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Marchio “Laceno d’Oro”, l’Amministrazione Chieffo non ci sta!

01.08.2012, Il Ciriaco.it, Ottopagine e Il Corriere

Una sentenza del Tribunale di Napoli (ultimo atto, per il momento, di una causa partita nel 2010 ndr.) assegna al Circolo di Cultura Cinematografica ImmaginAzione, presieduto da Antonio Spagnuolo, l’utilizzo esclusivo del marchio Laceno d’Oro. Ma l’amministrazione comunale di Bagnoli Irpino, “capitale” del Laceno, non ci sta, e presenterà ricorso.

Lo ha affermato il sindaco, Aniello Chieffo, in una conferenza stampa convocata questo pomeriggio nella sala principale del Carcere Borbonico: «È assurdo privare un territorio, un comune, che nei primi anni ha finanziato lautamente il premio, del poter inserire la memoria di un evento del genere in un progetto più ampio che intenda rilanciare economicamente il territorio di riferimento. Il Laceno che non può usare il nome “Laceno d’Oro” perché qualcun altro si è arrogato il diritto di volerlo registrare, in nome di cosa?».

Non ha dubbi il primo cittadino bagnolese, non è una battaglia ideologica: «E se lo è non è quello che l’avvocato di chi ha citato in giudizio il comune ha portato avanti come motivazione. Chi ha registrato il Laceno d’Oro vuole accedere a dei finanziamenti regionali, andando contro la sua stessa natura: associazione senza scopo di lucro». Un po’ radicale come posizione, se pensiamo che le associazioni possono tranquillamente accedere a forme di finanziamento per organizzare eventi di rilievo per non rimetterci di tasca propria, e non per guadagnare. «Allora perché non collaborare – incalza Chieffo – perché citare il comune? L’amministrazione ha cominciato a promuovere dei convegni e dei dibattiti sulla storia del Laceno d’Oro, in particolare sulla figura di Pasolini in Irpinia che fu tra i primissimi ospiti, e il circolo ImmaginAzione era stato invitato. Non solo siamo stati snobbati, ma ci hanno anche fatto causa, per tutelare degli interessi. Qui nessuno vuole svalutare il nome del premio, usarlo per creare etichette per tartufi e mozzarelle. Lo si vuole inserire in un progetto di recupero del territorio nella sua totalità, perché diventi un’eccellenza per la Regione com’è Giffoni col suo Film Festival. Ma noi non vogliamo puntare sulla singolarità dell’evento, come nel caso della cittadina in Valle Piana, ma mettere su un circuito che traini l’Alta Irpinia fuori dalla crisi, creando un indotto turistico basato sia sulle eccellenze agroalimentari che su quelle culturali, insomma sul recupero della storia. E non ho la pretesa di farlo da solo, come comune di Bagnoli, sarei presuntuoso. C’è bisogno della Provincia, della Regione, del capoluogo Avellino».

E fino ad ora, Bagnoli dov’era? Da quando nel 1966 il comune decide di non finanziare più il festival, si è andati avanti solo con gli sforzi di Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio, che non di rado ci hanno rimesso di tasca propria, è un’altra osservazione da porre: «Chi ha portato il festival in giro, la dicitura “Laceno” non l’ha mai tolta, forte dell’appeal del territorio, mentre Bagnoli ha una storia politica travagliata e discontinua. Io parlo per me e per ciò che ho in mente: proprio nel periodo in cui ho ripreso il discorso Laceno d’Oro, sempre come recupero di una tradizione e mai come un voler “rubare” il festival, qualcuno ha deciso di diventare proprietario del nome e di bloccare tutto. Ma io non voglio fare profitto personale, rappresento una comunità e nessun cittadino accetterà mai l’imposizione fatta al comune di non poter usare la dicitura “Laceno d’Oro”, se un recupero intelligente può aiutare a risollevare le sorti di famiglie che non arrivano a fine mese, come una progettazione di ampio respiro che acceda ai FAS. Dovremmo collaborare, invece di farci la guerra, e da parte di Bagnoli c’è tutta la volontà di dialogare, dall’altra parte no».

Paolo Speranza, direttore di Quaderni di Cinemasud e tra gli storici organizzatori del premio, presente all’incontro, lancia un’iniziativa: «Invito l’amministrazione di Bagnoli, il vicepresidente della giunta regionale Giuseppe De Mita e il presidente di ImmaginAzione Antonio Spagnuolo allo stesso tavolo, a discutere della cosa. Nell’aria però un’idea c’è già: attuare una moratoria che io so condivisa da Spagnuolo che impedisca a chiunque di utilizzare il “Laceno d’Oro”. Lasciamolo alla storia e andiamo oltre. L’ha detto anche Claudio Gubitosi, patron del GFF, che il problema è il “metallo”.

