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Evitiamo il baratro dell’Università Italiana

di Carmen Gatta

(articolo tratto da “Fuori della Rete” 06/2010 – Pubblicato sul sito di “Palazzo Tenta 39 di Bagnoli Irpino il 17.06.2010)

L’iter normativo che ha interessato e interessa attualmente il sistema universitario mostra, con evidenza, la progressiva riduzione dei finanziamenti agli atenei universitari. Un problema che ha suscitato discussioni e proteste negli ambienti studenteschi e non solo.

L’allarme è lanciato anche dai docenti e soprattutto dai ricercatori. In molte università italiane già è in corso la mobilitazione contro i cosiddetti “tagli”, decisi dal governo, con il decreto che anticipa la manovra finanziaria. Nelle ultime legislature il governo è stato costretto ad intervenire, per fronteggiare la crisi economica che ha interessato molti Stati Europei e non.Ha però, contestualmente, scongiurato la sorte e il progresso della formazione universitaria pensando “bene” di intervenire in questo settore. Questa crisi pregiudicherà l’efficacia  e l’efficienza delle suddette istituzioni. Come può svanire la speranza di milioni di studenti di raggiungere il proprio traguardo , e per altri addirittura sacrificare l’accesso alla formazione universitaria? Il diritto allo studio, consacrato nell’ art. 34 della Costituzione è un diritto fondamentale che non può assolutamente essere derogato. Ebbene le misure legislative che vanno dal 2008 al 2011 non sono certo rispettose del diritto allo studio, in quanto tendono a sottovalutare quest’aspetto essenziale della società italiana. Le università, che secondo le analisi e  le statiche pubblicate, risentono dei  maggior tagli, sono quelle del sud. Le nostre regioni meridionali, ancora una volta,diventano protagoniste di un declino economico oramai noto. Infatti il criterio di distribuzione delle risorse fa riferimento all’andamento gestionale degli atenei. La riforma in corso privilegia, infatti, gli atenei del nord. La sottrazione delle risorse promosse nell’ultima manovra, lede le aspirazioni meritevoli di tutela di tanti studenti e il progresso del Paese. Dobbiamo, altresì, sottolineare che i centri di amministrazione delle istituzioni universitarie sono corresponsabili, in quanto non hanno amministrato in modo funzionale i fondi destinati ad obiettivi di crescita culturale; al miglioramento delle attività scientifiche-sanitarie e di progresso verso il campo giuridico. Finanziamenti che non sono stati efficienti in quanto destinati ad altri “orizzonti”; quindi, obiettivamente, la responsabilità va imputata anche a coloro che collaborano con il mondo universitario. Vari sono gli allarmi lanciati da Rettori delle università, preoccupati di questo declino che non ha risparmiato nemmeno le università più prestigiose e storiche. Le conseguenze? Chi le paga? E’ chiaro, in primis gli studenti, che si sono attivati con diverse manifestazioni contro i suddetti provvedimenti cercando di salvaguardare i loro legittimi interessi. Non dobbiamo dimenticare i docenti, anche loro molto preoccupati. I suddetti, si trovano ad affrontare un problema che tormenta la realtà italiana: la disoccupazione. Nello stesso tempo dovranno gestire maggior lavoro, per lo squilibrio che sorge in base al rapporto tra docenti che andranno in pensione e le nuove assunzioni. Qual è il risultato, strategico, di questi provvedimenti?La risposta è automatica: LA PRIVATIZZAZIONE DEGLI ATENEI, sottoforma di fondazioni di diritto privato. Le conseguenze: pregiudicare le  ambizioni e la aspettative di molti studenti, precludendo loro la crescita, il sapere e conseguentemente, la libertà. La mobilitazione e alle porte e ci si augura un’attenta riflessione da parte delle istituzioni affinché ci sia un ripensamento sulla questione. Non arrestiamo il processo verso  la crescita socio culturale del nostro Paese. Non consentiamo che il nostro “caro” diritto allo studio e il progresso della civiltà , resti lettera morta.

                                                                                                       

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