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Lettera a una figlia: “Il paese ha bisogno di te”

08.03.2012, Articolo di Mariella Gramaglia (La Stampa)

Ragazza mia, figlia immaginaria, Gesù alla tua età aveva già fatto molto. Anzi, tutto. Perché purtroppo non l’hanno lasciato continuare.

Tu invece pensi di non aver fatto niente. Eppure – non ci crederà la ministra Cancellieri – sei partita per l’Erasmus a Madrid che mi sembrava avessi ancora le spalle troppo piccole per lo zaino che reggevi. Poi Londra per tre anni, felice che lì le biblioteche rimanessero aperte tutta la notte. Al ritorno un lavoro importante a Milano in un’azienda che doveva lanciare il design italiano nel mondo. «Apriremo un negozio a Istanbul e uno a Shanghai» – mi dicevi con gli occhi brillanti. Peccato che l’azienda sia fallita dopo un anno. Allora sei tornata dalla mamma, per sei mesi con il sussidio di disoccupazione. Ma sei una combattente: ora hai un assegno di ricerca in un’università del profondo Nord-Est. Te lo rinnovano ogni sei mesi e noi, a giugno e a dicembre, incrociamo le dita fino ai crampi.

Io alla tua età avevo due figli. Anche a te non dispiacerebbe. Ma niente contratto a tempo indeterminato niente mutuo, niente mutuo niente fine della comune obbligata con le tue sorelle di avventura, niente casa con un po’ di privacy niente bambini.

A Roma la primavera già trionfa e il profumo di mimosa ti assale da ogni giardino. Eppure non ci sono cortei di ragazze ridenti quest’anno, niente balli, niente fiori tra i capelli.

Io credo di sapere perché. Qualcosa ribolle sotto la superficie dell’acqua, qualcosa che non si addice a una festa. Che somiglia a un’attesa, a una speranza contegnosa, ma anche a una rabbia possibile.

A volte osservo – da che è cominciato il tavolo di confronto sul mercato del lavoro ed è tornata in auge un’ombra di unità sindacale la ruvida vitalità di Susanna Camusso in mezzo a un gatto e una volpe dal pelo grigio. Cosa mai potranno dire a tuo nome? Esercitano qualche volta l’immaginazione su di te? A una trasmissione televisiva ho visto una ragazza della tua età guardare come due marziani un dirigente sindacale e un deputato che si azzannavano sull’articolo 18. Ogni tanto lei, con l’aiuto della conduttrice, si faceva largo a fatica e cercava di spiegare che aspirava a molto meno, a un contratto dignitoso, magari – non osava quasi immaginarlo – per due anni. Loro la ascoltavano educati per una manciata di minuti, come due pugili che fanno pausa sul ring, e poi tornavano ad azzannarsi.

Mantengo un po’ di fiducia in questo governo che non strilla e parla calmo, finalmente in italiano. Anche perché non dimentico la tua rabbia quando temevi che rubare i cuori dei potenti fosse l’unico mestiere di sicuro avvenire per una ragazza. E qualcuno ora ti accusa di moralismo.

Però lo devono capire che tu hai fretta. Sono colti quei ministri, sai, sanno un sacco di cose. Sanno che se tu avessi un lavoro serio aumenterebbe il Pil del nostro Paese, che se potessi fare quei due benedetti bambini se ne gioverebbe l’equilibrio demografico, che se ripristinassero una legge contro le dimissioni in bianco ci farebbero vivere in un Paese più civile.

Perché fanno tanta fatica a vederti? Forse perché nessuno si siede per te al tavolo di Palazzo Chigi? E allora fatti sentire ragazza, mi raccomando. In tutte le forme che credi. Ma senza far male a una mosca, per carità. Questo Paese ha bisogno di cure. Anche delle tue.

                                                                                                       

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