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Il PD frena. Ma Renzi resta un’assicurazione per l’Italia!

03.07.2015, Articolo di Michele Gatta (da Fuori dalla Rete – Giugno 2015, Anno IX, n.4)

Osservazioni a margine di un momento molto delicato per il nostro paese.

La tornata elettorale per le regionali e le comunali ormai è andata in archivio e con essa anche le più disparate analisi che ne sono seguite.A un anno di distanza (Europee 2014) è stata molto evidente la differenza del voto espresso dal popolo italiano, anche se in consultazioni di diversa natura.Ma soprattutto il clima politico è radicalmente cambiato. L’anno scorso, proprio in questi giorni, si manifestava l’evidente vittoria elettorale del PD e di Matteo Renzi (40,8% di voti).

Oggi lo stesso Renzi ammette la decisa frenata del suo partito (PD).  Decisamente in ascesa invece è la Lega nord. Il centro-destra, soprattutto nelle Comunali, riesce a dare segnali di risveglio. Proprio nelle stesse elezioni il M5S riesce a raccogliere, più che alle regionali, risultati soddisfacenti con conquiste anche di diversi Comuni.

L’affluenza al voto ha confermato un progressivo distacco dell’elettore verso la politica, evidenziando un astensionismo esasperato soprattutto per i ballottaggi delle Comunali.

Ma se queste considerazioni sono delle conclusioni obiettive che un po’ tutti gli analisti hanno evidenziato nei loro interventi, l’obiettivo del presente articolo è quello di confrontare lo stato di salute del nostro paese alla vigilia delle due tornate elettorali.

L’anno scorso l’effetto del famoso bonus degli 80 euro elargito nel mese di maggio dal governo Renzi a favore di una parte della popolazione, ebbe sicuramente una rilevanza per l’esito elettorale.Come il decisionismo con il quale Renzi affrontava la situazione politica del momento. Attraverso varie iniziative rivolte allo sviluppo economico e alla riforma costituzionale del nostro paese creava, finalmente, un clima di ritrovata fiducia nella gente dopo diversi anni di stagnazione.Nel contempo la non convincente proposta politica del M5S, sfociata in una campagna elettorale particolarmente aggressiva con cui Grillo pensava di aumentare i propri consensi, abbinata al sempre più continuo declino del berlusconismo, fecero sì che parte dell’elettorato moderato spostasse le sue attenzioni verso il PD. Queste e sicuramente altre situazioni portarono al successo storico di Matteo Renzi. Una gigantesca fotografia scattata al Nazareno (sede del partito) simboleggiava la vittoria del PD. Ricordo bene che nella stessa era presente proprio tutto l’entourage del partito. Fra questi anche l’on. Fassina, già sottosegretario all’economia del governo Monti…

A un anno di distanzia, alla vigilia della tornata elettorale amministrativa, che realtà politica e sociale vive il nostro paese?Sicuramente le tante iniziative importanti portate a compimento dal governo, come la riforma elettorale, la riforma del lavoro, più conosciuta come “Jobs act” ormai in vigore da alcuni mesi, e diverse altre riforme approvate o in via di approvazione, confermano un evidente dinamismo del governo Renzi. I primi effetti positivi del “Jobs act” che finalmente invertono i dati sull’occupazione, e soprattutto l’uscita ufficiale dalla recessione sono segnali incoraggianti per la nostra economia. Dall’altro non possiamo che evidenziare situazioni che differenziano gli umori e le preoccupazioni dell’elettorato del nostro paese. Fra questi segnaliamo:

Il problema dell’immigrazione: Una sorta di spada di Damocle che aleggia sulla testa dell’attuale governo. Diventato ormai un grosso problema di una vastità enorme. Un tema che stenta a far presa responsabilmente nei governi europei. Riteniamo indispensabile che l’Europa ponga una seria attenzione ad una problematica destinata ad acuire le preoccupazioni dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo con l’Italia che resta la più vulnerabile per gli arrivi indiscriminati di decine e decine di migliaia di migranti, profughi ma anche clandestini.Improvvisamente la precarietà sempre più evidente con la quale si è gestita tale situazione ha alimentato negli ultimi mesi un senso di sconcerto nella popolazione italiana che, evidentemente, vede il nostro territorio sempre più indifeso. Quando non sempre si ha tutto il controllo di situazioni così disagiate, la preoccupazione cresce nella gente e cavalcare politicamente tale fenomeno ha premiato Matteo Salvini (vedasi voti riportati dalla Lega nord).

