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Come stanno cambiando i prezzi dei farmaci

03.05.2011, Il Corriere della Sera (di Daniela Natali)

È in atto una manovra di riduzione, ma può capitare di pagare di più.

Da due settimane la notizia rimbalza sui giornali e sul web: sono stati «abbassati i prezzi dei generici», i farmaci equivalenti a quelli di «marca» usciti dalla copertura brevettuale, che possono essere prodotti da aziende non detentrici del marchio, a prezzi inferiori.

Detta così, non sembra che la notizia debba interessare più di tanto: benissimo lo Stato risparmierà un bel po’ di soldi pagando meno i farmaci, con buona pace nostra. Peccato che le cose non stiano così e se ne sono accorti i cittadini che nei giorni scorsi si sono trovati a sborsare da pochi centesimi ad alcuni euro per farmaci che fino a ieri non pagavano.

Quella che è stata abbassata è infatti la cifra che il Servizio sanitario nazionale paga per quel certo farmaco. Per capirci, se fino a ieri per il medicinale “x” era prevista una copertura, cioè un “prezzo di riferimento” (che quasi sempre coincideva con quello del generico più economico) di 10 euro, oggi la cifra è scesa, poniamo, a 6. E se il produttore di quel generico non adegua il prezzo alla nuova cifra di riferimento decisa dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), la differenza resta a carico del cittadino, così come la differenza di prezzo col prodotto di marca (vedi tabella).
Insomma, ci si può ritrovare con una specie di ticket in più, che non “guarda in faccia nessuno”, diversamente da quanto accade con quello imposto da diverse Regioni sulla ricetta, per il quale sono previste varie esenzioni.

Alla decisione di abbassare i prezzi di riferimento l’Aifa è arrivata perché il decreto legge 78 del 31 marzo 2010, la manovra aggiuntiva alla Finanziaria, «chiedeva perentoriamente – come ha ricordato Aifa – di rientrare di 600 milioni di euro di spesa, allineando i prezzi dei generici italiani a quelli medi dell’Europa». Da qui i ribassi decisi per i rimborsi, che vanno da un minimo del 10 per cento a un massimo del 40 per cento, rispetto ai prezzi di riferimento in vigore sino al 14 aprile. Malgrado il tentativo dell’Aifa di concordare un immediato allineamento del prezzo al pubblico dei generici, i ribassi stanno arrivando goccia a goccia e la situazione è in continuo divenire. Secondo gli ultimi dati, per più del 50%o delle circa 500 molecole coinvolte nella manovra, si è avuto un riallineamento al nuovo prezzo, per il 20% circa una notevole riduzione e per quasi il 30 per cento il prezzo del generico è restato quel che era. «Comunque – puntualizza Paolo Siviero, direttore del centro studi dell’Aifa – anche se è il 70% delle molecole ad essersi adeguato ai nuovi prezzi, il 97% del fabbisogno, cioè della spesa per trattare le varie patologie, è coperto dalle molecole il cui prezzo al pubblico è già stato allineato a quello di riferimento, quindi i casi in cui i cittadini dovranno partecipare alla spesa saranno pochi. Bisogna però essere chiari: se una persona preferisce i prodotti “griffati” rispetto agli equivalenti, si troverà a pagare una differenza di prezzo più significativa, perché la forbice tra prezzo rimborsato e quello del prodotto di marca è effettivamente più alta. È importante che i cittadini pretendano di sapere dal farmacista quali sono i prodotti per cui non si pagano differenze, e il farmacista è tenuto a segnalarlo».

«Gli equivalenti il cui prezzo non è stato ridotto – puntualizzano ad Assogenerici ( associazione produttori generici) – sono quelli che costano molto poco, come la provastatina (vedi tabella), per i quali le aziende difficilmente potrebbero sostenere le riduzioni di prezzo richeste. Ma questo significherà, per i cittadini, pagare pochi centesimi di differenza. Per prodotti da prendere a vita (come il losartan, si veda la tabella), laddove era possibile, i produttori hanno fatto uno sforzo per venire incontro alle esigenze dei cittadini. Comunque in Italia i produttori si trovano ad affrontare una situazione più difficile rispetto ad altri Paesi: da noi poco più del 10per cento del mercato farmaceutico è rappresentato dai generici. In Germania, si arriva al 60%: facile tenere i prezzi più bassi».
«Intanto, in questo “limbo temporale”, – conclude Moira Stefini, di Altroconsumo – tra l’entrata in vigore del nuovo prezzo di rimborso stabilito da Aifa e l’atteso completo adeguamento dei prezzi da parte delle aziende, l’unico a perderci è l’anello debole della catena, ovvero il cittadino. Per ora solo due Regioni (vedi sotto) sono intervenute a favore degli assistiti».

                                                                                                       

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