significative. Le correnti fredde che andranno ad alimentare le depressioni in formazione sul mar tirreno o su quello adriatico, saranno colme di aria fredda a tutte le quote. Pertanto le suddette precipitazioni saranno nevose anche a quote relativamente basse sia al centro che al sud-Italia, o addirittura in pianura sulle regioni centrali adriatiche, se il “vortice“si formasse  fra i Balbani, il mar Ionico o l’adriatico centro-meridionale.

c-mediterraneo orientale: la nostra penisola sarà fuori dai “giochi”. L’aria fredda, attraversando la penisola balcanica, andrà a colpire tutta l’Europa centro-orientale, solo e parzialmente le regioni più orientali italiane potrebbero risentire del flusso freddo, ma comunque senza fenomeni precipitativi significativi. Questa opzione, chiaramente, affosserebbe definitivamente l’inverno 2011-2012.

A conclusione  del presente editoriale pensiamo di aver portato a conoscenza i tanti “naviganti” del nostro sito di come potrebbe concludersi quest’inverno, così avaro di soddisfazione per coloro che pure hanno tanti interessi a che le stagioni invernali si affermino come natura vorrebbe. Le nostre restano analisi reali e nello stesso tempo probabilistiche. L’evoluzione di questa nuova e interessante fase meteorologica sarà da noi seguita e portata a conoscenza di tutti coloro che avranno la bontà di seguire i nostri aggiornamenti.

                                                                                                       

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