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La leggenda del Cavaliere Aniello Capozzi

02.06.2011, Articoli di Padre Vittorio Pirro e prof. Tobia Chieffo (tratti da opuscolo “Villa Loyola Laceno 40 anni”, Anno 2006 e “Il Monte” periodico culturale di Montella, Anno IV, n. 3/4 ).

«Pigliamu fessi e purtamu a Vagnulu!!!». Una massima – tra le più citate a Bagnoli – attribuita al Commendatore Capozzi (ndr).

È il “personaggio chiave” di Laceno con il quale iniziammo la nostra avventura a Laceno 40 anni fa. Versatile e tenace, fece tutti i mestieri, manovale, barbiere, libraio, tabaccaio, impiegato comunale, corrispondente del Banco di Napoli e … fotografo. Un misto di praticità e di mito.

Rimette a nuovo una taverna seicentesca per pecorai e boscaioli, le dà il suo nome “TAVERNA CAPOZZI” che pian piano diventa rifugio e osservatorio, albergo e locanda, ristoro e sportello turistico. Il mio primo incontro con questo personaggio mitico fu in un giorno primaverile del 1965. Me lo presentò il buon padre Leone Rocca, mio Superiore d’allora, e suo intimo amico.

“Perché te ne vai pellegrinando di estate in estate con i tuoi “scugnizzi” con pullman e camion pieno di masserizie ora in Sila, ora nel Parco nazionale d’Abruzzo, ora nel Matese? Vieni qui, fermati qui a Laceno. Il posto è bello, l’ambiente è accogliente e ben adatto per i tuoi ragazzi…” .

Il suggerimento mi piacque… Fu l’inizio della nostra seconda amicizia con il Cavalier Capozzi. Il giorno dopo, il Cavaliere mi presenta al generale del Corpo Forestale dott. Mario DE MARTINO e al dott. ALFREDO CURTO, responsabile per la Provincia d’Avellino. Con una apertura sociale meravigliosa, subito mettono a disposizione dei miei ragazzi la Caserma forestale TRONOLA – fanno allacciare acqua e luce.

Noi la “battezziamo” VILLEST (Villaggio estivo). Sarà la nostra sede estiva per tre bellissimi e suggestivi anni alla far-west … Ogni anno che ritornavamo, il Cavaliere ci riempiva di gentilezze, di premure: paglia per riempire i pagliericci, tavolini e sedie per scrivere e disegnare, legna per cucinare, viveri per mangiare…

Il sabato e la domenica, per disobbligarci, i nostri ragazzi più grandi gli davano una preziosa mano per servire gli ospiti del suo ristorante. E i ragazzi, dopo, al pomeriggio, se ne ritornavano sopra con diversi vassoi pieni di ogni ben di Dio: pasta al forno, pollo, patate fritte, frutta, dolciumi e … vino.

Il giornalista ALDO DE FRANCESCO così descrive il nostro personaggio. “Con perenne vestito di panno scuro, il colletto gualcito e senza cravatta, il volto asciutto e arguto, illuminato più dal sorriso degli occhi che dal movimento di labbra, i capelli fulvi da pastore irlandese, con quell’aria di vetustà, Don Aniello era la figura giusta per quei monti di silenzi profondi, bisognosi di progetti veri”.

Genio ribelle e autodidatta, portò a Laceno big della cultura, della politica, dello spettacolo quali Carlo Lizzani, Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Antonio Maccanico … Un anno riuscì a portare pure una tappa del GIRO D’ITALIA!

Il nipote prof. TOBIA Chieffo, ex sindaco di Bagnoli Irpino, così sintetizza la ricetta del suo segreto:  “Mio zio non si chiudeva nell’ambito della sua TAVERNA, del suo piccolo orto – ma stava sempre attento a non cadere nel dannato individualismo, antica piaga del Sud”.

In occasione del centenario della nascita del Cavaliere Capozzi (13 maggio 1899-1999) in un lungo articolo “IL MATTINO” di Napoli cronaca Irpinia – gli dedica questi titoli: IL MITO DI LACENO, LA LEGGENDA DI ANIELLO CAPOZZI – L’UOMO DELLA TAVERNA CHE SFIDO’ IL FUTURO.

Il 21 dicembre 1988 il Cavaliere Capozzi ritorna alla casa del Padre. Sul Laceno nevicava, e Lui, nel delirio, sognava di ballare con i lupi …

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Aniello Capozzi : “Il Pazzo del Laceno”

Articolo di Tobia Chieffo (tratto da “IL MONTE” , Anno IV, n. 3/4, periodico culturale di Montella)

E’ un personaggio che nella storia locale di Bagnoli Irpino occupa un posto di primissimo piano quale pioniere dello sviluppo turistico dell’altopiano Laceno e come fotografo del ricco patrimonio artistico e delle affascinanti vedute paesaggistiche e ambientali del paese.