Non si può affiancare al Laceno un’altra locuzione? Perché insistere?». «Perché no? – replica ancora Chieffo – Perché il Laceno deve perdere la possibilità di far nascere ancora qualcosa di bello dove tutto ebbe inizio grazie alla stessa istituzione che oggi viene trascinata in tribunale? E non lo dico io, ma le delibere, atti pubblici del comune, che stanziarono i fondi quando il Laceno d’Oro vide la luce. È assurdo farne una questione di esclusiva e rischiare che tutto muoia. Giffoni ha tirato su un business dal niente e ci ha messo anni ad adeguare le strutture. Noi abbiamo il Cinema Comunale per le proiezioni, il Convento di San Domenico per l’accoglienza, l’albergo al lago che è pronto a diventare il Caffè degli Artisti, centro di scambio e dibattito. Insieme alla tappa del Giro d’Italia e ad altre iniziative, vogliamo che il Laceno tutto diventi centro d’interesse, un capitolo importante del bilancio regionale, ma non è possibile se non si collabora».

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01.08.2012, Ottopagine (di Rossella Strianese)

Laceno d’Oro, a ImmaginAzione l’uso del marchio
«La sentenza detta le regole, il resto dobbiamo farlo tutti insieme»

La sentenza del Tribunale di Napoli, sezione specializzata in proprietà intellettuale e industriale, è arrivata il 19 luglio, ed è inequivocabile. L’uso del marchio “Laceno d’oro” per rassegne e manifestazioni attinenti la cinematografia è concesso in esclusiva al circolo ImmaginAzione che ne ha comprovato l’utilizzo anche in epoca precedente al 2004, quando un manipolo di appassionati guidati da Antonio?Spagnuolo ha deciso di riprendere il filo di un racconto iniziato mezzo secolo fa da Camillo?Marino, Giacomo D’Onofrio e Pier Paolo Pasolini.

Dopo gli inizi bagnolesi, in una cornice turistico-promozionale che affiancava alla proiezione dei film l’esibizione del cantante di successo, il Laceno d’oro si trasferì ad Avellino, dove visse, nella seconda metà degli anni ’60 e nei primi anni ’70, il suo periodo più florido.

Cosa è stato per l’Irpinia il festival del cinema neorealista lo sappiamo tutti, il peso specifico che questa rassegna ha avuto nelle vite e nella crescita culturale di questa provincia, è innegabile. Ma questo è un patrimonio che non tutti sapevano di avere, un patrimonio che rischiava di andare perduto, ineluttabilmente. Solo quando sono tornati in città nomi come Gillo?Pontecorvo, Ettore Scola, Marco?Bellocchio, Ken Loach o i fratelli Taviani abbiamo riscoperto il valore dell’impegno civile nella settima arte, e con orgoglio abbiamo visto di nuovo, anche solo per un paio di giorni, Avellino al centro della cinematografia nazionale.

La querelle giudiziaria che si è aperta tra il circolo Immaginazione e il comune di Bagnoli nel 2009, quando l’ente altirpino ha inteso utilizzare il nome “Laceno d’oro” per una manifestazione utilizzando lo stesso marchio già registrato dal circolo, resta in fondo una pagina triste di questo percorso. Da Berlino, dove Spagnuolo si trova in vacanza in questi giorni, la notizia non è stata accolta infatti con brindisi e festeggiamenti, sebbene non abbia nascosto una certa soddisfazione. Spagnuolo si è riservato di spiegare pubblicamente, al suo rientro, i dettagli di questa battaglia legale che più volte è scivolata nella polemica, finanche nel grottesco. Ma una cosa ha voluto che fosse chiara fin da subito: «Dietro quel marchio c’è la passione di tante persone, che per anni hanno tentato, anche a proprie spese, di conservare l’attualità della grande lezione di rigore morale, di autonomia e indipendenza dai condizionamenti del potere, che ci è stata trasmessa da Camillo e Giacomo e che noi, semplicemente, abbiamo il desiderio di trasmettere alle nuove generazioni».