Mafia capitale: E’ l’accentuazione di un fenomeno di malaffare che si è allargato a dismisura su una parte della classe politica romana. Coinvolgendo in toto tutta la giunta di centro-destra (Sindaco Alemanno in primis) e molti esponenti prestigiosi del PDL, con evidenti intrecci malavitosi, e una parte del PD romano. Il tutto allargato anche a personalità vicine alla giunta dell’attuale sindaco PD di Roma, Marino. Lo stesso, che aveva da subito incontrato ostilità in una parte del consiglio comunale, ha il merito indiscutibile di aver denunciato alla magistratura le situazioni più compromesse. Una pagina vergognosa di vasta portata che rende la nostra capitale (alla vigilia del Giubileo) fragile e nello stesso tempo debole a fronteggiare fenomeni non legati strettamente alla politica.

La riforma della scuola: A un anno di distanza Matteo Renzi è passato dal “bonus” degli 80 euro alla riforma della scuola. Una riforma della stessa che si capiva da subito che avrebbe creato discussioni e soprattutto ulteriore linfa critica per quei politici che non aspettavano altro per indebolire il premier. I maggiori centri di sondaggi hanno sempre evidenziato, anche in passato, che la gran parte degli insegnanti esprime il suo voto politico per il PD. Che comportamento ha avuto in quest’occasione questa parte dell’elettorato? Risulta evidente che il forte astensionismo potrebbe spiegarsi anche per questa improvvisa e quantomeno discutibile scelta fatta dal segretario del PD. Farla alla vigilia di una tornata elettorale, comunque importante per diverse realtà regionali ed amministrative, ci è sembrato strategicamente un errore da principiante … Nel contempo ci chiediamo: ma è proprio cosi indigesta la riforma proposta dal governo Renzi? In tal senso esprimiamo qualche dubbio che magari verrà rimosso con qualche aggiustamento della legge in discussione al Senato.

Ho evidenziato alcune situazioni, le più importanti, che ritengo abbiano condizionato il voto sia per le regionali che per le Comunali.  Aggiungerei alle stesse anche un’insicurezza politica del PD soprattutto per quanto concerne alcune candidature. Una o due di esse non proprio in linea con un elettorato di sinistra che ritiene la moralità politica una sua prerogativa (a ragione?) hanno finito per penalizzare ulteriormente lo stesso partito.Comunque un grosso errore sarebbe se l’attuale premier e segretario del PD, Matteo Renzi, declassasse il voto amministrativo alle sole ragioni sopra esposte. L’elettorato italiano ha espresso il proprio disagio politico rispetto a contraddizioni che evidentemente ha riscontrato anche in alcune scelte fatte dal premier. Per di più la sua attività, orientata prevalentemente al governo, a scapito del partito, non ha pagato in termini di consensi elettorali. Una forza elettorale, quella del PD, ancora molto complessa, non del tutto stabile, e che purtroppo in questa fase si trova in evidente difficoltà anche rispetto a inspiegabili atteggiamenti politici di parte dei propri dirigenti.

Approfondendo in maniera più realistica l’eredità di un voto espresso nell’ ultima tornata elettorale da una parte di elettorato italiano, ci sembra emergere dallo stesso un dato ancora confortante per Matteo Renzi. Oggi Matteo Salvini (Lega nord) e Beppe Grillo (M5S), che si ritengono vincitori politici della recente campagna elettorale, sono stati in qualche modo investiti di un ruolo politico di oppositori più agguerriti all’attuale governo e soprattutto proiettati verso le elezioni politiche, che dovrebbero svolgersi nel 2018, come alternativi al “renzismo” affermatosi all’Europee del 2014.

Queste alternative risulteranno sempre più meno credibili a guidare un paese come l’Italia. Il popolo italiano è da sempre restio a delegare il proprio consenso elettorale a livello nazionale a coloro che esprimono una politica radicale ed estremistica e per di più demagogica (vedi Matteo Salvini). Al M5S non sarà perdonato il suo mancato impegno governativo del febbraio 2013, quando in quella tornata elettorale risultò il primo partito in Italia. Il loro disimpegno politico favorì il varo delle larghe intese del governo Letta che per un anno è stato, probabilmente, causa di ulteriore stagnazione dell’attività governativa del nostro paese già in difficoltà economica da diversi anni.

Matteo Renzi, consapevole di questo ruolo, farebbe bene però a non cullarsi di questo vantaggio strategico che ancora oggi il popolo italiano sembra riconoscergli.

Non può permetterselo né lui né l’Italia.

                                                                                                       

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