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“Quis ut Deus?”: note al margine della festa

24.06.2015, Articolo di Gianni Corso (da Fuori dalla Rete – Giugno 2015, Anno IX, n.4)

La festa appena trascorsa in onore di nostra Signora Immacolata presenta, forse con un po’ di fantasia personale, molti spunti di riflessione. Inconsciamente, un po’ per abitudine, un po’ per scarsa attenzione, durante questa festa, attraversiamo momenti salienti del nostro credo cristiano.

Tracciando una overview di tutto il sistema organizzativo, possiamo osservare il culto della bellezza (che non venga mai meno!): le luci, gli addobbi in chiesa, etc. Sia pur molte volte criticata come poco opportuna in vista di una povertà sempre più incalzante, la bellezza tuttavia è qualcosa che attraverso i nostri sensi condiziona il nostro stato d’animo, rendendoci più positivi. La bellezza salverà il mondo, affermava Fëdor Dostoevskij, nel suo romanzo “L’idiota”.

L’apertura della statua in chiesa certamente suscita un’emozione collettiva, molti non sanno perché questo momento scaturisce questo sentimento, eppure lo vivono, lo “sentono”. In realtà, l’atto di apertura della statua rappresenta proprio un affacciarsi del Cielo sulla terra: una prefigurazione terrena della Gerusalemme celeste che, pertanto, ne deve richiamare la maestà e la gloria. L’intronizzazione della Vergine circondata dai suoi angeli tra il tintinnare delle campanelle rappresenta l’apoteosi di questa scena paradisiaca.

Il culmine della festa è sicuramente l’ingresso del carro in piazza. Maria nella sua maestà regale è rivestita dallo splendore dei suoi angeli, dall’innocenza dei piccoli che giacciono assorti ai suoi piedi. San Michele arcangelo in piedi difende la Vergine con la spada e lo scudo: “QUIS UT DEUS?” – Chi è come Dio? Questa citazione contrasta la superbia di Lucifero che nella notte dei tempi volle raggiungere la gloria di Dio: l’arcangelo san Michele con la sua milizia celeste estrasse la spada e divise gli angeli buoni da quelli cattivi. Non a caso ai piedi della Vergine Maria giace inerme il serpente antico, ormai sconfitto.

Delle grazie versa in noi/ il celeste Tuo tesor:/ quando vuoi Tu tutto puoi,/ niente nega a Te il Signor.” Questa strofa dell’inno intonato in piazza al momento conclusivo della festa, porta in sé una nota teologica molto profonda. Anche l’Alighieri nel XXXIII canto del Paradiso recitava così: “Donna, se’ tanto grande e tanto vali,/ che qual vuol grazia e a te non ricorre,/ sua disïanza vuol volar sanz’ ali.” Chi non ricorre alla Vergine per ottenere una grazia, sarebbe come volare senz’ali.

Tuttavia, nessun santo e nemmeno la Madonna (come comunemente si crede), concedono grazie particolari sotto richiesta dei fedeli; solo Dio per intercessione dei santi e della Vergine concede questi favori celesti. Tuttavia vi è una differenza. La strofa riporta: “Niente nega a Te il Signor”. Di fatto se è vero che direttamente la Madonna non può concedere la grazia, è altrettanto vero che la sua intercessione presso Dio non rimane inascoltata. In parole semplici, Dio alla Madonna non potrà mai dire di no, ad un santo forse si.

                                                                                                       

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