Un concetto questo che Nunzio Cignarella, in qualità di esponente delll’associazione, ha voluto rimarcare: «Le sentenze non si commentano, ma bisogna prenderne atto, con responsabilità. Il Tribunale ci ha dato ragione, ma noi non avevamo dubbi a dire il vero, e il giudice ha colto anche il senso della diversa strutturazione che noi avevamo dato al festival rispetto a quello che voleva fare il Comune di Bagnoli. Mi spiace che in tutti gli interventi che ci sono stati da parte del sindaco di Bagnoli si sia parlato sempre del marchio, ma mai un accenno a Camillo Marino né a Giacomo D’Onofrio, nemmeno un accenno alla natura di questa rassegna e al messaggio vero del neorealismo che noi abbiamo voluto raccogliere. La questione va oltre il marchio – aggiunge Cignarella – perché se questo nome deve essere utilizzato per la sagra del tartufo noi non ci stiamo e non ci saremo mai, sarebbe uno schiaffo alla memoria di chi questa rassegna l’ha voluta e l’ha resa celebre. Ora però che la magistratura ha messo in chiaro le regole, è necessario andare avanti. Da quello che leggo mi pare di capire che nel progetto di rilancio avviato dal vice presidente della giunta regionale De Mita, con la collaborazione del Giffoni Film Festival, sia totalmente assente il comune di Avellino. E’ ora che l’ente capoluogo cominci a giocare un ruolo in questa storia, non fosse anche per il solo fatto di aver dato all’ex Gil una destinazione ben precisa, che si lega a doppio filo con il Laceno d’oro e Camillo Marino».

Quanto alla territorialità, invocata dal comune di Bagnoli quale elemento dirimente della questione, Cignarella aggiunge: «Nel mondo ci sono migliaia di bar che si chiamano Bella Napoli, non per questo vanno a chiedere l’autorizzazione al comune di Napoli».

Ed è proprio sul futuro della rassegna e sul potenziale che questo festival porta con sé che Michele Vietri insiste, all’indomani della sentenza. Il filmaker irpino, che fu allievo di Camillo Marino, e tra i fondatori del circolo Immaginazione, insiste sulla necessità del dialogo, «di ricomporre le parti». Perché questa rassegna «è una ricchezza per la provincia intera, fare battaglie tra di noi è stupido. Tante volte sono tornato ad Avellino mettendo a disposizione la mia competenza per un progetto complessivo, che passa attraverso l’eredità immensa di Camillo: dalla cineteca al laboratorio di restauro delle pellicole del sud. Ma ogni volta sono rimsto deluso dall’indolenza delle istituzioni, a partire dal comune di Avellino, che ancora non riesce a recepire il potenziale vero dell’ex Gil. Quella non è una struttura qualunque. E’ il luogo in cui possono sbocciare le speranze di molti giovani. Facciamo in modo che non restino semi avvizziti».

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01.08.2012, Ottopagine

Laceno d’Oro, un percorso comune nel rispetto della verità

(L’intervento di Paolo Speranza, Quaderni di Cinema Sud)

Personalmente (e oggi, alla luce di una sentenza favorevole, posso dirlo senza remore) ho sempre attribuito alla querelle giudiziaria sul “Laceno d’Oro” un’importanza relativa: la verità storica la conosco da anni, la coscienza pulita – per quanto ho fatto per il cinema, per l’Irpinia, per la stessa Bagnoli – ce l’ho da sempre, e non sarà certo un’iniziativa politica o giudiziaria a cancellare i ricordi che mi legano a Camillo Marino e i progetti editoriali che, con mille sacrifici, ho avviato e farò. Nè a farmi cambiare idea sulle ragioni e i meriti del circolo ImmaginAzione.
Per le stesse ragioni provo rispetto per chi la causa l’ha persa: al sindaco di Bagnoli Irpino va riconosciuto almeno un movente comprensibile, legato al suo impegno amministrativo, a differenza di quella pletora di pseudo-intellettuali che sul “Laceno d’Oro” ha osato l’indicibile, col solo obiettivo di conquistarsi visibilità, sfruttando il nome di quello stesso Camillo di cui hanno calpestato senza vergogna la memoria. Come avrebbero reagito, questi eroi, ad una sentenza sfavorevole a ImmaginAzione? Affido la risposta al talento dei tanti cultori irpini del genere fanta-horror…
Il valore della sentenza è a mio avviso soprattutto di natura psicologica e culturale. Non è una pagina storica della giustizia italiana, ma un fondamentale momento di verità e di chiarezza per l’Irpinia, un piccolo argine al fango etico-intellettuale in cui stiamo sprofondando da anni, per effetto di un clientelismo e di una superficialità diffusa che portano a disconoscere i meriti, l’impegno, le storie personali e collettive.
Senza le mie precisazioni alla conferenza stampa di ieri, ad esempio, forse oggi i lettori irpini non avrebbero appreso che Pasolini al Laceno l’ha portato Camillo Marino; che l’idea di “togliere il metallo” al nome “Laceno d’Oro”, espressa ora dal direttore del Festival di Giffoni, Gubitosi, l’ho suggerita al Comune di Bagnoli fin dal 2008; e che ImmaginAzione non è una specie di bocciofila, ma il circolo che da decenni promuove cultura cinematografica ed ha premiato Ken Loach, i Dardenne, Scola, i Taviani e due registi (Bellocchio e Assayas) in concorso quest’anno a Venezia.
Un futuro di sinergia è ancora possibile, ma fondato sulla verità e sul rispetto. Per dare un segnale concreto, come responsabile di “Quaderni di Cinemasud” ho proposto al sindaco di Bagnoli Irpino e al presidente di ImmaginAzione un incontro, anche con altre realtà cinematografiche ed istituzionali, entro Ferragosto. Entrambi si sono dichiarati disponibili, ed è questa una seconda buona notizia. Meglio ancora se la riunione la convocasse un ente sovracomunale, Provincia e/o Regione: Cosimo Sibilia e Giuseppe De Mita sono amministratori giovani, motivati, e hanno l’occasione di dare un input nuovo rispetto ai loro colleghi evergreen, indicando gli attori dello sviluppo possibile non in base alla fedeltà partitica ma alla meritocrazia.
Sarebbe un segnale forte per la cultura, e soprattutto per la credibilità della politica.

