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Avv. Di Giovanni: «Sulla vicenda dei rimborsi Enel, tentare una comune azione di conciliazione»

12.12.2011, La consulenza (Avv. Domenico Di Giovanni)

Raccolgo l’invito rivoltomi dalla redazione di “Palazzo Tenta 39” per cercare di fare maggiore chiarezza sulla annosa questione, cosiddetta rimborsi Enel, che vede coinvolti un numero elevato di cittadini Bagnolesi. Vorrei chiarire, che quanto già pubblicato appare abbastanza esaustivo dal punto di vista fattuale e per certi versi anche dal punto di vista giuridico, su cui peraltro mi preme approfondire la questione anche per cercare di dare una soluzione al problema.

Innanzitutto, anche al fine di sgombrare il campo da numerosi equiovoci che si sono creati, va sottolineato che l’azione intrapresa dall’avvocato difensore (*) dei nostri concittadini, non è rappresentata da un unico giudizio per tutti (quella che giuridicamente si definisce class action), ma per ogni singolo cittadino è stato azionato un giudizio. Per cui per ogni persona vi è stato un processo di primo e secondo grado. Per il primo grado, i giudizi si sono tenuti dinanzi al Giudice di Pace di Laviano (SA), che si sarebbero, uso il condizionale non essendo in possesso della sentenza, tutti conclusi con la condanna dell’Enel al risarcimento dei danni in favore degli istanti (si dice per Euro 100,00, ma non è certo) ed alla conseguente refusione delle spese processuali (di cui neanche si conosce l’importo effettivo).

A seguito di tale statuizione, L’Enel, anche in considerazione del numero elevato di sentenze sfavorevoli, ha ritenuto di proporre appello contro le medesime, provvedendo, tuttavia, al pagamento di quanto dovuto, attesa la esecutività della sentenza di primo grado.

I giudizi di appello, tenutisi dinanzi al Tribunale di Salerno – sezione distaccata di Eboli – si sono conclusi con l’accoglimento dell’appello e con la condanna degli appellati alla refusione in favore della parte appellante della metà delle spese del doppio grado di giudizio, liquidate in Euro 35,00 per esborsi, euro 400,00 per diritti ed euro 450,00 per onorari, oltre iva e cap come per legge. A seguito di tanto, i cittadini si sono visti recapitare da parte del legale dell’Enel le richieste di pagamento per circa Euro 1.345,00 complessivi, che comprendono le spese di cui sopra oltre gli accesori di legge e le spese successive. Tarttandosi di condanna alla metà delle spese del doppio grado di giudizio, mentre la residua metà è stata compensata dal Giudice di Appello, è facile capire che in caso di soccombenza totale il danno sarebbe potuto essere doppio.

Nel secondo grado di giudizio, di cui invece sono in possesso della sentenza, gli appellati sono rimasti contumaci. In pratica, nel processo di appello l’Enel era senza controparte, per cui nessuna difesa è stata opposta a quanto da essa asserito e posto a suffragio dell’atto di appello. Alla luce di tanto, più che recriminare su quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, oppure cercare di trovare un caprio espiatorio che maldestramente viene individuato in una ragazza che certamente ha peccato di superficialità, ma credo in perfetta buona fede, occorre individuare una vera e veloce soluzione al problema.

Il sottoscritto, ma credo anche i colleghi presenti sul posto, sono già stati contattati da alcuni cittadini per essere consigliati sul da farsi. Allo stato ritengo necessario, in via del tutto prioritaria, raccogliere il mandato del maggior numero di persone coinvolte, anche attraverso una sorta di collaborazione tra tutti gli studi legali del paese, al fine di avviare dei contatti formali con gli uffici legali dell’Enel e quindi intrapendere ogni necessaria attività diretta ad ottenere una definizione transattiva della controversia. In altre parole sarebbe auspicabile trovare una soluzione che preveda il pagamento di una somma inferiore rispetto a quanto prevede la condanna. Diversamente, si andrebbe incontro alla inevitabile notifica del titolo esecutivo e del precetto che sono il preludio dell’inizio della fase esecutiva, con tutto ciò che essa comporta soprattutto in termini di aggravio di spese.

Parallelamente a quanto sopra esposto, si potrebbe, valutare se vi siano dei profili di responsabilità, civile o anche penale, a carico dell’avvocato difensore e quindi porre in essere tutte le necessarie azioni a tutela dei danneggiati. Tuttavia, tale iniziativa potrà essere meglio dibattuta ed eventualmente approntata, solo all’esito dell’acquizione e di una attenta disamina dei documenti riguardanti i giudizi, che necessariamente dovrà essere svolta caso per caso. Allo stato delle informazioni attuali, sembra, ma anche qui è bene usare il condizionale, che il difensore dei nostri concittadini abbia omesso di comunicare ai propri assistiti l’intervenuta notifica dell’atto di appello, pregiudicando di fatto agli stessi di potere resistere in giudizio. Tale comportamento, se fosse confermato, è già di per sè fonte di responsabilità professionale, di cui potrebbe essere chiamato a rispondere in sede civile, ferma ogni altra responsabilità che dovesse emergere, come detto, dalla verifica degli atti.

Nel confermare la piena disponibilità a rendere ogni ulteriore ed opportuno chiarimento, e nella speranza di essere stato chiaro ed esaustivo nella esposizione degli aspetti giuridici della questione, che spesso sono difficili da comprendere anche per gli operatori del diritto, figuriamoci per le persone che si occupano di altro, ringrazio la redazione di “PalazzoTenta39” per la fiducia accordatami.

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(*) Sembra che l’avvocato difensore (di cui non si indicano gli estremi anagrafici, in ottemparanza alla legge sulla privacy) abbia costituito a Bagnoli, avvalendosi della “innocente” collaborazione di una ragazza del luogo, un punto di raccolta di tutte le istanze (ndr).

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Il perentorio di pagamento pervenuto ad un nostro concittadino …




                                                                                                       

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