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Il dilemma del PD e l’attesa di indicazioni del PDL … ad un anno dalle amministrative a Bagnoli qualcosa già si muove!!!

23.06.2012, Articolo di Domenico Nigro ’82 (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2012 – Anno VI, n.2)

Manca un anno alla prossima elezione amministrativa, ed i partiti cominciano a muovere le fila per prepararsi all’appuntamento elettorale. Per ora i movimenti sono sotto traccia, brevi chiacchierate fatte quasi di nascosto, senza far scoprire nulla ai possibili avversari. Il 2013 sembra lontano, parlare di scenari, alleanze o addirittura candidature è ancora prematuro, un anno è un periodo lungo, in politica cambiamenti e retromarce sono all’ordine del giorno, eppure già voci e boutade cominciano a farsi largo tra le “licine” della piazza. Nell’attesa che qualcosa di concreto si muova, può essere utile provare a fare una sintesi delle posizioni in cui si trovano i vari partiti operanti a Bagnoli.

Partendo dalla certezza che Bagnoli è un paese storicamente di sinistra, appare evidente che il primo partito sotto osservazione è sicuramente il PD. Partito di centro – sinistra, la cui condizione è affidata da anni a un gruppo di poche persone, il Partito democratico è indubbiamente alle prese con un dilemma importante circa le alleanze da costruire per le prossime amministrative. Dubbio esistenziale, quasi lapalissiano: ripercorrere la strada vincente del 2008, con una lista aperta a tutte le forze “antidemitiane”, oppure percorrere la strada dell’alleanza con l’UDC (e quindi tornare all’alleanza con De Mita), tornando così alle vecchie liste degli anni precedenti? Sostenitori e parte importante dei dirigenti locali spingono per la prima ipotesi, ma la scelta fatta in paesi come Solofra ed Atripalda (avallata a livello provinciale) di allearsi con l’UDC, rendono corposa  l’idea di vedere anche a Bagnoli l’accoppiata elettorale PD -UDC. Molto dipende dalla scelta dell’attuale Sindaco: una sua ricandidatura porterebbe a ripercorrere la strada del 2008, ma se l’avv. Chieffo dovesse rinunciare alla corsa verso il secondo mandato, ecco che l’alleanza di centro sinistra (benedetta a Nusco e dal PD provinciale) troverebbe terreno fertile su cui svilupparsi.

Il dubbio del PD è per ora il filo conduttore della politica bagnolese; dalla scelta del partito democratico possono nascere una serie di reazioni a catena. I partiti di sinistra (SEL e Rifondazione) non avrebbero difficoltà ad entrare in una lista guidata da Chieffo e a trazione antidemitiana; tuttavia, un accordo PD-UDC  potrebbe cambiare le idee dei partiti post comunisti, spingendoli a provare una sfida in solitario con la presentazione di una lista autonoma.

Sulla sponda destra della politica bagnolese, in attesa di indicazioni transoceaniche tutto tace; la situazione di sfascio in cui versa il PDL fa per ora ritenere che il Popolo della Libertà occuperà nuovamente un ruolo da comprimario, possibile un appoggio ad una lista di centro se le strade tra UDC e PD dovessero non incrociarsi, mentre in caso contrario occorrerà capire quale anima pia proverà a formare una lista per provare a rendere della partita elettorale anche il PDL.

Vi sono poi una serie di partiti alla finestra, esistono a parole ma non hanno né sedi né tantomeno sembrano avere sufficienti uomini per creare liste autonome. FLI, IDV e Nuovo PSI per ora stanno alla finestra: possono essere elementi importanti nello scacchiere politico, potrebbero essere portatori di voti decisivi ed è probabile che sceglieranno il campo in cui schierarsi solo all’ultimo momento, lasciandosi corteggiare dai partiti principali fino al termine ultimo per la presentazione delle liste.

In attesa che la situazione, per ora in lento divenire, cominci a muoversi in maniera più significativa, bisogna tenere in considerazione due  fattori che potrebbero scombussolare i piani dei partiti: innanzitutto bisognerà capire come si distribuiranno i voti che quattro anni fa andarono alla lista capitanata da Nicastro, un capitale di oltre 700 voti che potrebbero essere decisivi per la vittoria e che, per il momento, nessuno sembrerebbe riuscire a controllare (se non in minima parte). Dato invece già certo è che il prossimo consiglio comunale non sarà più di 16 elementi ma di 7 (6 + il sindaco secondo qunto stabilito dal d.l. 138/2011). Meno posti in consiglio e quindi liste meno corpose, ciò comporterà da un lato meno difficoltà a formare le liste, ma dall’altro anche più frammentazioni politiche. Aspiranti candidati delusi e trombati dai partiti potrebbero così facilmente mettersi in proprio, eventuali danneggiamenti verso ex amici o colleghi di partito sono molto più facili. La possibilità di avere un elevato numero di liste è concreta, i vari registi dei partiti avranno un bel da fare per controllare la situazione ed evitare che scontenti e delusi possano trasformarsi in avversari capaci di far perdere voti e determinare esiti elettorali al momento clamorosi e poco probabili. Manca un anno ancora per conoscere la nuova amministrazione, un tempo lungo ma sicuramente ricco di significativi colpi di scena che questo giornale e Palazzo Tenta 39 non mancheranno di raccontare, con trasparenza ed equidistanza.

                                                                                                       

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