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Ad un mese dalla scomparsa dell’amico Pasquale Sturchio

17.05.2016, Email di Angelo Capone

foto-angelo-capone-1Come promesso nel pregresso mio intervento in ricordo dell’Amico “Pasquale Sturchio, il poeta dell’Amistad e dell’Amore catartico” Vi invio la lirica piu’ specificamente ambientalista “PERCIO’ TI AMO” nella versione originale a me dedicata nel mese di maggio 2015.

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OMAGGIO ALL’ ACELLICA “PERCIO’ TI AMO”

All’ Amico  Angelo CAPONE, geologo, amante del territorio e  “In generale” (1)  innamorato dell’Acellica in particolare , …” HAU’ CELECA MO!” (2) Con affetto , stima e gratitudine…

Pasquale  STURCHIO

” L’ Acellica non e’ solo una montagna !

Lei ( una dea , una madre , una fanciulla…)

ci guarda, ci ascolta, ci ammonisce…

Lei è viva e sa farsi ascoltare !!

Siamo amici, complici . E’ parte di noi !!!

N.B. (Ho fatto mio il concetto appena espresso parafrasando il pensiero di un alpinista estremo, guida valdostana a proposito del monte Cervino…). L’ “idea ” di omaggiarti attraverso l’Acellica risale ad alcuni decenni fa, ai tempi delle interminabili tratte per raggiungere improbabili sedi delle famigerate 150 ore . Altri tempi!!! Collianello, Quaglietta, Senerchia vecchia, l’olistolite di san Vito a Caposele ( Cairano no! ) Pila ai Piani, San Guglielmo, le ripe della Falconara, sorgenti, inghiottitoi, le Mefite, la zanna di elefante, conoide di deiezione, argille multicolori, arenarie brecciate, fossili vegetali ed animali, miroir de faille, saggi penetrometrici,… l’insieme dell’inesorabile processo di peneplanazione che, ad oggi, ci permette di osservare una fase ancora giovanile nel prosieguo idro-geo-morfo-genetico! Quasi un’era geologica!

L’Idea, in itinere avanzata, si è compiuta – maturata dopo la lettura dei tuoi scritti…                        Perciò ti amo= A qui te amo. E’ un semplice componimento di quell’ ascesa mitica al monte Acellica, col senno di poi …  il ” ninno ngrillato verso le stelle incredule!!!”(3)

AMISTAD !!! / SP / A cerchiata

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PERCIO’ TI AMO…

Strana primavera si respira

questa notte illune di 1° maggio!

C’inoltriamo nel bosco…

c’inerpichiamo su per la montagna!!!

*

Indicibile il brivido che ci attraversa…

Qualcosa di fresco anzi d’antico!!!

Un odore d’estate precoce

prim’ancora che le ginestre ingialliscano!

*

Dell’aglio selvatico ci avvolge l’aroma!

l’olezzo dell’mbruscinaturo ci attira!

la salamandra pezzata…

si tinge di vivaci sfumature!

*

Caldi colori ci penetrano…

un  verde lussureggiante in un azzurro accecante!

Il giallo cocente del sole

riflesso in uno specchio d’acqua cristallina!!!

*

Solenne maestosa dolomitica

svetti nel cielo di cobalto

Cattedrale gotica fiammeggiante

il ” ninno ngrillato” verso le stelle incredule!!!

*

L’ Acellica è il nostro Totem!!!

Fieri di un passato memorabile di briganti

il nostro spirito a te si eleva oh diletta fanciulla!!!

nel cuore l’orgoglio di essere figli dei lupi!!!

Composizione di Pasquale Sturchio e di altri 100…/maggio 2015

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I seguenti virgolettati sono tali perché Pasquale li ha presi integralmente da miei scritti per Lui, pregressi sia a “PERCIO’ TI AMO” che al mio inedito poemetto “Inno alla Celeca e al suo Ninno” a lui dedicato. Entrambi composti casualmente e in sincronia, senza mai concordarne l’idea.  Avevamo solo rievocato, come due anziani signori,  i tempi delle escursioni al nostro totem  Acellica “Montagna Sacra”  al cospetto di Bagnoli Irpino:

(1) ” In generale” richiama il mio soprannome amicalmente.

(2) ” Hau’ Celeca Mo’ ! ” rimanda ad un mio scritto per lui che allego integralmente.

(3) ” il Ninno ngrillato verso le stelle incredule!!!”  preso da un mio sms su “Hau’ Celeca mo’ !?!” .

In futuro Vi proporrò un estratto del suddetto “INNO alla Celeca” che parla di Lui sulla cima Nord.

Allego due foto da me scattate a fine anni 80; una all’entrata (impresentabile) della captazione di una delle sorgenti basali dell’Accellica – Alto Calore – e l’altra nel rudere del Purcino Marinari, poco distante e col fuoco acceso, assieme al collega, prof. Fernando Savino.

 Angelo CAPONE

LE FOTO

foto-angelo-capone-2

foto-angelo-capone-3 ______________________

HAU’ CELECA MO’!?!