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01.08.2012, Ottopagine

Laceno d’oro, punto di ripartenza
Il commento

La logica dello scontro, di cui la sentenza rappresenta il primo step giudiziario, rischia di vedere alla fine sconfitti coloro che oggi appaiono vincitori. Perché il problema principale, a nostro parere, non è chi è il legittimo detentore del marchio ‘Laceno d’Oro’, che il primo grado di giudizio assegna inequivocabilmente a Immaginazione, ma quanto sia funzionale all’ambizioso progetto che il Sindaco di Bagnoli sta portando avanti avendo come punti di riferimento un territorio vasto e competitivo, la Regione, e il sostegno del patron del Giffoni ff.

Chi nel nome di Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio, credendoci e rimettendoci, ha rinverdito nel tempo la memoria di quei due straordinari personaggi e sostenuto un fenomeno culturale di importanza e rilievo nazionale, ha diritto ad essere considerato, a porsi come interlocutore, anche a pretendere un ruolo; ma non può rischiare di essere by-passato nel momento in cui si pone come ostacolo rispetto ad un processo che ha come punto centrale il rilancio dell’Alta Irpinia, il cui sviluppo, in questo senso, è fortemente legato all’altipiano Laceno e agli investimenti imponenti che vi si stanno facendo. L’avvocato Chieffo lo ha detto molto chiaramente; il quadro in cui si sta muovendo è la definizione di un’area geografica omogenea dal punto di vista turistico, il coinvolgimento di un congruo numero di comuni, il sostegno del vice Governatore della Regione Campania, la collaborazione del Giffoni, il recupero di un discorso culturale e di una tradizione di cui il ‘Laceno d’Oro’ può essere un segmento importante, ma non esso esclusivamente il traino, il motore di tutto.
Questo, ottenuto per via legale la consacrazione del proprio diritto, della propria ragione, è il punto a cui Immaginazione deve appigliarsi, vista l’apertura alla collaborazione conclamata. Altrimenti, dovrà perseguire una strada diversa, parallela, ma diversa, legittima però lontana dalla visione del Comune di Bagnoli. La sentenza è il punto di arrivo di uno scontro; può e deve trasformarsi in un punto di ripartenza, in una clima disteso e di collaborazione. Se l’interesse comune coincide con quello dell’Irpinia.
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01.08.2012, Il Corriere

Laceno d’oro, è scontro sull’uso del nome
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E’ scontro tra il sindaco di Bagnoli Irpino, Aniello Chieffo, e il circolo culturale ImmaginAzione. Motivo dell’attrito è il nome “Laceno d’oro”, festival del cinema che riporta alla memoria illustri personaggi irpini come Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio, fondatori, insieme a Pier Paolo Pasolini del premio dedicato al Cinema Neorealista.

