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Previsioni del tempo, ultim’ora meteo, articoli di curiosità ed approfondimento (a cura di Michele Gatta)

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Ci attende un decennio (2010-2020) freddo? Proviamo a capire…

05.11.2010,  di Michele Gatta

Articolo di approfondimento meteo

In questo articolo cercheremo di proporvi un’accattivante previsione decennale del tempo sulla nostra Penisola. Chiaramente utilizzeremo dei dati meteorologici e statistici non di nostra fonte; sicuramente reali e la cui stima è totalmente affidabile. Meno sarà la previsione, e questo è fuori discussione. Ma è da vario tempo che molte indicazioni date, sono state altamente veritiere in quanto, a distanza di tempo, i riscontri che si sono avuti, sono risultati esatti rispetto alle analisi fatte dai vari centri meteorologici.

Questo non ci consente di elevare più di tanto l’affidabilità previsionale, ma, certamente, inquadra verosimilmente il tutto con una probabilità non proprio remota. Partiamo dal periodo 1450-1850. L’Europa in questo lasso di tempo ha vissuto la piccola era glaciale (PEG), poi il riscaldamento è stato quasi costante, tranne durante gli anni ’60-’70, presi paradossalmente poi come METRO di misura o peggio ancora, come paradigma climatico. Un dato molto significativo ci viene dal 1880 in poi, quando l’aumento della temperatura globale di 1°(dicasi:uno)è stato sufficiente a ridurre il 40% i ghiacciai montani della Terra. Sulle nostre Alpi si è manifestato un innalzamento dello zero termico di 200 metri dal ’95 ad oggi.

Ma cosa ci attende nel decennio 2010-2020? Qui la terminologia che useremo, potrà risultare poco conosciuta, e di difficile decifrazione. Ma per capire l’evoluzione, alcuni indici teleconnetivi, sono indispensabili. I nostri lettori più costanti, avranno sicuramente una maggior facilità di comprensione, anche perchè, da queste pagine, in passato abbiamo scritto articoli di didattica proprio per questi indici. Nell’archivio sono presenti e quindi consultabili. Ma veniamo alla domanda posta. Lo scenario di NAO positiva con distribuzione pressoria sfavorevole, con perturbazioni costrette oltre il 48° parallelo, ha caratterizzato il periodo ’80-2000, determinando inverni secchi nelle Alpi, ma soprattutto minori precipitazioni(– 20%) e più caldo nelle altre stagioni, con ciclogenesi meno importanti sul Golgo ligure, crisi del Rodano e flusso meridiano accentuato, ma non sempre favorevole; tutti scenari che potrebbero risultare stravolti nel prossimo decennio, sulla falsariga di quanto già accaduto negli ultimi anni. Il maltempo ha interessato in quella fase soprattutto il medio-adriatico e meridione, mentre l’alta pressione il nord e i versanti tirrenici.

Dal 1980 al 2006 ben 21 inverni si sono presentati con piovosità e nevosità sotto la media. L’84-85 e ’85-’86 è stato un biennio singolare con quasi più neve in pianura che in montagna. L’88-’89 e ’89-’90 biennio drammatico con assenza di neve sulle Alpi. Il ’95-’96,il ’00-’01,il ’03-’04 sono stati invece anni particolarmente nevosi. La nebbia è calata del 50% della media stagionale. La pioggia in calo (25%), con picco al nord con il 35%. Dal 1998, anno considerato il più caldo dalla fine della piccola era glaciale, le temperature non sono più aumentate. L’indice NAO (Nord Atlantic Oscillation) ha cominciato in maniera più palese la sua discesa  e l’attuale fase di scarsa attività solare, la fase di Nina attuale, la negatività della PDO, e le previsioni di un Nino sempre molto debole nell’arco del prossimo decennio, oltre alla debolezza del vortice polare (AO-), fanno pensare che tutto il prossimo decennio possa essere caratterizzato da temperature più basse e molti episodi perturbati, anche nevosi, sino alle latitudini medio-basse (in cui va collocata anche l’Italia).

Le certezze, e lo abbiamo detto nell’introduzione, in tal senso non esistono; ma si tratta però di studi comparati che mettono in luce, come del resto già avvenuto negli ultimi inverni, quanto la dislocazione delle figure bariche sia cambiata. Il ciclo solare, già di per sè debole, dovrebbe essere seguito da una fase di ulteriore dormienza solare.

Ci auguriamo di essere stati innanzitutto chiari nell’esporre una tendenza. Ai nostri utenti facciamo rilevare che i dati esposti riguardano l’intera Penisola italiana. Pertanto bisogna considerare che, localmente o per regioni (esempio il sud-Italia) i dati possono essere leggermente diversi da quelli delle restanti regioni.

Pertanto il dato di riferimento è quello complessivo, che poi, è quello che resta negli annali di statistica.

                                                                                                       

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