Nasce a Bagnoli Irpino il 13 Maggio 1899 in via Bonelli, terzo dei sei figli di Lorenzo e Rosina Labbiento. Da ragazzo insieme al padre, guardia comunale, si avventura sul piano Laceno e se ne innamora frequentandolo poi sia come cacciatore che come fotografo dilettante e autodidatta. Fu tra i ragazzi del 99 che partecipò, negli ultimi mesi, alla Prima Guerra Mondiale. Barbiere, libraio, perfezione il suo amore per la fotografia nello studio del famoso Solimene ad Avellino dove conosce altri famosi fotografi e la famiglia Amatucci con cui instaura un rapporto destinato a durare per decenni e che nei primi anni del fascismo gli procura qualche grana con la giustizia.

Quando si sposa l’8 Agosto 1928 con la maestra Lepore Vincenza detta Maria, è un fotografo orami conosciuto ed apprezzato in provincia e le sue foto pubblicate su giornali, riviste e libri fanno conoscere a tanti le bellezze artistiche di Bagnoli e quelle naturali del Laceno.

Con Solimene, De Feo, Maggi, De Simone, Barzaghi, Velle, Leone, Manto, colleghi fotografi irpini, partecipa a varie manifestazioni e mostre fotografiche ricevendo sempre grandi riconoscimenti. Ricordiamo tra gli altri a Napoli nel 1930 alla “Mostra del Paesaggio meridionale” dove Aniello Capozzi ebbe il merito di essere l’unico irpino premiato tra gli altri cento concorrenti; premiato nel 1932 alla “I Mostra fotografica Irpina d’arte” tenutasi ad Avellino nel luglio-agosto. Su “rassegna fotografica” di Milano dello stesso anno parlando della mostra di Avellino “.. alle ombre discrete dei faggi bagnolesi è ritornato Aniello Capozzi. Con le sue foto ha rievocato i culti e l’arte antica di un artigianato maestro”: mostra dei dettagli miracolosi saggia nei rendimenti tecnici. Da domani attenderà ad allestire in album le cento visioni del Coro seicentesco e della Collegiata pel mistico sentimento d’un regal ospite a Laceno, S.A.R. Umberto di Savoia”.

Ed infatti le foto del Principe Umberto in visita a Bagnoli e alle manovre militari sul Laceno nell’agosto del 1932 vengono pubblicate su tutti i giornali nazionali ed insieme alle foto pubblicate nel 1936 dal Touring Club Italiano nel VII volume di “Attraverso l’Italia-Campania” in una prima edizione di 450.000 esemplari fanno conoscere Bagnoli agli appassionati di tutta Italia.

La seconda Guerra Mondiale vede il Capozzi scrivere per il “Roma” ed il “Corriere dell’Irpinia”, corrispondente del Banco di Napoli e poi impiegato al Comune con l’allora segretario Belisario Bucci e dopo proprietario della sala cinematografica di Bagnoli. Nei giorni 14-15-15 Giugno 1947, sotto Papa Pio XII, si svolgono i solenni festeggiamenti per l’Incoronazione della SS. Vergine Immacolata di Bagnoli Irpino con la partecipazione del Cardinale Giuseppe Bruno, di quattro vescovi e di tutte le principali autorità provinciali. In quell’occasione Capozzi gira un lungometraggio che dopo pochi mesi sarò proiettato nella pubblica Piazza di Bagnoli e poi inviato in America per la visione da parte dei numerosi emigranti bagnolesi e li si pensa sia andato perduto.

Nel 1955 comincia l’avventura sul Laceno. Costruisce tre piccoli chalet e nasce la “Taverna Capozzi”, e si da corpo ed anima ad un’impresa dai più ritenuta folle (ecco il perché del “pazzo del Laceno”) fare dell’altopiano un polo turistico. Alla fine degli anni 50 il boom del Laceno d’Oro, tanti personaggi celebri Modugno, Milva, Taranto, Pasolini, Monicelli, Kuzzabum Koy, Sullo, De  Mita, Maccanico, Agnes per citarne alcuni passano attraverso l’obiettivo della sua reflex e gustano le prelibatezze della sua cucina. Aniello Capozzi non è solo amico di artisti, intellettuali, politici e giornalisti ma soprattutto amico della gente che ogni giorno si innamora come lui del Laceno e a tutti non fa mai mancare il suo mitico pensiero: tartufi e funghi.

“La Taverna” (foto d’epoca)



                                                                                                       

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