Il contesto in cui è nata (nel secolo scorso, 800-900 ) l’imprecazione ” HAU’ CELECA MO’!?!” è la Piana Campana, intorno ai REGI LAGNI del nolano, dove alcuni nostri pastori di pecore e/o capre andavano, transumanti, a svernare. “Isso”, ( il nostro “attore” che la Celeca, al tempo ancora più interna e impenetrabile, l’aveva girata in lungo ed in largo, almeno pe curiosità o per bere alle varie polle sorgive -nel racconto di un mio parente- vestito con un cappello scuro a falde, mantello scuro a ruoto, pantaloni e  cammesola  di  velluto  marrone e connesso tascapane, scarponi di cuoio ingrassati e con centrelle metalliche basali, accetta sul braccio sinistro e “piroccola” nella mano destra), si era imbattuto in una “vivace” schiera di ragazzini locali che avevano cominciato a chiamare a raccolta altri compagni indicando ad alta voce : ” O muntagnaro ! O muntagnaro! … Currite!… “. Isso aveva perso il cappello per una folata di vento e percio’ correva e al contempo cercava di colpire con la nodosa “piroccola” per fermare a terra il prezioso cappello e non ci riusciva, colpiva a vuoto. Quest’azione ripetuta più volte rendeva la scena alquanto comica, se non tragicomica , e condita da risate fragorose e irriverenti . Tra una folata e l’altra meno intensa, il malcapitato riusciva infine a bloccarlo; proteso in avanti , inclinato e con la piroccola a mò di spada puntata sul cappello  per non riperderlo , fermo a terra  nella polvere, riprendeva le forze per un attimo e, di scatto, si girava, adirato è dir poco, con gli occhi di brace e il ghigno di orso-lupo irpino, con onomatopeico  “hgrr…” esclamava : ” HAU’ CELECA MO’!?! “. (A significare : Ah! si foussimo stati rint’a la Celeca, lontano da occhi indiscreti, quanta piroccolate a ritta e a manca e ué lo ria io lo montagnaro!?!)   In un attimo ,( senza bisogno di altre parole ), al perentorio Mo’!?!  e alla visione della postura e dell’espressione del volto del fiero omaccione nostrano, i ragazzi fuggivano e impauriti si dileguavano per le viuzze del luogo dal clima molto più mite del nostro.

Questi gli antefatti raccontatimi e a te, amico mio con la a cerchiata, riportati scherzosamente ai tempi delle interminabili  tratte per raggiungere improbabili sedi delle famose 150 ore  romanticamente istituite da un sindacato d’altri tempi.   Non era certamente rievocata la Celeca bucolica, tanto meno il “Francisco chi se ne uai a la montagna mentre ronna Paulina resta sola e l’auciddruzzo a lo sépale… ” Qui, CELECA, nostro retaggio, metafora di asprezza , rudezza, carattere forte oltre le righe di “ominidi sapiens sapiens” costretti ad intemperie, asperità, natura selvaggia e matrigna, nonché lotte a uocchi r’accettate e/o piroccolate, per i memo pavidi, ( per gli altri vigeva “l’annereuatura”  o la skoppettata ra ret’a lo muro ), a luoghi capaci di inenarrabili, brutali ratti veri e propri, altro che Sabine! Nel mentre , quelli che avevano conquistato il territorio “con la spada” e la cosìddetta gente bene a seguito, se la godevano… soggiogando un’altra parte della popolazione più “tranquilla” alle esigenze di lavoro boschivo e agricolo  più stanziale.

Qui, pertanto, “hau’ Celeca mo’! ” è divenuto ermetico , unico verso dissacrante e scherzoso o aspro e forte e, da me, sublimato dalla bellezza d’insieme dell’ACCELLICA rievocata e, al contempo, utilizzato come intercalare ricorrente tra noi, nei nostri discorsi, spesso scherzosi e chiosati,(anche sulle malefatte dei nostri politici e non solo ), da un ” HAU’ CELECA MO’!! :

“Piroccola” da dissotterrare per rendere “CITOYEN”/CITTADINO  il suddito? Riscatto? Forse! … oltre le ideologie, almeno per ipotizzare che la speranza sia l’ultima a morire al tempo delle multinazionali, delle iperspeculazioni bancarie ( derivati e non) del neocapitalismo imperante oltre gli stati, delle ricchissime mafie e delle nuove schiavitù con cellulare in mano e per troppi come cimitero il basso mediterraneo… e ciò già dai tempi del “piùcchéneorealistico PUMMARO’ ” che seguì l’altro ( più nostro con migranti del sud Italia verso il nord italo-europeo) tristissimo” PANE E CIOCCOLATO”. E nel mentre Salvini, dopo Bossi e “Trota”, ancora docet. Il resto… PANTA REI…e buona salute. Affettuosamente. A.  Angelo Capone /   Maggio 2015

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Allego una foto dal titolo :
Il Tuo cielo di cobalto sull’Accellica, Tua Cattedrale gotica fiammeggiante, con l’arrivo della Tua immagine, ha assunto tonalità cangianti con squarci di topazio e fasci luminosi iridescenti tra nubi biancastre galleggianti sul Ninno e sulla Savina in attesa del tramonto. Un uccello posato sui rami, immobile e incurante, guarda Bagnoli e volge la coda al Ninno dell’Acellica.
Al poeta nella maturità Pasquale STURCHIO.
foto-angelo-capone-1

                                                                                                       

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