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Il poeta Onorio Ruotolo e la “damnatio memoriale” della cultura irpina: una maledizione che si può spezzare

di Maria Varricchio

(Articolo tratto da “Fuori della Rete” 04/2010 – Pubblicato sul sito di “Palazzo Tenta 39″ di
Bagnoli Irpino il 10.04.2010)

Articolo, Il poeta Onorio Ruotolo …, Maria Varricchio, 04.04.201o (in formato PDF)

Sabato 6 febbraio, presso la sala consiliare di Bagnoli Irpino, con il patrocinio dell’assessorato alla cultura del comune , si è svolta la presentazione del primo volume della “Storia della poesia Irpina”, curato dal prof. Paolo Saggese. In tale occasione, ampio risalto è stato dato alla figura e all’opera di Onorio Ruotolo, scultore e poeta di origine bagnolese (almeno per parte materna, il papà era di Cervinara), affermatosi come artista di grande successo a New York tra gli anni venti e cinquanta del secolo scorso. Questo appuntamento culturale è uscito dai canoni della conferenza per soli addetti ai lavori attraverso una “formula” innovativa; l’aspetto qualificante della manifestazione, infatti, è stato il coinvolgimento della scuola, non come spettatrice passiva e marginale, ma come veicolo attivo di cultura e conoscenze non più “estranee”ma interne alla storia di un territorio che è rimasto, per troppo tempo e ingiustamente, ai margini della “grande” storia e dei circuiti culturali nazionali. Alle voci esperte dei relatori e degli studiosi, che hanno tracciato il profilo umano e poetico di questo “figlio dimenticato”, si sono, infatti, alternate le voci più “giovani” degli alunni della scuola media “Michele Lenzi” di Bagnoli Irpino; a loro è stato affidato il compito non facile di trasmettere al composito uditorio le emozioni delle liriche del Ruotolo, un irpino che onorato con la sua vita e la sua opera( sarebbe impossibile scindere i due aspetti) la terra l’origine senza esserne ricambiato. Verrebbe da chiedersi, retoricamente s’intende, quale colpa avrà mai commesso per meritare, come i più spregevoli imperatori romani, l’oblio dei posteri. L’unico “peccato originale” (per rimanere nell’immagine metaforica della colpa) purtroppo, è l’endemica incapacità (non solo irpina, ma nazionale) di preservare e valorizzare patrimoni ideali e materiali, a causa di quell’altrettanto atavica e masochistica vocazione all’autocommiserazione rispetto alle nostre capacità e alla diffidenza (per non dire ostilità) verso chi sa volare alto. Lo stesso Ruotolo una volta disse: “La società tollera qualsiasi cosa, ma non un genio; se non può crocifiggerlo o bruciarlo vivo, lo ingiuria e deride”. Si potrebbe aggiungere: lo dimentica. Anche il non ricordo è una condanna, forse e più delle ingiurie e delle mistificazioni che spesso accompagnano la ricostruzione del passato. Le offese si possono riparare, i vuoti si possono colmare, ma è più difficile far emergere le memorie, più o meno volutamente dimenticate; eppure non c’è niente di più importante che restituire quelle memorie al presente e al futuro, per scongiurare la deriva dell’identità culturale di un territorio come il nostro, già duramente provato, nella “carne” e nello spirito, da un terremoto devastante che non però non può più costituire un alibi alle nostre croniche mancanze. L’ignoranza (nel senso letterale di non conoscenza) è allora il primo male che dobbiamo combattere per restituire fiducia ad una popolazione che deve imparare a guardare attorno a sé piuttosto che altrove, se vuole riprendere in mano non solo il proprio passato, ma il proprio futuro. L’omaggio a Ruotolo è stato realizzato con questo intento; la celebrazione postuma, peraltro doverosa anche se tardiva, sarebbe sterile se non portasse come frutto il ripensamento della nostra storia e cultura.

                                                                                                       

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