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«Il Laceno d’Oro appartiene a Bagnoli»

31.12.2011, Ottopagine

La rassegna secondo Chieffo, sindaco del comune altirpino, che rivendica il legame con il territorio.

«Sulla questione del Laceno d’Oro il comune di Bagnoli si sta battendo in tutti i modi, perché il Laceno d’Oro appartiene a Bagnoli Irpino. E’ qui che è nata la rassegna, con i soldi e i sacrifici di questo comune che ha il pieno diritto di programmare il richiamo di questa iniziativa per la promozione del territorio. Come si fa a parlare di Laceno senza Bagnoli? Del resto così ha voluto Pier Paolo Pasolini. E’ scritto negli atti».

Parole di Aniello Chieffo, sindaco di Bagnoli Irpino. Il primo cittadino è intervenuto per puntualizzare alcune cose nel dibattito aperto dal nostro giornale sul futuro della storica rassegna cinematografica ideata e realizzata da Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio, che quest’anno l’associazione ImmaginAzione, (che da dieci anni porta avanti il progetto), non ha potuto mettere in piedi per mancanza di fondi.Il futuro del festival potrebbe essere in un progetto unico che raccolga anche le altre rassegne cinematografiche presenti sul territorio. Un disegno tracciato a grandi linee dal vicepresidente della Giunta regionale Giuseppe De Mita sulla scorta di una esigenza espressa da più voci, che già in passato ha visto impegnato il comune di Avellino, con l’assessorato Biazzo.

Perché vi siete tirati indietro in quella occasione?
«Non ci siamo tirati indietro. Ma Bagnoli non aveva ricevuto l’attenzione che meritava rispetto all’impegno economico del comune. E poi ho sempre pensato che le cose andavano fatte in un altro modo».

Come?
«Subito dopo abbiamo presentato un nostro progetto per il turismo legato alle manifestazioni culturali del territorio, insieme ai comuni di Cassano, Montella, Nusco, Montemarano e Atripalda, con la comunità montana Terminio Cervialto, coordinato dall’ing. Perrotta. Ognuno metteva qualcosa di suo, per esempio Montemarano il carnevale, Montella il convento di San Francesco e Bagnoli il Laceno d’Oro. Feci anche la proposta al comune di Avellino, ma la città era impegnata su altri progetti. Quindi come vede sono stato il primo a cercare di coinvolgere gli altri».

Poi che fine ha fatto il vostro progetto?
«Per una mera formalità la Regione non lo ha approvato. Ma adesso, con i fondi sbloccati per il turismo, rilancio la proposta. Anche De Mita aveva sposato la nostra tesi».

Il vostro progetto non prevedeva la presenza dell’associazione Immaginazione?
«No. Voglio sottolineare che sono stati loro a farci causa paventando un’esclusiva rispetto al marchio e noi ci siamo difesi perchè crediamo che abbiamo pieno titolo e diritto di utilizzare questo nome. Il Laceno d’Oro è nato nel 1958, qui a Bagnoli come manifestazione culturale legata al territorio. Noi abbiamo anche realizzato il Tartufo d’oro e pochi se ne sono accorti ma era una gran bella manifestazione, sul genere che intendo io per il Laceno d’Oro».

Come lo intende lei esattamente?
«Il Laceno d’Oro è legato alla letteratura, e in particolare alla letteratura dell’Alta Irpinia. Credo fosse nato più per questo che come festival cinematografico. Come fatto naturalistico, un racconto della nostra storia. Io immagino una rassegna legata alla sagra della castagna e all’ambiente, una cinematografia che richiama questi luoghi, documentari su Bagnoli e l’Alta Irpinia. Qui facciamo l’acqua ad esempio: un bel documentario sulle grotte dove avviene la formazione delle acque».

E che fine ha fatto il cinema neorealista, l’impegno sociale, la spinta culturale che ha mosso i fondatori di quella rassegna?
«Fu lo stesso Marino a cambiare tutto negli anni 70. Non credo che Tinto Brass sia cinema neorealista. Per amore della verità invito a leggere gli atti del ‘58, le delibere di consiglio comunale con le quali si stanziò il contributo per la rassegna. E’ tutto negli atti».

                                                                                                       

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