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Una mattina di maggio …

08.01.2011, di Domenico Bernardo (articolo tratto da “Fuori dalla Rete”, anno IV n.1)

Una mattina di maggio, mentre camminavo in piazza, vicino alla fontana, mi sentii chiamare. Mi voltai e non vidi nessuno. Guardando però l’espressione del viso e gli occhi di Leonardo Di Capua mi resi conto che era proprio lui a chiamarmi. A quel punto mi disse: “Sei tu che ha scritto alcuni articoli sulle bellezze e le brutture di Bagnoli? Con un pò di timore risposi: “Si!”. Così mi disse: “Senti figlio mio, continua a scrivere e non pensare a nessuno. Parla di tutto quello che pensi sul tuo paese perchè si vede che lo ami davvero. Chi non scrive e non parla del proprio paese non lo ama. Un giorno, le persone sensibili, ricorderanno quello che hai scritto. È successo, per altri argomenti, anche a me. Poche persone ricordano l’onore e l’amore che ho dato a questo paese. Il riconoscimento quale è stato? Mi hanno onorato con questo monumento e intitolato questa piazza. Però, quanto soffro, vedendo quella targa con il mio nome inciso messa a casaccio, non rifinita bene e poco leggibile”. Continuando mi disse: “Ora mi devi ascoltare e mi devi fare un piacere. Sono stanco di sentire dalla mattina alla sera sempre le stesse chiacchiere su queste panche davanti a me. Ai miei tempi si parlava di cultura, di arte, di scienza, di mestieri. Oggi si parla di tutt’altro”. A quel punto della conversazione risposi: “E’ vero. Non posso darti torto. Oggi è difficile trovare una persona per poter scambiare due parole su argomenti di questo genere”. Continuando Leonardo disse: “Il piacere che ti chiedo è quello di scrivere un articolo nel quale deve riportare quello che ti sto dicendo”.

Qualche settimana dopo rifacendo lo stesso percorso mi risentii chiamare. Pensai che era ancora Leonardo. Invece, questa volta, era Donatantonio D’Asti. Questi mi disse: “Ho parlato con Leonardo Di Capua della vostra conversazione. Ebbene, davanti a me è ancora peggio!!! Parlano di tante cose inutili! Chiacchiere, chiacchiere e sempre gli stessi ritornelli! Nell’articolo che scriverai riporta anche quello che ti dico io”. Poi mi disse, sottovoce per non farsi sentire da Leonardo: “Lui si lamenta per quella targa che è poco leggibile. E io cosa devo dire? È vero. Mi hanno intitolato la Giudeca, un quartiere storico di Bagnoli dove sono nato, ma il mio nome l’hanno scritto su un pezzo di laminato di plastica!!!” A quel punto intervenne Leonardo chiedendo al D’Asti: “Che ne pensi del continuo rinnovamento della piazza?”. Il D’Asti rispose: “Io, uno dei giuristi più apprezzati d’Italia, mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Anzi chiediamo a questo fanciullo che troneggia su questa fontana”. Il fanciullo, chiamato in causa, rispose prontamente: “Sto qui da più di un secolo e ho visto tante modifiche e cambiamenti. Per me la migliore è stata quella del 1929. Quel disegno, con quel movimento, rispettava il contesto architettonico del luogo. Tutte le altre modifiche successive non lo hanno mai rispettato. Sono state fatte molte modifiche senza criterio. A tal proposito voglio dare un consiglio dicendo che non bisogna mai modificare le cose che hanno fatto gli altri. Bisogna restaurarle rispettandone le origini”. Il D’Asti rispose: “Miei cari bagnolesi, prima di guardare avanti guardate indietro! Imparate a copiare!” Il fanciullo concluse la conversazione dicendo ai due uomini illustri: “Beati voi che avete vissuto in tempi migliori”.

Dopo dieci giorni passando davanti al convento di San Domenico sento una voce forte e brillante che mi chiama. Mi voltai e dissi: “Chi sei?”. Quella stessa voce mi rispose dicendo: “Io sono il domenicano Ambrogio Salvio”. Lo guardai in viso e vidi che era tanto amareggiato. Mi disse: “Ho incontrato Leonardo e Donatantonio e mi sono sembrati anche loro tanto sconvolti della situazione di Bagnoli. Mi hanno detto che il paese è diventato irriconoscibile. Non hanno voluto fare altri commenti, erano troppo amareggiati”. Continuando il Salvio mi disse: “Si lamentano loro!!! Io Ambrogio Salvio appena ordinato sacerdote fui inviato a perfezionarmi in scienze sacre a Bologna. In quella città familiarizzai con Michele Ghisleri futuro papa e santo, Pio V. Nel 1520 fui chiamato a Napoli a insegnare filosofia. A Roma fui maestro di studi.

Conquistai il rispetto e l’ammirazione dell’imperatore e divenni l’oratore più ambito e ricercato del regno. I miei discorsi accorati e infuocati facevano traboccare di folla chiese e piazze. Mi procurai oltre a notevoli elogi anche cospicui guadagni, somme che devolsi totalmente per promuovere arte e cultura, ma soprattutto per alleviare la sofferenza deglli uomini. Parte di questi guadagni furono devoluti a questo paese che amai e visitai spesso. Qui feci costruire e arredare la gran parte del convento di San Domenico, vi allestii una fornita biblioteca e uno studentato di alti studi umanistici.

Fui io a volere la prima chiesetta sul Lago Laceno. Proposi e ottenni dall’imperatore la facoltà di far pascolare gratuitamente le greggi dei pastori bagnolesi sulle sue tenute di Puglia nei rigidi mesi invernali. Fui autore di moltelici scritti religiosi e filosofici, divenni vicario generale del mio ordine e inquisitore sulla condotta dei monaci di Montevergine. Per un lungo periodo fui vescovo di Nardò. Fui stimato e amico intimo dei sommi uomini del mio tempo, tra questi: l’imperatore Carlo V, diversi vicerè di Napoli, i Papi Pio IV, Pio V, Paolo IV, Gregorio XIII, una schiera di cardinali, e infine fui collaboratore di San Filippo Neri e San Gaetano. Portai cinque reliquie a Bagnoli. Una di queste fu “La spina di Gesù”.

Concludendo il Salvio mi disse: “Caro concittadino, tu che hai avuto l’onore di ascoltarmi, anche se ti ho raccontato poco di tutto quello che ho fatto nella mia vita, devi dire ai miei illustri amici, Leonardo e Donatantonio, che sono stati già fortunati per come gli è andata. Vedi la mia situazione? Quale è stato il riconoscimento per tutto quello che ho fatto? I bagnolesi mi hanno ricordato con un mezzo busto. Subito dopo mi hanno messo in un deposito ad ammuffire per 30 anni!!! Ringrazio te e i tuoi amici per avermi tirato fuori da quel deposito. Ringrazio la Corale di Bagnoli per avermi ricordato con quel piccolo monumento. Tuttavia ti dico che in queste condizioni, parcheggiato in mezzo a tutte queste automobili che mi rendono invisibile, non sono tanto felice . Dai miei successori mi sarei aspettato qualcosa di meglio. Anche perchè vi abbiamo consegnato un paese d’oro con tanta storia. Un’eredità grande”.

                                                                                                       

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