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Per il rilancio del turismo ci vuole il gioco di squadra

18.01.2015, La rubrica di Giovanni Nigro (da Fuori dalla Rete – Gennaio 2015, Anno IX, n.1)

C’è chi dice…

… che la neve da fastidio, crea disagi, macchine ferme e forse è meglio se piove “acqua calda”, ma del resto ogni anno è sempre la stessa cosa: chi la vuole e chi non la vuole la neve. La linea sottile che divide il paese tra chi l’ aspetta e chi non la vuole vedere è determinata da una sorta di invidia e da una sorta di menefreghismo che accompagna tutti i 365 giorni bagnolesi.

L’invidia viene da parte di chi non ha capito il senso del turismo invernale, quello di cui si ciba e si dovrebbe cibare l’Altopiano del Laceno. Infatti, il polo turistico ha annualmente e statisticamente più ingressi in inverno che in estate, quasi un cappotto da parte dell’inverno che vince per 3-1 sull’estate. Poi scatta il menefreghismo che è un male che non ha cura, ma forse con una terapia d’urto si potrebbe curare; una terapia che viene iniettata a piccole dosi cominciando ad entrare nell’ottica di speranza comune, un lavoro di squadra che a Bagnoli non piace a nessuno. Lo spirito del vivere comune in un paesino dovrebbe essere il pane quotidiano, ma sembra essere come una barzelletta che quando finisce si ride e si scherza anche se nessuno l’ha capita.

Di certo non è colpa degli abitanti se non c’è più affluenza in massa a Laceno; però un po’ di colpa il bagnolese la tiene. Turismo invernale non vuol dire solo seggiovie e tutti i problemi che hanno, ma vuol dire risollevare un posto che al Sud conta e pure molto. Turismo invernale è il giro dell’economia bagnolese, irpina, regionale e, esagerando forse tanto, italiana. Puntare tutto sul turismo è una cosa che tutti hanno sempre detto e forse pochi l’hanno fatto. Perché se qualcuno va a sciare, affitta una casa o una stanza d’albergo, poi ha bisogno dei beni primari, ha anche bisogno di sfogare i propri vizi siccome è in vacanza e perché no ha anche bisogno di respirare aria pulita siccome viene dalla città; tutto questo accerta al paese, ai suoi commercianti, agli abitanti stessi qualche introito. Di certo non può aspettarsi un introito qualcuno che non ha niente da offrire, ma forse solo da spendere. La risposta per chi non è commerciante ed ha anche la malattia del menefreghismo è che se il paese vive e vive bene, anche perché Bagnoli è uno dei paesi più ricchi della Campania, la comunità vive bene e avrà molto di cui spendere e donare.

Qualcuno giustamente dice: «ma a me non entra niente in tasca», giusto però il lavoro potrebbe interessare tutti. Anche ad un anziano che si preoccupa dei nipoti e dei figli che dovrebbero partire per trovare lavoro, mentre se il lavoro di squadra funzionasse li avrebbe tutti intorno ad aspettare felicemente il suo momento. Quindi non ci sono, sicuramente, altre spiegazioni e non ci saranno altre alternative se non si punta tutto sul turismo, perché l’Italia si basa sul turismo e niente più.

Qualcuno però dice anche che proprio in questi giorni la neve non la vuole, quasi sicuramente perché quest’anno l’emergenza neve è stata gestita un po’ in affanno e forse in modo superficiale. Le strade sembravano quelle di Roma di qualche anno fa dove la neve aveva fermato la città più antica del mondo; la Roma Caput mundi che si ferma difronte a 5 cm di neve perché non erano attrezzati. La giustificazione però Roma la tiene: la fiocca una volta ogni 10 anni circa e quindi sono stati presi alla sprovvista. Il problema è che a Bagnoli Irpino la neve, togliendo 2/3 anni, la fa sempre e non è una cosa rara. Non è rara perché fortunatamente gli dei hanno preso questo posto a cuore e non l’hanno quasi mai abbandonato da secoli e secoli. Bagnoli fortunatamente è il paese con più ruote termiche e 4×4 della provincia di Avellino e quindi non si ferma davanti a niente, però le strade dovevano essere pulite perché ritornando al discorso di lavoro il Comune di Bagnoli Irpino deve assicurare il quotidiano vivere ai propri cittadini.

Ma se la malattia (il menefreghismo) non ha la cura, ma continua ad amplificare la paura del gioco di squadra allora forse è meglio rovesciare il risultato oppure terminare la partita, squalificare il campo, dare anni di carcere agli spettatori ed iniziare a salutare gli anziani e partire non più con la “valigia di cartone” dei nonni, ma con “trolley” che è più resistente perché si sa che almeno un tartufo o un pezzo di formaggio se vai fuori te lo porti, perché gli odori e i sapori almeno quelli sono di squadra. Allora si è sicuri che la si vuole giocare sta partita si o no?

Buon Anno a tutti

                                                                                                       

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