I fatti risalgono al 1958 quando Marino presentò Pasolini all’allora sindaco di Bagnoli, Aulisa, dando vita a una comunione di intenti che portò alla nascita di “Laceno d’oro”. Fino al 1964, il comune di Bagnoli, fu la sede del Festival dedicato al cinema, poi, una rottura tra l’Amministrazione bagnolese dell’epoca e gli organizzatori del Laceno d’oro fece migrare l’evento in altri posti.
Nel 2008, il sindaco Chieffo, ha deciso di riportare il festival nella sua terra natia anche per rendere omaggio al cinquantenario della nascita del Laceno d’oro. Un’iniziativa che si è tenuta nel mese di luglio, poi sono iniziati i problemi come ha spiegato il sindaco di Bagnoli in una conferenza stampa nel pomeriggio di ieri.

«Dopo due mesi – denuncia Chieffo – il circolo ImmaginAzione ha pensato bene di registrare il marchio “Laceno d’oro” a nostra insaputa che, intanto, abbiamo continuato ad organizzare eventi sul tema, come uno che ha visto la partecipazione di altri centri irpini come Nusco, Montella, Atripalda e la comunità montana della Terminio-Cervialto».
Il 2010 è l’anno fatidico, come dichiara il sindaco di Bagnoli.
«Con nostro stupore, quell’anno, ci arriva la diffida da parte del circolo ImmaginAzione all’utilizzo del nome “Laceno d’oro” visto che è un marchio di loro proprietà».

Dieci giorni fa, è arrivata la sentenza del Tribunale di Napoli che vieta al Comune di Bagnoli di utilizzare il nome “Laceno d’oro”.
«Fino a questo momento siamo stati in silenzio – dichiara Chieffo – ma non accettiamo la sentenza del Tribunale. Ci opporremo in tutti i modi. Ci sono le delibere di Giunta dal ‘58 in poi in cui si parla espressamente di “Laceno d’oro”, così come c’è quella del 2008, una delibera antecendete alla data in cui loro hanno registrato il marchio».

Il sindaco Chieffo ne fa una questione di identità di tutti i bagnolesi.
«Io come faccio a dire ai miei concittadini che non potranno più usare quel nome? Parliamo di un festival per il quale Bagnoli ha fatto tanti sacrifici. Nel ‘58 quando Aulisa decise di dargli vita eravamo nella fase della ricostruzione post guerra, c’erano pochissimi soldi, ma i bagnolesi fecero molti sacrifici».

C’è anche una questione del rilancio del territorio che spinge Chieffo a insistere per ri-ottenere l’utilizzo della sigla.
«Ci serve per accedere ai fondi Fas – spiega Chieffo – perchè pretendono eventi culturali. Noi non vogliamo fare come molti Comuni che spacciano un concerto per evento culturale. Vogliamo rilanciare il “Laceno d’oro” come evento letterario in senso vasto, non solo cinema, ma anche altre cose, come un convegno che ricordi la figura di Pasolini, fondatore del festival».
Chieffo specifica anche come la cosa dovrà riguardare gli altri Comuni, con un’ipotesi di collaborazione con Giffoni.
«Il Laceno d’oro è un patrimonio della Provincia non solo di Bagnoli. Non a caso, dal 2008, noi non abbiamo mai escluso nessuno dall’evento, ImmaginAzione, invece ha deciso di appropriarsene».

Non sono mancati dei botta e risposta durante la conferenza stampa dove è intervenuto Paolo Speranza, del circolo ImmaginAzione che in qualche modo ha fatto capire che il problema riguarderebbe l’associazione del nome Laceno d’oro con eventi non strettamente collegati al cinema, inoltre il tentativo del sindaco di Bagnoli sarebbe quello di ridimensionare la figura di Camillo Marino quale fondatore del festival.
«Il circolo ImmaginAzione ha degli interessi dietro tutto questo – dichiara Chieffo – e la cosa è chiara dalla documentazione depositata in Tribunale dall’avvocato di ImmaginAzione. Per noi, invece, il Laceno d’oro è un segno del territorio, rappresenta la nostra memoria. Noi vogliamo partire da questo per avviare lo sviluppo di qualcosa di più ampio in senso turistico.
Io vorrei capire come può un circolo culturale pensare a interessi. Chi ha registrato il marchio lo ha fatto probabilmente per ottenere dei finaziamenti e questo è evidente dal fatto che ImmaginAzione abbia chiesto anche un risarcimento danni al comune di Bagnoli per aver usato il marchio, ma il giudice ha rigettato la richiesta. Quindi il circolo ritiene che sono stati lesi i suoi interessi».
Dal canto suo, Paolo Speranza, ha specificato come la registrazione del marchio sia avvenuta per evitare che il Laceno d’oro finisse in mani sbagliate «e non mi riferisco a Chieffo ovviamente», ha precisato Speranza.

                                                                                                       

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