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Camorrista in uno chalet del Laceno

Il Mattino – 30.04.2010

Per la sua latitanza aveva scelto l’altopiano di Laceno, tra gli chalet che circondano il lago e gli impianti di seggiovia che cominciano ad animarsi in vista della bella stagione. Antonio Bifolco, 58 anni, originario di Pagani, vicino alla «Nuova Famiglia» riconducibile a Pasquale Galasso, è un volto noto nella geografia camorristica campana. Il suo nome ricorre spesso nei verbali della Dda, in inchieste sui rapporti tra consorzi e cooperative che hanno operato, soprattutto negli anni Novanta, in provincia di Napoli e Salerno e la camorra per la fornitura di calcestruzzo. Ma nel novero delle attività connesse alla presenza malavitosa del sodalizio salernitano vi sono anche le estorsioni, le intimidazioni, il riciclaggio. A trarlo in arresto sull’altopiano sono stati i carabinieri del reparto operativo – nucleo investigativo di Salerno, diretto dal tenente colonnello Francesco Merone, in collaborazione con i Ros e la stazione dei carabinieri di Bagnoli. Il latitante salernitano era ricercato da tre mesi per scontare una pena a sette anni di reclusione per rapina, estorsione e riciclaggio commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini, supportate da intercettazioni telefoniche condotte dai militari di Salerno in stretto contatto con la procura diretta da Franco Roberti e coodinate dalla Procura generale della Repubblica, diretta dal dottor Lucio Di Pietro, hanno consentito di individuare Antonio Bifolco in un’abitazione isolata sull’altopiano Laceno. Per sfuggire alla cattura aveva scelto l’amena località irpina, tra i faggi e gli alberi d’alto fusto che circondano la piana dove si estende il lago. Al momento dell’arresto, il malvivente viaggiava a bordo di un’autovettutra condotta da M. T., un incensurato sessantaduenne anch’egli di Pagani, denunciato per il reato di favoreggiamento. Solo qualche giorno fa la procura altirpina e quella arianese avevano lanciato l’allarme sulle infiltrazioni camorristiche in provincia e sulla necessità di tenere in vita i piccoli presidi giudiziari e i tribunali minori per garantire ai cittadini maggiore sicurezza.

                                                                                                       

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